Il caso o piuttosto la contingenza come direbbero i neodarwinisti, o “forse dio o il destino o chissà che” come direbbero gli agnostici citando le parole del Liga, o l’ineluttabile volontà di Dio onnipotente affermerebbero con certezza i convinti credenti, hanno voluto che l’uscita di questo libro avvenga in concomitanza con le nuove polemiche sulla legge Cirinnà che ha recentemente regolarizzato le unioni civili. A detta di alcune associazioni ultracattoliche questa legge aprirebbe le porte alla poligamia (nonché ovviamente, come ripetono incessantemente dall’introduzione dello strumento del divorzio nel codice civile, al crollo della società, delle istituzioni, dell’ordine costituito, del tessuto spazio temporale e quindi al collasso interdimensionale).
Vincenzo Policreti (psicanalista ma anche laureato in giurisprudenza come apprendiamo dalla terza di copertina) con questo romanzo dal titolo chiaro ed esplicito (“D’amore, corna e poligamia”, Dalia edizioni, 159 pagine, 13.00 €, ebook disponibile) affonda la lama dove doveva essere affondata e, lo possiamo dire senza remore, ci voleva proprio.
La trama è simpatica e mette in mostra le abilità e le miserie umane in vari campi, molto interessanti in particolare sono i paragrafi che mettono in mostra il parallelismo tra l’abilità politica e l’arte della seduzione femminile. Si parla di amore certo, ma tra amare una persona e riuscire a conquistarla c’è una bella differenza. Difatti se non vogliamo essere tutti dei Leopardi che “corrono dietro a delle Silvie beffeggianti” (cit. Francesco Guccini – “Un altro giorno è andato”) dobbiamo darci da fare per conquistare la persona amata, e in questo la descrizione dell’abilità della protagonista Francesca a intrappolare il già impegnato Luigi è un colpo di classe.
Ma venendo alla parte più delicata del romanzo, ovvero quella che tratta il tema della poligamia, diciamo subito che quella dell’autore non è ne’ una propaganda della giustezza di questa ne’ una sua legittimazione etica in base a principi diversi della società attuale.
L’autore, che racconta probabilmente di se stesso nelle versi del “dottore” a cui i protagonisti si rivolgono per un consulto, fa semplici considerazioni che cerchiamo di riassumere brevemente sperando di non tradire il suo pensiero. Alcune situazioni semplicemente esistono. Ignorarle non le fa scomparire e bistrattarle apostrofandole come perversioni, depravazioni, malattie non cambia la realtà. Peraltro nelle mura casalinghe gli adulti (consenzienti) sono sempre stati liberi di fare quello che più gli aggrada quando si parla di sessualità e affettività. L’autore ricorda, come esempio, il caso di un uomo che viveva sotto lo stesso tetto con otto donne, ma quando la polizia chiamata dai vicini, probabilmente invidiosi (“si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio” diceva Faber nella sua “Bocca di rosa”), arrivò alla sua abitazione non ha potuto far niente perché le donne erano sotto lo stesso tetto in pieno accordo e in piena capacità di intendere e di volere.
Insomma, sarebbe ben ora che coloro che si sentono padroni delle verità assolute rivelate da qualche dio, interpreti infallibili delle leggi naturali (che non esistono), pubblici persecutori di ogni presunta amoralità, scendano dal piedistallo in cui si sono innalzati da soli e accettino di buon grado che, così come nessuno li obbligherà mai a seguire condotte contrastanti con la loro etica, parimenti è ora di smetterla con la pretesa che gli altri siano obbligati a seguire i loro precetti.
E la legge? Anche qui l’autore ci regala una saggezza niente male, ricordandoci che da sempre (o per lo meno da quando si segue il principio etsi deus non daretur) il compito del legislatore è quello di cercare il minimo male e il massimo bene per tutti i soggetti coinvolti.
Quindi, volendo tirare le somme, la realtà è molto meno complicata di quanto qualcuno voglia farla apparire. Basta ispirarsi ai principi umani del rispetto e della tolleranza e comprendere una volta per tutta che la concessione di diritti è doverosa quando questi non tolgono niente agli altri individui della società.
Davvero complimenti all’autore e speriamo che questo libro smuova le acque di una società fin troppo legata a concezioni arcaiche. Basti pensare che la legge Cirinnà è stata la prima legge laica di questo paese dal 1978.
J. Mnemonic