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In questi giorni in cui il parlamento italiano sta tentando di approvare una legge per contrastare quel triste fenomeno che si chiama femminicidio, giunge nelle nostre sale questo film, The Frozen Ground (terribilmente tradotto per noi come “Il cacciatore di donne”), che ricostruisce la storia di Robert Hansen, serial killer che uccise un numero indefinito di donne, non meno di 17, in Alaska tra il 1971 e il 1983.
Diciamo subito che il film forse non è un capolavoro di regia, del resto Scott Walker, come leggiamo sulla sua scheda sul sito Imdb, ha alle spalle solo un cortometraggio del 2005 e forse una storia complessa come quella in oggetto è stata una sfida un po’ troppo azzardata per lui.
Invece Nicholas Cage e John Cusack sono attori navigati che si calano molto bene nei loro ruoli, ma l’approfondimento dei loro personaggi lascia un poco a desiderare.
La storia (vera) racconta che Robert Hansen (interpretato qui da Cusak) reduce da alcune esperienze traumatiche infantili e alcuni trascorsi illegali era riuscito a farsi una vita decente e ad essere accettato dalla comunità ad Anchorage diventando anche piuttosto noto come ottimo cacciatore (di animali). Peccato che nessuno era a conoscenza della sua passione per la caccia con prede umane! Aveva infatti l’abitudine di abbordare prostitute o contattare ragazze che volevano un servizio fotografico e poi le segregava violentandole ripetutamente nella sua casa quando la moglie e i figli erano lontani per qualche giorno. Dopodiché le caricava sul suo piccolo Piper e le portava nei boschi dove le freddava dopo una breve ed impari caccia.
Fu scoperto solo perché la sua ultima preda Cindy Paulsen (Vanessa Hudgens sullo schermo) riuscì ad approfittare di un suo momento di distrazione scappando dalla macchina e arrivando ad un motel grazie all’aiuto di un camionista. Motel dove sarà ritrovata dalla polizia ancora terrorizzata e ammanettata.
La sua testimonianza inizialmente non viene creduta, la ragazza era una prostituta, e l’alibi di Hansen regge alle prime indagini. Tuttavia grazie al detective Flothe (nel film si chiama Halcombe ed è interpretato da Cage) che riapre le indagini l’Fbi riesce ad incastrare e a fermare Hansen che viene condannato a 461 anni di prigione.
Come già accennato, il film predilige la narrazione dei fatti rispetto all’approfondimento psicologico dei protagonisti, ad esempio nulla si dice sulle esperienze traumatiche di Hansen e neanche si scava per capire da dove origina la sua mostruosa perversione. Tuttavia anche sotto il punto di vista della narrazione, in alcuni punti il film non è chiarissimo. Ad esempio, difficile capire, se non si conosceva la storia, come si è liberata la ragazza che ha fatto incastrare Hansen. Difficile poi comprendere in alcuni momenti se quello che viene mostrato è un flashback o sta avvenendo secondo la giusta linea temporale.
Il resto del film è invece convincente, in particolare la descrizione delle vite border-line delle ragazze a cavallo fra la strada e i papponi e i locali in cui danzano per clienti di tutti i tipi. Tirando le somme un discreto esordio per il regista Walker ma forse la trasposizione della storia vera meritava la mano di qualcuno più esperto.
J. Mnemonic