Il lungo addio alla democrazia

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Con la votazione sul  rendiconto finanziario che ha raccolto appena 308 voti il governo Berlusconi IV sembra aver tirato le cuoia a meno di improbabili colpi di coda di un caimano mai abbastanza denigrato. Il folkloristico individuo che ha guidato l’Italia con maggioranze (almeno inizialmente) bulgare per otto degli ultimi dieci anni è riuscito nell’ardua impresa di ridurre sul lastrico un paese a dispetto delle previsioni ottimistiche che nel 2000 ci vedevano come uno dei partner più stabili dell’area Euro.
Ovviamente i peones berlusconani, o quel che ne rimane, danno la colpa alla cosiddetta “crisi imprevedibile” che si è abbattuta sul sistema finanziario internazionale dal 2008 in poi. Giustificazione risibile visto che non è in atto un crollo indiscriminato di tutti i paesi ma solo dei cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna), e un motivo ci sarà se nessuno si sente di mettere in discussione l’acronimo nonostante la sua offensività.
Gli scenari all’orizzonte sono cupi, tanto per usare un eufemismo.
Come conseguenza immediata delle dimissioni (annunciate) del caimano ci sarà l’approvazione anche con il voto (o l’astensione) dell’opposizione di un decreto di stabilità che altro non è che macelleria sociale sulle spalle dei soliti noti. Noi.
Fra richieste di facilità di licenziare i lavoratori (come se questo dovesse creare posti di lavoro), di tagli agli statali (quando la Polizia non ha più la benzina per le auto), di andare in pensione solo dopo la morte onde evitare di pesare sulle casse pubbliche nessuno, e sottolineo nessuno, delle forze politiche presenti in parlamento e delle istituzioni del paese ricorda che il nostro paese è costretto a pagare almeno (a seconda delle stime) dieci miliardi di euro l’anno (leggesi 10.000.000.000 euro/anno) per il mantenimento della casta politica e della casta religiosa. Forse prima di chiedere a chi prende i maledetti mille euro al mese di tirare la cinghia si dovrebbe almeno dimezzare il costo di preti e politici.
Ma di questo non si parla, è tabù. È evidentemente considerato normale che uno stato sull’orlo del fallimento sia quello che spenda più di tutti per il mantenimento dei suoi politici.
Del resto è difficile far capire qualcosa a qualcuno quando il suo stipendio dipende dal fatto che non la capisca (U. Sinclair), quindi avanti con la macelleria sociale che è la cosa più facile da fare.
Cosa succederà poi nel futuro a breve termine è difficile dirlo. Un governo tecnico che si prenda la responsabilità di fare altra macelleria sociale sotto la supervisione delle troike europee sarebbe un suicidio politico per tutte le forze che l’appoggiassero. Andare a elezioni anticipate con questa legge elettorale darebbe luogo al solito governo debole ostaggio delle piccole forze alleate e si reggerebbe su equilibrismi che non consentono di fare le riforme necessarie..
Insomma essere pessimisti in questa situazione è fin troppo facile.
Non possiamo neanche sperare in un commissariamento visto quello che sta succedendo in Grecia, da oltre due anni sotto la guida di una troika internazionale, con riduzione della sovranità nazionale (il mancato referendum sull’opportunità di continuare a ricevere “aiuti” europei ne è la prova) e i conti continuano a peggiorare, qualche liberista sa spiegarci perché?

Alessandro Chiometti

9 Novembre 2011   |   articoli, attualità   |   Tags: , , ,