[voto: 6,8/10]
Dopo il successo planetario del primo capitolo di Sin City che ha fatto conoscere al grande pubblico uno dei capolavori visionari di Frank Miller, discusso autore di comics americano, Robert Rodriguez ci prova ancora. Stavolta con l’aiuto in regia dello stesso Frank Miller che risulta come co-regista del film.
Rodriguez, amico di Quentin Tarantino con cui condivide la passione per il genere pulp e per le scene splatter da inserire a profusione nei film (ma a differenza di Tarantino Rodriguez lo fa con meno buon gusto e meno stile) è ricordato per l’indimenticabile “Dal tramonto all’alba” in cui i vampiri messicani del Titty Twister trovavano pane per i loro denti in una sfida all’ultimo sangue con dei malviventi americani che avevano passato il confine nella speranza di trovare un tranquillo rifugio in Messico.
A parte questo horror ben riuscito, Spy kids e il già citato primo capitolo di Sin City, i titoli nel carniere di Rodriguez sono spesso sinonimo di demenzialità e non sense che lasciano il tempo che trovano, più adatti a videogiochi “sparatutto” che ad un film con pretese di cult. Possiamo citare i due capitoli di Machete e Planet Terror per esemplificare dei suoi film che certamente potevano essere pensati meglio. Anche la trilogia del Mariachi si alterna fra il pulp e la demenzialità, segno che come regista Robert Rodriguez non riesce a trovare un equilibrio a differenza per l’appunto di Tarantino.
Ad ogni modo questo nuovo capitolo di Sin City rientra certamente nella categoria dei suoi film riusciti, anche perché si limita, per la storia principale che dà il titolo al film, a trasportare in modo pedissequo sullo schermo quanto già realizzato sulla carta da Frank Miller senza aggiungere molto di suo.
In effetti i due capitoli di Sin City potrebbero essere considerati gli archetipi di un nuovo genere, il noir-splatter che unisce l’ambientazione alla Philip Marlowe con la futuristica violenza delle metropoli americane del nuovo millennio.
La trama della storia principale (una donna per cui uccidere) vede l’investigatore Dwight Mc Carthy (Josh Brolin) cadere nella rete della sua ex amante Ava (Eva Green), donna bella quanto spietata e crudele che gli fa uccidere il marito facendogli credere che era succube delle sue violenze mentre voleva solo le sue ricchezze.
La seconda storia vede il senatore Roarke (Powers Boothe) affrontare il suo figlio non legittimo Johnny (Joseph Gordon- Levitt) fortunato nel gioco quanto ostinatamente incapace di capire che non deve sfidare il potere di suo padre.
La terza storia vede la ballerina Nancy (Jessica Alba) vendicare la morte del detective Hartigan (Bruce Willis) morto nel primo episodio per salvarla dalle grinfie del figlio del senatore Roarke.
Ad accompagnare i protagonisti delle storie c’è sempre Marv (Mickey Rourke) che pure moriva nel primo episodio, ma è evidente che la linea temporale di queste storie si interseca con quelle del primo.
Se la storia che da il titolo al film è una delle più riuscite dell’intera serie fumettistica di Miller, le altre due non sembrano all’altezza della situazione facendo perdere qualche punto al film, che rimane interessante ma decisamente inferiore al primo.
J. Mnemonic