Barry Levinson è un regista americano che ha alle spalle alcuni ottimi titoli (Good Morning Vietnam, Rain Man, You don’t know Jack, Piramide di paura) e altri che non siamo riusciti ad apprezzare fino in fondo o che ci hanno lasciato un senso di incompiuto (Sleepers, Il Migliore).
Per qualche oscura ragione ha deciso di mettere nel suo curriculum la realizzazione di un mockumentary girato con telecamere non professionali nello stile dei giovani registi hollywoodiani che tentano il colpo grosso spendendo praticamente nulla e magari incassando milioni di dollari grazie o al passaparola o ad una major che decide di distribuire il film come se fosse un blockbuster.
Lo abbiamo visto accadere per Blair witch project, Paranormal activity, Rec, L’ultimo esorcismo solo per citare i più famosi.
Che un regista di buona fama decida di mettersi a giocare con le steady cam invece non è cosa molto usuale anche se non completamente nuova.
The bay è un film non certo originale in quanto a trama: l’inquinamento antropico delle acque di una baia genera una specie molto aggressiva di parassita che una volta entrato nel corpo (umano o animale) lo divora senza pietà dall’interno.
In quanto a contenuti lascia molto a desiderare, insomma… il solito complotto che impedisce ai giornalisti di riportare le notizie su quanto sta avvenendo nella cittadina di provincia per non diffondere il panico.
Gli attori, praticamente tutti sconosciuti, sembrano non brillare particolarmente per la recitazione o l’originalità espressiva.
A tutto questo si aggiungono delle castronerie scientifico-mediche che se fosse l’opera prima di un diciottenne preso dall’entusiasmo non staremmo neanche a sottolineare ma considerando la fama di Barry Levinson ci piacerebbe sapere com’è che nessuno gli ha detto che: a) difficilmente l’inquinamento tossico può generare mutazioni positive che favoriscono lo sviluppo fisico incontrollato di una specie; b) il parassita in genere non uccide mai il suo ospite e certamente non in poche ore in quanto questo causerebbe la morte del parassita stesso; c) le larve dei parassiti non penetrano nel corpo umano per contatto epidermico ma solo per ingestione… e ci fermiamo qui per carità di patria.
Insomma, impossibile non stroncare il film di cui possiamo salvare solo un discreto ritmo e delle buone sequenze in cui lo spettatore si angoscia nonostante i presupposti banali e desolanti del film.
Intendiamoci, qualcuno potrebbe obiettare che esaminando razionalmente i fatti nessun film dell’orrore o di fantascienza si può salvare. Errore! Qui non stiamo parlando delle assunzioni cinematografiche che in quanto tali sono indiscutibili, ma dei fatti che il regista vuole presentare. Ad esempio si può tranquillamente dare per assunto che nel cinema esistano i viaggi nel tempo (ad es. L’esercito delle 12 scimmie), ma non che il regista trascuri le conseguenze di questi facendo strage delle leggi spazio-temporali (ad es. Looper). Quindi ritornando a The bay, possiamo accettare che l’inquinamento generi mostri (oltre che essere generato da mostri) non che questi poi vadano contro le leggi della fisica (la penetrazione per via epidermica delle loro larve).
La differenza tra fare un film dell’orrore o un orrore di film sta tutta qui.
J. Mnemonic