Caro papa Francesco,
Ti scrivo alla fine di questo mese di agosto 2013.
Forse avrà poca importanza, ma abbiamo in comune qualcosa: il nome ! … Anche io mi chiamo Francesco ! … (per la verità mi chiamo Francesco Saverio … come il famoso Francesco Saverio appartenente al tuo stesso ordine e sepolto a Goa in India).
Sono un cittadino italiano ed anche romano (uno dei tanti) che risiedono nel nostro paese e che vengono tutti i giorni presi dall’attenzione sollevata dai media per le tue gesta.
Sono un cittadino italiano (uno dei pochi) che fanno attivismo per le associazioni cosiddette “laiciste”: ossia quelle per cui non è diritto di nessuno imporre agli altri la propria visione del mondo e per le quali il governo di qualsiasi paese dovrebbe essere separato dalle concezioni religiose di ciascuno.
E’ tanto che avrei voluto scriverti perché sicuramente le tue azioni hanno dato da pensare a molti ed hanno fatto in modo che la tua persona si distinguesse in modo netto dalle gesta del tuo predecessore.
Ragione di questa lettera è una tua recente dichiarazione sulla “questione egiziana” in merito alla quale i cristiani ed i musulmani per le nuove generazioni dovrebbero essere educati al rispetto reciproco.
Pur trovandomi d’accordo con una simile affermazione, sono dell’opinione che questo rispetto reciproco non dovrebbe essere auspicato solo per i cristiani e per i musulmani; ma per tutte le concezioni del mondo (includendo tra queste anche coloro che non hanno una religione).
A questo punto però viene lecito chiedersi su quali basi si dovrebbe costruire questo rispetto reciproco.
E’ difficile poter pensare ad una convenzione basata su precetti religiosi in quanto agli osservatori meno attenti potrebbe apparire che una qualsiasi forma di etica orientata in tal senso possa costituire (da sola) un elemento imprescindibile per la convivenza di tutte le genti che popolano questo pianeta senza considerare che chi ha una concezione diversa del mondo potrebbe non riconoscerla come propria.
Del resto non si può neanche chiedere a chi ha una propria concezione del mondo (individuale o collettiva che sia) di rinunciarvi o di subordinare la propria esistenza a precetti che sono proposti da visioni diverse dalla sua.
A questo punto mi chiedo se una convenzione come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (per quanto possa apparire imperfetta e non ispirata dal divino) non possa costituire una base comune su cui costruire questo “rispetto reciproco” che tu stai auspicando.
C’è un problema però: il paese di cui tu sei capo di stato (il Vaticano) non ha mai sottoscritto quel documento pur avendone invocato il rispetto a più riprese negli ultimi decenni (non sono mancati casi in cui la chiesa ha più volte invocato per se stessa il rispetto dei diritti umani per poi negare quegli stessi diritti, in nome del proprio diritto canonico, a chi non era affiliato alla sua dottrina), mentre l’islam ha tentato in diverse occasioni di riadattare la Dichiarazione Universale ai dettami della propria concezione del mondo (il che equivarrebbe a subordinare il rispetto dei diritti umani a precetti religiosi di un unico credo: in quel caso il credo musulmano).
I due casi appena menzionati non sono isolati: infatti altre religioni hanno tentato di escogitare provvedimenti equipollenti finalizzati a subordinare i diritti umani al proprio credo ma non certo finalizzati al raggiungimento di una convenzione condivisa da tutti e soprattutto che ponesse tutti sullo stesso piano senza imporre dettami di carattere religioso oltre quelle che potevano essere le convinzioni strettamente individuali.
Nel passato recente ci sono tuttavia stati rappresentanti di altre religioni (e anche di non credenti) che hanno più volte riproposto questo tema e che si sono manifestati disponibili a riconoscere e soprattutto a sottoscrivere quella convenzione proposta dall’ONU “senza se e senza ma”: ossia senza pretendere che i governi di qualsiasi paese varassero leggi contro o a favore di una data concezione religiosa e senza pensare che il rispetto della libertà di ciascun individuo potesse rappresentare una limitazione alla libertà di qualsiasi religione organizzata e che soprattutto la libertà di ciascuna religione organizzata non possa andare a violare direttamente o indirettamente i diritti fondamentali di chiunque non la riconosca come propria.
Così come hanno fatto quelle stesse concezioni del mondo, mi chiedo se tu ed i rappresentanti dell’islam verso cui stai gettando questo “ponte diplomatico” siate pronti a fare lo stesso nel nome del “rispetto reciproco” che stai auspicando o se invece quel “rispetto reciproco” è solo richiesto da te nel nome di una “intesa tra religioni di radice abramitica” per ragioni natura diversa dalle necessità che sto evidenziando.
Non mi aspetto una risposta diretta da te, sia perché immagino che avrai altre cose ben più importanti da fare, sia perché non posso immaginare quanto una persona nella tua posizione possa aver piacere, interesse e/o convenienza di comunicare con un “non credente” come me, ma so di parlare con l’esponente di una delle correnti della chiesa cattolica più famose per la preparazione, per la cultura e per l’apertura mentale dei suoi aderenti.
Pertanto, semmai questa lettera dovesse arrivare a te, non mi aspetterò necessariamente un riscontro diretto, anche se reputo più probabile di vedere riproposte queste tematiche in alcune tue affermazioni pubbliche delle prossime settimane e da lì potrò capire se e quanto la problematica che ti ho esposto potrà aver toccato la tua sensibilità circa le urgenti necessità che riguardano il “rispetto reciproco” paritario ed egualitario al livello mondiale e non solo tra cristiani e musulmani.
Mi sembra doveroso non nasconderti che in virtù dei miei anni di militanza attiva per i diritti civili saprò anche distinguere la misura della tua risposta (semmai ne dovessi ricevere una o dovessi distinguerne i contenuti in eventuali tue future considerazioni di carattere pubblico).
So che a causa delle tue vedute, che la stampa ha ampiamente pubblicizzato, ti trovi in una posizione molto delicata ma anche di grande responsabilità all’interno della struttura che governi e (conoscendo bene la storia ed il carattere degli esseri umani) sono pronto a scommettere che non è assolutamente detto che per il futuro i tuoi successori garantiranno (alla cristianità di cui sei il rappresentante, ma anche al mondo intero) lo stesso abbrivio che le tue idee “sembrerebbero” aver dato alla chiesa cattolica apostolica romana, ma proprio per questo invito maggiormente tutti a meditare su quanto ti scrivo ora, perché dalla volontà di rispetto reciproco ma soprattutto dalla sottoscrizione e dalla accettazione “senza se e senza ma” di un’unica convenzione condivisa che sia egualitaria per tutti (nessuno escluso) si gioca il futuro dell’umanità.
Un distinto saluto da un cittadino che ha una visione del mondo diversa dalla tua e da quella dei “fratelli musulmani”
Francesco Saverio Paoletti
membro del Consiglio Direttivo di CIVILTA’ LAICA
«Ciascuno di noi dovrebbe essere incoraggiato ad assumere la propria identità come somma delle sue diverse appartenenze anziché confonderla con una sola, eletta ad appartenenza suprema, a strumento di esclusione e, talvolta, a strumento di guerra».
Dal manifesto per un impegno cosmopolita