La nostra amica Silvia che da qualche anno vive a Madrid, non per fuga ma per accontentare il suo spirito nomade come tiene a rivendicare, ha deciso di raccontarci in diretta della sua esperienza. Grazie a lei riusciremo forse a capire meglio questo paese simile e allo stesso tempo radicalmente diverso dall’Italia. Ovviamente non saranno ricette di tapas e di tortillas e neanche descrizioni del localino figo dove sorseggiare il Tio Pepe. Anzi, tutt’altro visto che inizia parlandoci della Huelga Feminista!
Questo primo contributo speriamo che sia solo il primo di tanti che ci manderà. Muchas gracias querida!
HUELGA FEMINISTA
Costruzione di un movimento femminista globale capace di essere inclusivo e di lottare contro ogni forma di violenza, discriminazione e sopruso contro le donne da parte di un patriarcato sempre più potente, trasversale, assassino.
Finalmente è arrivato. Finalmente siamo a Puerta del Sol munite di pentole, coperchi, padelle, scolapasta, colini, pentolini, crepiere, scope, mocho, piumini, spolverini e tutti quegli oggetti simbolo della storica visione patriarcale della donna come regina della casa, detentrice della cura, schiava, subalterna dell’uomo, non solo in famiglia, ma anche nella sfera pubblica, nel mondo del lavoro, nell’ambito dell’educazione.
Siamo al secondo “Paro internacional de las mujeres” (International Women’s Strike -IWS), azione ideata da un gruppo di donne nell’Ottobre del 2016 (evidentemente mese propizio per le rivoluzioni) che, ispirate dall’iniziativa promossa delle donne polacche, hanno indetto il primo sciopero globale femminista in occasione dell’8 Marzo 2017 sotto l’unico lemma “La solidarietà è la nostra arma” .
La motivazione di questo sciopero era, e continua ad essere, la volontà di dar visibilità a tutte le violenze a cui quotidianamente le donne sono sottoposte e che la società, complice di questo stato delle cose, continua a non identificare come tali.
Denunciamo la violenza che subiamo a livello sociale, legislativo, politico, economico, morale e verbale sperimentata da noi donne contemporanee a varie latitudini ogni giorno.
Come si può leggere nel sito http://parodemujeres.com/about-us-acerca-de/, gli avvenimenti degli ultimi tempi mettono in chiaro che le donne sono cittadine coscienti e in allerta che sono pronte a lottare contro l’oppressione istituzionalizzata.
Questo movimento si ispira sia alle donne islandesi, sia alle donne polacche, che attraverso l’arma dello “sciopero” ottennero, in passato, risultati importanti nel riconoscimento dell’uguaglianza tra uomini e donne e in quello dell’autodeterminazione femminile.
UN’ONDATA FEMMINISTA TRAVOLGE IL MONDO (DI NUOVO E PER FORTUNA)
Ripercorriamo velocemente le tappe che la pratica dello sciopero delle donne ha avuto nel corso degli anni.
Nel 1975 le Nazioni Unite dichiararono che il 1975 sarebbe stato l’anno internazionale delle donne.
Quando questo fu annunciato, un gruppo di cinque rappresentanti delle maggiori organizzazioni per i diritti delle donne islandesi, organizzarono una “giornata di sciopero delle donne” per mostrare l’importanza delle stesse all’interno dell’economia, della società e del welfare dell’Islanda.
Più di quarant’anni dopo, precisamente il 3 Ottobre 2016 (continuo a pensare che Ottobre sia un mese di concentrazione di energia rivoluzionaria), in uno scenario sempre più raccapricciante, le donne polacche scesero in piazza e si fermarono di nuovo per un giorno intero per bloccare una proposta di legge oscurantista volta a limitare ancora di più il diritto all’aborto facendo diventare l’interruzione della gravidanza, sia essa volontaria o involontaria, un reato.
Stesso mese, stesso anno, stessa questione: le donne della Corea del Sud organizzarono varie proteste tra cui la “Black Protest” contro l’introduzione di pene più severe per i medici che praticassero l’aborto definito dal Ministro della salute e del Welfare coreano come “una pratica medica immorale”.
E poi la tragica storia di Lucía Pérez, ragazza di 16, drogata, violentata, e impalata nella città argentina Mar de la Plata. Rinfreschiamo la memoria ricordando i punti salienti di questa vicenda: c’era una volta una ragazza di 16 anni libera e autodeterminata e poi c’erano tre uomini figli del patriarcato e del machismo. Dopo aver abusato sessualmente di lei fino a causarne la morte, gli aguzzini di Lucía hanno lavato i suoi abiti, l’hanno rivestita per poi portarla in un centro medico dicendo che era svenuta a causa di un’overdose. Sottolineo violentata e impalata. Ripeto: lavata, vestita, ripulita.
A questo atto criminale le donne argentine hanno risposto con l’organizzazione di scioperi e manifestazioni che le istituzioni nazionali salutarono con una violenta repressione della polizia.
A queste azioni seguirono altre manifestazioni tra le quali le marce indette per il 25 Novembre (Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne) e il 21 Gennaio 2017( Women’s strike a Washington, DC) vedendo il rifiorire di un movimento femminista internazionale, solidale, senza frontiere, inclusivo, antirazzista, anticapitalista, contro la trans-omofobia, contro la contro la colpevolizzazione delle donne vittime di violenza.
Ed eccoci ad oggi, 8 Marzo 2018: secondo sciopero globale delle donne, uno sciopero femminista.
Per il secondo anno consecutivo le donne lavoratrici, cittadine e femministe di tutto il mondo parteciperanno allo sciopero globale femminista in occasione della Giornata internazionale della Donna 2018 (N.B. non festa, occhio, solo in Italia si para di “Festa” della donna) per mettere in evidenza il divario salariale di genere, riconoscere come lavoro la cura e i lavori domestici non remunerati e protestare per l’incremento della violenza e dei femminicidi in tutti i paesi del mondo.
Ieri poco prima della mezzanotte ci siamo ritrovate in vari punti della città tra cui Puerta del Sol per proclamare alla mezzanotte esatta l’inizio dello sciopero delle donne della durata di 24 ore, al grido “Se ci fermiamo noi si ferma il mondo”.
È bene inoltre sapere che da ieri, 7 Marzo 2018, è in corso il primo Incontro Internazionale delle donne in lotta di tutto il mondo nella caracol de “Morelia” nello stato del Chiapas, Messico, annunciato il 29 Dicembre 2017 e indetto dal comitato clandestino rivoluzionario indigeno-comando generale dell’esercito zapatista di liberazione nazionale.
Leggiamo con enorme felicità che “Con la presencia de más de 651 personas registradas, con edades que van de los 5 meses a los 75 años, se estará llevando a cabo el Primer Encuentro Internacional, Político, Artístico, Deportivo y Cultural de Mujeres que Luchan, convocado por mujeres zapatistas, los días 8, 9 y 10 de marzo en el Caracol de “Morelia”, zona Tzotz Choj, Chiapas.”
Adesso torno “a la calle” per la lettura del manifesto dello sciopero femminista alle ore 12.30 che verrà letto pubblicamente in vari punti del territorio spagnolo (sento già gli elicotteri sorvolare il centro della città).
Alle ore 19 concentrazione nella zona di Atocha per dare il via alla grande manifestazione che arriverà a Plaza de España… forse canteremo “Bella Ciao” come ieri a Puerta del Sol.
Silvia Scipioni