Premessa. Questo articolo è stato vergato prima della stupefacente ‘primavera araba’, il grande sommovimento a carattere democratico che ha scosso tanti paesi islamici. È mio parere che oggi, a vari mesi da quei fatti, considerando i segnali contraddittori e inquietanti che ci giungono da alcuni di quei paesi, esso articolo sia vieppiù attuale. Buona lettura.
Ha perfettamente ragione lo scrittore egiziano Alaa Al-Aswany quando lamenta il fatto che l’occidente è prevenuto nei confronti del mondo arabo e musulmano al punto che se un comportamento particolare, quando non deprecabile, è tenuto da due persone, ciascuna rappresentante dei due diversi ‘mondi’, il giudizio sul ‘reo’ occidentale è immancabilmente più blando e comprensivo . Cita alcuni esempi il più divertente dei quali riguarda lo statunitense Denny Pattyn, sacerdote. Pattyn è un fiero sostenitore dell’astensione dal sesso prematrimoniale. Il suo successo negli USA è enorme, punta a due milioni di adepti e beneficia di finanziamento governativo. Suoi seguaci lo hanno difeso su una TV francese, e sono stati trattati con garbo e rispetto. “Le idee di Pattyn sulla castità sono perfettamente in linea con la cultura arabo-musulmana” chiarisce Al-Aswany, ma un musulmano che dicesse le stesse cose, dovrebbe “affrontare, giustamente, una raffica di accuse di arretratezza, barbarie e disprezzo nei confronti delle donne”. Eh, sì, caro prof., il pregiudizio imperversa ed io, come cittadino italiano, so bene cosa significhi essere additato per luoghi comuni (“taliano.. mafia, macaroni, ammore, vafangulo”, a cui in tempi più recenti si è aggiunto “Berlusconi”; il tutto seguito da un grasso “ah, ah, ah!”) e le sono solidalmente vicino. Detto questo, il prof. ammette che a dare una “ingiusta ed errata” visione dell’islam è gran parte degli stessi arabo-musulmani (per inciso: oggi solo meno del 20% dei musulmani è cittadino di paesi arabi), la quale accetta e pratica l’interpretazione wahhabi di questa dottrina (Bin Laden, Al Zawahiri..), e questo impedisce agli occidentali di accorgersi che il suo vero messaggio “è la libertà, la giustizia e l’eguaglianza, e che è garantita la libertà di credo” e, pare, pure quella di non-credo, almeno così dice. Che il niqab (il velo integrale per le donne, appena più sopportabile del famigerato burqa) deriva da un’usanza tribale che nulla ha a che fare con l’islam. Esiste una sola soluzione, egli conclude, per evitare ogni fraintendimento, e questa è la democrazia. Opinone condivisa anche da un altro grande scrittore di area islamica, il marocchino Tahar Ben Jelloun, che leggo spesso, con piacere e profitto, sul settimanale a cui sono abbonato. Benissimo!! Questa non può essere che musica per le orecchie, mie e di qualunque altro membro della ns. Associazione. Certo, gradiremmo un approfondimento ed una maggior profusione di dettagli su questo argomento; di enorme portata. Mi permetto anzi di invitare i gentili dottori succitati nella nostra modesta ma dignitosa sede con l’augurio che possano fugare tutti i nostri dubbi. Perché, purtoppo, ce ne sono. Oltre al fatto che sono autorevolmente informato in diverso modo, Al-Aswani afferma-ma non se n’è accorto?-che la giustamente condannabile proibizione del sesso prematrimoniale, segno di arretratezza, barbarie e odio per le donne è “perfettamente in linea” con la cultura arabo-musulmana. Wahhabismo o meno, si presume. E il niqab. La sua effettiva diffusione prova solo il fatto che l’islam, esattamente come il cristianesimo, ha svolto una pessima azione pedagogica sulle popolazioni ad esso sottoposte. Sono dovuti scendere a compromesso con quanto c’era prima ed hanno saputo raccogliere ed accogliere ogni genere di schifezza umana (affinità elettiva?), purchè utile al fine di accozzare greggi. E fa la sua parte anche Ben Jelloun, quando interpreta la parola ‘islam’-cioè: ‘sottomissione’(v.titolo dell’articolo). Alcuni preferiscono ‘accettazione’, ma la sostanza non cambia-con ‘sottomissione alla libertà’. Interpretazione che suona proprio forzata, oltre che contraddittoria nei termini. Questo fa pensare che la democrazia, da sola, non sia sufficiente, se non preceduta, in ambito islamico, da una vera ‘rivoluzione culturale’. Azzardo: che il vero problema dell’islam sia di essere.. una religione?! Anche questo vorrei chieder loro. Ma da opinionista (sia pur in sedicimillesimo) devo continuare la ricerca e non crogiolarmi in attesa di un incontro che quasi certamente non avverrà mai. È necessario perciò operare ‘in corpore vivi’, cioè andare ad analizzare il contenuto normativo del fondamentale testo islamico: il Corano. Ed in fondo lo faccio volentieri, poiché se da un lato, da aspirante cialtrone*, mi occupo dell’islam solo perché costretto, e la figura di Maometto mi è sostanzialmente indifferente, dall’altro, come storico partigiano dell’umanesimo laico, non posso non avere costantemente davanti agli occhi la frase del commediografo latino Terenzio, che fra l’altro era una delle massime predilette da Karl Marx: “nihil humani a me alienum puto” (“niente di ciò che è umano mi è estraneo”). Per fortuna ho a disposizione , scaricate da tempo su un floppy, le prime 34 surat (capitoli. Su un totale di 114) del Corano, nella traduzione curata da Hamza Piccardo. Beh, le ho lette (e, ovviamente, rilette) e devo dire che è stata una delle esperienze più rattristanti della mia vita. C’è da lasciarsi morire per lo sconforto. Forse è per questo che la fede dei musulmani è così particolarmente granitica. Per andare in giro con tal roba, ce ne vuole una a prova di bomba acca. Per fortuna il mondo islamico può vantare anche, ad es., le “Storie delle mille e una notte”(oggi pesantemente censurate nell’islam), i filosofi Ibn Sīnā (Avicenna), Ibn Rushd (Averroè: impossibile conciliare fede e ragione), lo scienziato Alhazen, il matematico e poeta Omar Khayyam. Tutta robetta laica! Ma non divaghiamo. Il contenuto normativo del Corano. Ecco: quello che ho potuto ricavare dalla lettura mi sembra dannatamente in linea con quanto trovato sul trattato ‘Sistemi giuridici comparati’, dei prof.ri Antonio Gambaro e Rodolfo Sacco. Testo universitario. Cito i capi principali. “La comunità islamica è destinata ad assumere un ruolo ordinante sul mondo. La religione non prevede il ricorso alla violenza.. ma un’azione armata è prevista.. per impiantare, radicare e difendere l’ordine islamico (come dire: niete violenza, però.. sì! ndr.). Trattasi di una particolare applicazione del ğihād, o guerra santa.. È indubitato che si ricorre ad essa solo se il nemico, malauguratamente, si rifiuta di abbracciare spontaneamente l’islam, e di sottomettersi al potere islamico. La possibilità di tregua è prevista allorchè il nemico sia più forte dei combattenti musulmani (ah, ecco! “la prudenzia non è mai troppo!” diceva Totò ndr.). .. Il combattimento deve essere intrapreso prima di mezzogiorno (mi pare giusto.. ndr.). .. La dottrina delle persone è imperniata su una triplice contrapposizione: fra il musulmano e il non m., fra il libero e lo schiavo, fra l’uomo e la donna. .. La pienezza dei diritti politici compete solo al musulmano. Fra i non m. bisogna distinguere tra gli adoratori del Vero Dio dagli idolatri o politeisti o atei. Sono a.d.V.D. .. gli ebrei e i cristiani.. e secondo una valutazione.. gli zoroastriani e gli indù. Chi è a.d.V.D. è ammesso a garantirsi la protezione (dhimma) da parte dei musulmani pagando una particolare imposta. .. non si consente al cristiano o all’ebreo di sposare una musulmana, mentre il musulmano può sposare la cristiana o l’ebrea. Il politeista, l’idolatra e il non credente non hanno tutela giuridica , sono esposti alla guerra santa ed in tale sede sono destinati alla morte o alla schiavitù”. Perbacco, se l’inizio è sconcertante, la fine è un bijoux. Dunque, quando ğihād imperverserà, a noi senzaddio (el kāfirina. Singolare: kāfir)** non sarà concesso nemmeno di pagare il pizzo, e le uniche due prospettive che ci si pareranno innanzi saranno la morte o la schiavitù. Morte. Spero non tramite lettura forzata del Corano. Qualsiasi altra procedura sarebbe preferibile. Così si lamentava, tempo fa, Michele Serra: “Spiazzati, anzi, sfrattati dal rinvigorire furibondo delle fedi religiose, noi senzadio siamo al margine di ogni discorso. .. Non mi sento previsto, anzi, non sono previsto. Nelle discussioni delle scuole coraniche, se ebrei e cristiani debbano restare al mondo oppure sprofondare, non sono previsto” (‘La sfida tra religioni che esclude i laici’). Beh, invece, caro Michele, posso dirti che c’è, chi pensa a noi. C’è!.. Si aggiunga però che io sono un esegeta coranico improvvisato e che i prof.ri Gambaro e Sacco possono essere stati impressionati dalla dottrina wahhabi. Rinnovo pertanto l’invito ai dottori Al-Aswani e Ben Jelloun. Per qualsiasi cosa, noi siamo qui. Ah, beh! Tranne che per morte e schiavitù. Ovviamente.
Alessandro Petrucci
* un impeto di italianità m’ha convinto ad allinearmi alla media nazionale. Voterò anche Berlusconi? Beh, quello nemmeno se.. c’è un limite a tutto!! C’è qualche cialtrone anche a sinistra. **più esattamente: miscredente/i