In questi ultimi giorni la “città eterna” è tornata di nuovo alla ribalta mentre una delle aziende che ne caratterizzano la sua essenza più peculiare ha sentito il bisogno di far parlare nuovamente di sé sui giornali di tutta Italia, come se non fosse bastato già lo spettacolo che aveva dato di se sui vari quotidiani durante gli ultimi anni.
In questo ambito, dato che la vicenda del “mondo di mezzo” non farebbe parte dell’oggetto statutario della nostra associazione, abbiamo volutamente evitato di commentare gli eventi in quanto qualsiasi espressione si fosse tentato di buttare giù avrebbe finito col suonare agli occhi dei nostri lettori fastidiosamente retorica senza che potesse aggiungere nulla a quanto già scritto dalla cronaca nonché dalla nostra storia recente dal dopoguerra ad oggi (un film reale già visto e rivisto tra una generazione e l’altra al punto da diventare tendenza in numerosi romanzi, in altrettanti sceneggiati televisivi, nonché nel cinema).
Così nessuno nel nostro contesto si è accodato al coro di chi vorrebbe le dimissioni della giunta Marino o privatizzare o far chiudere l’AMA (o altre soluzioni da politica spettacolo); in primo luogo perché aspettarsi che la politica della capitale di tutti gli schieramenti elimini uno dei più importanti mercati di voti di scambio e di rapporti clientelari che ha a disposizione significa non aver capito qual è la funzione ufficiosa (ma purtroppo ormai principale) dei cosiddetti enti “pubblici, statali, parastatali e affini” ma anche privati, in secondo luogo perché qualsiasi evento possa essersi consumato all’interno della municipalizzata più grande d’Europa si sarebbe potuto consumare in qualsiasi altra azienda del settore fintanto che la mentalità di casa nostra conserverà alcuni dei suoi caratteri organolettici che l’hanno sempre contraddistinta.
Sembra però opportuno andare a scandagliare alcuni aspetti che invece sono molto vicini all’oggetto sociale delle associazioni laiciste e su questo particolare due parole vogliamo spenderle facendo anche qualche paso indietro nel tempo.
Iniziamo innanzitutto con l’evidenziare che l’AMA appare come uno degli enti pubblici economici più confessionalizzati d’Europa: crocifissi ed effigi di Padre Pio (spesso espressioni di una vocazione individuale di qualche dipendente timorato che si sente veramente tale solo se riesce ad imporre il suo credo anche agli altri colleghi) non si contano più; in almeno tre stabilimenti compaiono tempietti votivi con statue della madonna in grandezza naturale realizzati attraverso l’interessamento di diversi dipendenti (inutile dire che le suddette strutture appaiono sempre ben curate stile giardino giapponese in contrapposizione al resto delle rispettive aree aziendali che le ospitano e che quasi sempre ricordano la Beirut ovest dei primi anni 80).
Fino a pochi anni fa l’AMA aveva un parroco ufficiale, non ci è stato possibile verificare se sia ancora così, né se tale figura percepisca o abbia percepito in passato uno stipendio o un obolo dalle disastrate casse aziendali per gli indispensabili servizi spirituali resi ai lavoratori che lo richiedono.
La messa aziendale a cui tutti i dipendenti possono afferire durante l’orario di lavoro senza nemmeno dover compilare un modulo di permesso personale è quasi una prassi consolidata durante le feste comandate ed in particolare in quella della Madonna della Strada (per la cronaca trattasi di ore di lavoro totalmente improduttive pagate dai tutti i cittadini attraverso la TASI, già TARI e ancor prima TARSU), il tutto senza che un qualsiasi altro dipendente di diversa vocazione religiosa abbia diritto di fare lo stesso per professare la propria fede (e senza esaminare neanche lontanamente i diritti dei non credenti) nonché col silenzio assenso delle rappresentanze sindacali).
E che dire del famoso presepe dei Netturbini, oggetto nel periodo natalizio di visita pontificia annuale (sempre rigorosamente durante l’orario di lavoro), per la manutenzione del quale spesso e volentieri vengono utilizzate risorse aziendali ?
Orbene, su questa piccola isola confessionale da prima repubblica degli anni 50, il 16 giugno 2009 la nascente testata giornalistica di CRONACHE LAICHE scatena la sua “intolleranza laicista” partendo da un articolo di REPUBBLICA uscito pochi giorni prima ed evidenziando quanto fosse strana la circostanza per cui l’assunzione di 544 tra operai, autisti e addetti vari da parte dell’AMA fosse avvenuta attraverso selezioni del personale affidate alla ELIS (www.elis.org): una società consortile “sedicente no-profit” creata e controllata in toto dall’OpusDei.
Sulla scia del suddetto articolo in pieno scandalo di PARENTOPOLI, il 26 febbraio 2011 i quotidiani REPUBBLICA (http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/02/26/news/parentopoli-12940275/) ed IL MESSAGGERO (http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=148784&sez=HOME_ROMA) scatenavano la loro inchiesta giornalistica evidenziando nuovamente l’anomala circostanza, mentre sul nuovo sito di CRONACHE LAICHE (ormai fuoriuscita dall’UAAR) si tornava a parlare della questione durante il successivo 13 maggio.
http://www.cronachelaiche.it/2011/05/clientelismo-confessionale-a-roma-la-saga-continua/
A questo punto il lettore incuriosito dirà: “Ma cosa c’entra tutto questo con l’attuale inchiesta sul Mondo di mezzo ?”
In teoria nulla, se non la circostanza singolare per cui l’ex capo del personale dell’AMA (Dott. Luciano Cedrone), rinviato a giudizio tra il 2011ed il 2012 per la vicenda PARENTOPOLI insieme a Franco Panzironi (AD dell’AMA durante ”L’Era Alemanno”), figurava all’epoca nella pagina dei “Fellows” della ELIS assieme all’allora presidente dell’AMA Daniele Clarke e all’Ing. Fiscon (già Direttore Generale, poi Direttore Operazioni e poi di Nuovo Direttore Generale dell’AMA) quest’ultimo arrestato dai carabinieri lo scorso 2 dicembre 2014 per la vicenda MONDO DI MEZZO (arrestato sempre insieme a Franco Panzironi AD dell’AMA durante ”L’Era Alemanno”).
Non basta, data la loro posizione, le due suddette figure non possono considerarsi estranee all’estrema confessionalizzazione dell’azienda di cui per oltre vent’anni hanno mantenuto il controllo pressoché totale.
Oggi i due suddetti nominativi non compaiono più tra i “Fellows” della ELIS alla pagina http://www.elis.org/fellow, ma sicuramente prima vi comparivano perché ben due quotidiani avevano menzionato la circostanza ed anche perché noi “cattivi laicisti” ci eravamo fatti un copia-incolla della suddetta pagina affinché certi fatti non fossero dimenticati.
Allo stato attuale non sappiamo se tale scomparsa dal “registro dei grandi sostenitori” del prestigioso ente confessionalista sia avvenuta perché la ELIS rinnova periodicamente il proprio parco di adepti (come dice di fare) o se invece lo spirito di appartenenza di derivazione cristiana è così umile da non ritenersi degno di esporre personaggi che diventano tanto importanti e famosi per essere saliti improvvisamente agli onori “della cronaca”.
Sta di fatto che nel “film della vita reale diventato tendenza” al quale, come abbiamo già osservato, siamo oramai abituati da oltre 50 anni di DC, esiste un particolare estetico che molto poco spesso finisce nei romanzi, negli sceneggiati televisivi o nelle pellicole cinematografiche: il cattivo di turno (il disonesto) in non poche occasioni nella vita reale è un timorato di dio, e a volte (come abbiamo visto) fa parte di alte organizzazioni confessionali stile Opus Dei, fa sfoggio del crocifisso nel proprio luogo di lavoro e va a messa tutte le domeniche (per dirla in modo popolare: “con una mano prega e con l’altra frega”), in qualche occasione ha anche stretti rapporti personali con qualche alto prelato se non con uno o più pontefici, ma questi particolari della vita reale il più delle volte sugli schermi delle fiction di casa nostra non ci finiscono.
Qualche eccezione, dobbiamo riconoscerlo, l’abbiamo notata nel cinema di controtendenza (stile TODO MODO o I BANCHIERI DI DIO) oppure in quello che arriva da oltre confine che non è costretto a rispettare tutti gli orpelli confessionali nostrani, ma il grande messaggio latente neanche subliminale che arriva al pubblico medio italiano attraverso lo schermo è che sostanzialmente il “disonesto di turno” è spesso cinico, rampante e assai spesso non credente o quantomeno non si va a scandagliare la sua velleità religiosa a meno che non lo si debba rappresentare per forza satanista (il che lo collocherebbe automaticamente tra gli adepti della cosmogonia cattolica anche se questo particolare sfugge al pubblico medio italiano perché per molti non pensanti “satanista = ateo”).
E invece no: la vita reale ci regala una visione assai diversa da quella che le nostre fiction televisive vorrebbero proporci (visione che buona parte del pubblico medio fatica ad accettare o vuole tacere) ed anzi ci dovrebbe insegnare che di fronte ad un codice etico laico nel senso più ampio del termine, non esiste tendenza tribale (in particolare l’appartenenza religiosa) che dovrebbe farci apparire accettabile nelle velleità e nei comportamenti qualcuno che sembra più vicino a noi in quanto a “radici culturali” rispetto a qualcuno che invece non lo è, perché magari è musulmano ed Oriana Fallaci, sempre seguendo la stessa semantica, ci ha insegnato a vederlo come nemico a prescindere.
Ma come osserva Jonathan Haidt nel suo mirabile saggio LA MENTE TRIBALE: la politica e la religione sono entrambe espressioni della nostra psicologia morale intrinseca perché parlano alla pancia della gente senza permettergli di agire o giudicare attraverso un pensiero analitico.
Francesco Saverio Paoletti