In vista dell’arrivo del papa il 23 marzo i Caballeros templarios, uno dei cartelli criminali messicani emergenti nel traffico di droga, hanno imposto una tregua alle stragi in atto da oltre dieci anni nel paese facendo apparire sui ponti di alcune città striscioni che annunciano: «I cavalieri templari non sono assassini, benvenuto al papa». Non c’è quindi da temere che possano esserci disordini o pericoli per il pontefice, pur in un paese dove negli ultimi quattro anni ci sono stati 30mila morti ammazzati su una popolazione di circa 112milioni di abitanti. Tutto lascia presagire che nei prossimi giorni le armi taceranno e le esecuzioni tra bande e le uccisioni di poliziotti verranno sospese. Chi invece tra i messicani attendeva dalla visita del papa tedesco una qualche parola di incoraggiamento o di speranza per un paese tenuto in ostaggio con la violenza e la corruzione da un’organizzazione criminale, resterà deluso. Non ci sarà alcun monito o invito al pentimento rivolto ai narcos, come quello che venne da Wojtyla a Palermo nel 1993 contro la mafia.
Con un proprio comunicato il segretario di stato cardinal Bertone ha infatti anticipato che il papa nei suoi discorsi ricorderà i temi della famiglia e della sacralità della vita, intesa ovviamente come quella nell’utero materno. Temi molto a cuore alla Chiesa di Roma; a questi stessi temi fece riferimento nel 1979 Madre Teresa di Calcutta mentre riceveva il Nobel, deludendo chi attendeva dalla santa dei poveri un qualche riferimento alla causa delle condizioni dei suoi derelitti.
È difficile pensare che la Chiesa messicana abbia volontà o modo di impegnarsi per la pacificazione del paese. Altri sono i problemi che la angustiano, anzitutto l’ortodossia della fede. Infatti, dopo un periodo di dure persecuzioni anticristiane risalente ai primi decenni del secolo scorso durante il regime anticlericale di Plutarco Calles, ora il Messico è, nominalmente, uno dei paesi con la più alta percentuale di cattolici nell’America latina, circa il 91% della popolazione; malgrado questi dati è molto radicato tra i messicani dei ceti più popolari l’attaccamento e la devozione verso figure miracolose e quasi magiche di santi, veri o di fantasia, che vengono accomunate alla simbologia cristiana in un sincretismo che la Chiesa non riesce a sradicare. Tra queste figure, oltre alla famosa Santa Muerte, raffigurata come uno scheletro vestito di seta e con la falce in mano, probabilmente elaborazione di una divinità di origine precolombiana, è anche in crescita la devozione verso santi popolari, come San Judas Tadeo e soprattutto Jesus Malverde, patrono riconosciuto dei narcotrafficanti come una sorta di Robin Hood dei suoi tempi, el bandido generoso che sottraeva beni ai latifondisti per donarli ai contadini (parrebbe che in una sorta di scambio culturale la sua fama stia giungendo anche presso la nostra ‘ndrangheta, da sempre in affari con i cartelli messicani).
Un brivido potrebbe però comunque correre lungo la schiena del pontefice: la pubblicazione e diffusione in Messico in occasione del suo arrivo di un libro, La voluntad de no saber, contenente documenti inediti sottratti al Vaticano sulla vicenda del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado. Tra gli autori molti sono ex allievi, come Alberto Athiè, e altri, come Josè Barba, vittime delle attenzioni del prete . In base a questi documenti parrebbe che la vera identità di Degollado come morfinomane, pedofilo e abusatore di seminaristi, oltre che legato stabilmente a diverse donne e padre di tre figli due dei quali da lui abusati, fosse stata portata a conoscenza del Vaticano sin dal 1956-58 e negli anni successivi segnalazioni giungessero a più riprese, venendo a conoscenza dello stesso prefetto della congregazione per la dottrina della fede del tempo (ex sant’Uffizio), il cardinale Joseph Ratzinger. Fu però l’ammirazione nutrita negli anni successivi da papa Wojtyla verso la congregazione da lui fondata, fonte di cospicue entrate e di altrettanto preziose consacrazioni di nuovi sacerdoti, che fece calare il silenzio sul carismatico prete. Ma le vittime messicane del fondatore dei Legionari di Cristo hanno in partenza annunciato che non chiederanno alcun incontro con Ratzinger, memori del fatto che la loro vicenda è stata già in passato a lui affidata, restando per anni e fino al 2005 lettera morta.