L’armata dei sonnambuli

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Quando si parla dei Wu Ming e della loro produzione letteraria non si può che essere partigiani di uno dei due opposti fronti. Chi li ama e chi li odia.

Ovviamente sono amati dalla gente di “sinistra” o per meglio dire, comunista, socialista, rivoluzionaria o anarchica mentre sono odiati dalle fronde liberal-moderate (o presunte tali) e dalla destra reazionaria.

locandina_Armata_dei_SonnambuliNon c’è mai una via di mezzo nei giudizi su di loro e questo è un peccato perché anche la seconda fronda dovrebbe riconoscere che al di là della loro ideologia politica di cui non hanno mai fatto mistero i Wu Ming scrivono eccellentemente e raramente un loro libro non è stato all’altezza delle aspettative.

Dopo “Q” che chi scrive reputa un capolavoro assoluto, sicuramente dentro una lista dei dieci migliori libri di sempre (“c’è una vita prima e una vita dopo aver letto Q”, dice qualcuno), “54” “Asce di guerra” e altri romanzi riconducibili a uno o più scrittori del collettivo, “L’armata dei sonnambuli” è senz’altro uno dei punti più alti della loro folta produzione letteraria.

La costruzione dei personaggi, l’intreccio della trama, la ricostruzione di una Francia appena attraversata dal cambiamento che è la madre di tutti i cambiamenti, sono una delizia per l’occhio del lettore. Ogni singola sfumatura sembra studiata nei dettagli, e le fonti storiche come al solito quando si parla dei Wu Ming sembrano solide e inoppugnabili.

Rivoluzione e controrivoluzione, dal terrore giacobino a quello bianco un’anatomia che non tralascia niente: Vandea, Parigi, Belgio, periferie. Il tutto condito dal “romanzo” che in questo caso tratta del mesmerismo, dell’ipnosi e delle conseguenze di questi.

Poi ovviamente c’è l’analisi politica che riflette le convinzioni di chi scrive; come dicevamo i Wu Ming non hanno fatto mai mistero delle loro idee e per i pochi che sono ancora all’oscuro di queste basta fare un salto sul loro blog “Giap” (un nome di certo non casuale). Ma al di là di queste dicevamo, un lettore dovrebbe riconoscere comunque la loro grande capacità di scrittura. Magari poi sul fatto che la rivoluzione non si sia pienamente compiuta perché “non sono state tagliate abbastanza teste” si può, ovviamente, dissentire.

A caldo chi scrive questa recensione gli ha assegnato un 87 percento sulla “scala di Q”, dopo qualche giorno di metabolizzazione questa percentuale può anche aumentare.

Allons enfants!

 

J. Mnemonic

 

5 Settembre 2014   |   articoli, recensioni   |   Tags: , , , ,