E’ destino dei cattolici del dissenso muoversi lungo l’incerta linea di confine che separa l’eresia dalla complicità finendo per essere, volta a volta, spine nel fianco della Chiesa, di cui denunciano le vergogne, o foglie di fico che le coprono, restituendo all’istituzione un credito immeritato.
Si potrebbe anche dire che molti di loro si muovono lungo tale linea fino a essere alternativamente l’una cosa e l’altra, in una costante ambiguità, e fungendo in ultima analisi da copertura di sinistra per l’istituzione, che li emargina e li usa in base al tornaconto del momento. Così la Chiesa fece con i cattolici liberali del risorgimento o con i cattolici democratici sotto il fascismo e così continua a fare oggi con i molti cattolici pacifisti, antirazzisti, impegnati contro la mafia o contro Berlusconi, che a queste lodevoli iniziative abbinano un deplorevole silenzio se non un’aperta condivisione (cito per tutti Pax Christi o Famiglia cristiana) quando si parla di «valori non negoziabili».
Non mancano tuttavia alcuni cattolici (pochi ma buoni), che sono prevalentemente scomode spine nel fianco per la franchezza con cui sbugiardano e criticano la Chiesa proprio sui famigerati «valori non negoziabili». Si tratta di laici o preti cattolici che si battono al fianco dei “laicisti” per le coppie di fatto, contro l’omofobia, per l’eutanasia, per il diritto d’aborto e contro l’ora di religione o contro l’esposizione del crocifisso negli spazi pubblici. Cattolici come Enzo Mazzi, il parroco dell’Isolotto, non per caso colpito dalle censure ecclesiastiche in vita e ignorato in morte, o come don Andrea Gallo, il cui funerale è stato salutato dai pugni chiusi, al canto di «Bella ciao». Rispetto a Mazzi, però, Gallo aveva un di più di risonanza mediatica che ha reso impossibile alla Chiesa ignorarne la morte e ha consigliato al generale Angelo Bagnasco di celebrarne i funerali, anche a costo di sfidare quel dissenso cattolico che si era raccolto intorno al «don».
Così al pacifista Gallo è toccato di essere benedetto, insieme alla bandiera arcobaleno, dallo stesso aspersorio che il general Bagnasco adopera per benedire le truppe – con i fedeli che zittiscono l’ipocrita omelia cardinalizia, ma subito dopo se ne scusano, ristabilendo l’autorità del vescovo. Si tratta di un’ambiguità inevitabile se, come ha detto Luigi Ciotti, «Andrea era per la Chiesa che non dimentica la dottrina, ma che non permette diventi più importante dell’attenzione agli ultimi». Il guaio, infatti, è proprio la dottrina. Quella insensata in materia sessuale (che Gallo almeno, ma non Ciotti o Zanotelli, pubblicamente irrideva). Quella del peccato originale, messo in conto a un’umanità incolpevole da un dio capriccioso e ingiusto. Quella dell’infallibilità di papi e concili, cento volte smentita dalla storia. Quella della giustizia che il Gesù dei Vangeli, nonostante le leggende sul Gesù socialista, rimanda – per tranquillità dei ricchi epuloni – all’altra vita.
Se non si dimentica questa dottrina, e non si rompe con essa, nessuna attenzione agli ultimi potrà bastare. E ai cattolici del dissenso non basterà neppure essere spine nel fianco da vivi per avere la sicurezza di non diventare foglie di fico da morti.
Walter Peruzzi