Il 26 maggio a Bologna si terrà un referendum locale e consultivo sui finanziamenti comunali agli istituti privati paritari federati alla Fism, l’associazione di categoria che raggruppa le scuole materne cattoliche. Tali finanziamenti furono inaugurati nel 1995 dalla giunta del sindaco Vitali, prima amministrazione felsinea del compromesso storico con gli eredi della Democrazia cristiana. Nel 1995 le scuole materne pubbliche, statali e comunali, soddisfacevano appieno la richiesta di scuola pubblica e, nonostante ciò, s’inventò una “urgenza di offrire altri posti”, appoggiandosi alle scuole private.
Nel 1995 non tutte le scuole private presenti nel Comune di Bologna erano riconducibili alla Chiesa cattolica. A seguito di una convenzione capestro, che prevedeva l’erogazione dei fondi solo alle scuole federate alla Fism, la potenza della federazione cattolicista fu incrementata grazie all’aiuto delle istituzioni locali. Nel 2013, dopo quasi venti anni da quella prima convenzione, delle 27 scuole private presenti a Bologna, 25 sono cattoliche. Come dire: non solo l’Amministrazione ha spinto una percentuale di famiglie a iscrivere i propri figli alle scuole cattoliche, ma anche fatto sì, elargendo fondi solo a loro, che altre scuole private di diversa impostazione educativa si “convertissero”. Un doppio capolavoro. Bravi, clap clap, bis.
Nel 2013 a Bologna le scuole pubbliche non riescono più a soddisfare le richieste di iscrizione: i posti a disposizione sono meno del numero di bambini le cui famiglie vorrebbero fossero iscritti alla scuola di tutti, laica, gratuita, aperta. 423 bambini, 800 genitori, 400 famiglie, si sono visti rifiutare l’iscrizione alle materne pubbliche. Nonostante la curva demografica fosse stata evidenziata con largo anticipo dai servizi comunali, l’Amministrazione non ha ritenuto importante evitare la lesione di un diritto garantito e protetto dalla Costituzione agli articoli 33 e 34: il diritto alla scuola pubblica. Ha persino sostenuto che qualora questi bambini vogliano «andare a scuola, possono iscriversi alle private». Scrosci di applausi, standing ovation.
Nel 2013, che le convenzioni esistono ancora e che l’emergenza evocata nel 1995 s’è effettivamente presentata, il sistema integrato pubblico-privato ha mostrato di non essere in grado di rispondere alle necessità dell’istruzione. Nonostante il suo conclamato fallimento (sono i dati a parlare), nonostante le famiglie siano sottoposte a “contributi volontari obbligatori” per pagare la carta igienica e i gessetti che mancano nelle aule pubbliche, nonostante quel milione e centomila euro che il Comune elargisce alle private potrebbe servire per aprire le dieci nuove sezioni di scuola pubblica che abbisognano, il Partito democratico continua a sostenere con protervia la bontà dei finanziamenti alla Fism.
Il segretario del Pd, il sindaco Merola, la responsabile scuola del partito Puglisi, sono schierati come “un sol uomo” a favore dei finanziamenti alle private. E non basta: sono partiti numerosi tentativi di delegittimazione della consultazione. Il Pd è terrorizzato dall’esito del referendum, così il segretario Donini ha dichiarato che il quesito è solo «un sondaggio del cuore», mentre il primo cittadino ha dichiarato che lui «ha un mandato» da rispettare e che, a prescindere dal referendum, continuerà tutto come prima. L’Amministrazione ha prima negato l’accorpamento con le elezioni politiche, coincidenza che avrebbe permesso il risparmio di soldi dello Stato, poi ha negato che la consultazione possa tenersi in più giorni, a differenza dell’ultimo referendum che si tenne in città, poi ha deciso che aprirà solo 200 seggi, lasciando scoperte intere zone urbane. Palesi operazioni di boicottaggio, che fanno pensare con amarezza che chi vorrebbe rendere onore alla democrazia, indossandola fin dal nome, è poi, alla prova dei fatti, il primo a offenderla. Avanti così, forza ragazzi.
A condurre la sfida è un comitato referendario povero di mezzi economici – sebbene ricco di diverse realtà sociali e di creatività. Dall’altra parte, un fronte composto da Pd, Pdl, Lega Nord, Udc, Curia, che dispone di potenti mezzi e diffuse clientele. E’ evidente che la battaglia si combatterà anche sul numero dei votanti e che la consultazione bolognese ha un valore che travalica lo stretto ambito locale. Si tratta di decidere se le Istituzioni, nei loro diversi livelli, invertiranno la rotta e riprenderanno a investire nella scuola pubblica o se, invece, proseguiranno nel disimpegno e con la sussidiarietà filo-clericale. In questa situazione, l’aiuto e il sostegno di tutta l’Italia laica e dell’associazionismo è fondamentale. Chi alza la mano?
Maurizio Cecconi – Cronache Laiche