Sembra evidente ai più che Benedetto XVI abbia fatto proprio il motto: “Lode e gloria ai giovani nella società e nella Chiesa, si faccia loro largo”.
Così: “Sono tre cardinali, hanno più di ottant’anni, sono arzilli ma riservati, conoscono bene la Roma curiale, e si chiamano Julián Herranz, (il quale è stato designato a presiederla; NdA), Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi.
È a loro che Benedetto XVI ha affidato il compito di venire a capo della fuga di documenti riservati che ha colpito il Vaticano negli ultimi mesi .
… La commissione ha comunque una missione e uno spazio di manovra più ampio rispetto alla magistratura vaticana.
Ed è composta da tre cardinali perché così ha la libertà di poter interrogare, eventualmente, anche i loro pari” [1].
Il Cardinale Herranz, è noto da tempo per la Sua proverbiale riservatezza; tuttavia, ha scritto:
“ … alcuni anni fa, un libro di memorie che, pur non violando alcun segreto, offre numerose informazioni inedite e curiose.
Si tratta del volume “Nei dintorni di Gerico”, di 480 pagine, stampato dalle edizioni Ares, dell’area dell’Opus Dei, nel gennaio del 2006 … ” [2].
La breve biografia di Herranz è senz’altro interessante e di tutto rispetto:
“ … Herranz fa parte dell’Opus Dei dal 1949 … .
Ordinato sacerdote nel 1955 … dal 1960 risiede a Roma, dove è vissuto per 22 anni a fianco del fondatore Josemaria Escrivá, canonizzato il 6 ottobre 2002, e per 27 anni al servizio di papa Wojtyla” [3].
2) Il libro, che è senz’altro una chicca per gli appassionati del genere, presenta, tuttavia, qualche elemento d’interesse pure per i profani:
“Riguardo la fuga di documenti riservati Herranz mostra nel suo libro che “Vatileaks” non è una novità nelle cronache romane, anche se non nelle dimensioni massicce registrate ora.
Alle pagine 300-301 racconta come nell’estate del 1979 “il materiale informativo sulla trasformazione dell’Opus Dei in prelatura personale e la lettera che lo completava”, inviati dall’Opus al cardinale Sebastiano Baggio “e oggetti di studio riservato nella Santa sede, erano stati inviati da qualcuno – persona o istituzione – a vescovi e alla stampa di diversi paesi del mondo, presentandoli in modo parziale e tendenzioso” [4].
Il commento del Cardinale a questo grave affronto subito dall’Opera di Dio è in quello stile perfetto ed ecumenico, elaborato dal Fondatore Josemaria Escrivá de Balaguer, che ai profani potrebbe persino sembrare un monumento all’ipocrisia:
“ In queste pagine di ricordi non voglio fornire alcun altro dato su questo punto, seguendo i consigli che ci diede il Padre [Escrivá, ndr] in una ‘tertulia’, il 14 giugno 1972”.
E cioè:
“Fin da principio, nei primi anni, ho preso le opportune misure perché nessuno serbasse rancore o guardasse con poca simpatia certe entità che, in modo organizzato, ci hanno fatto soffrire molto, in silenzio.
Nell’Opus Dei ci sforziamo di non mancare di carità con nessuno.
Ho sempre pregato il Signore, con tutte le fibre della mia anima, usando una frase dura: di non essere il boia di nessuna persona, di nessuna iniziativa che si muove o nasce per servire Dio.
Sappiamo scusare. Perdonare.
Siamo una affermazione: ciò che è negativo non ci piace” [5].
“Confessiamo” che, leggendo questa “tertulia”, che non è una quisquilia, abbiamo provato il desiderio di entrare nell’Opus Dei ; la consapevolezza, però, della nostra profonda ed ineliminabile indegnità ci ha dissuaso.
Amen.
Valerio Bruschini – La terra di nessuno
NOTE
[1] Magister Sandro, “Diario Vaticano / Herranz, un inquisitore di provata esperienza”.
Salvo diversa indicazione, pure le altre note rimandano a brani del suddetto articolo.