Stiamo tutti vivendo giorni tumultuosi, cadenzati dalle notizie drammatiche che si succedono circa le stragi che i fanatici fondamentalisti islamici dell’ IS vanno disseminando non solo in Medio Oriente ( Iraq, Siria)e in Africa ( Nigeria, Libia, Tunisi) ma anche qui in Europa. A Parigi , a Bruxelles , a Copenaghen e, temono in molti, presto anche in Italia, sede della Santa Sede e quindi obiettivo appetitosissimo per questa nuova falange armata di credenti in un dio dell’amore.
Tutto ciò conferma in noi, atei non devoti, che la fede è il rifugio di tutti coloro che rinunciano in partenza all’uso di quei doni di natura che sono l’intelligenza ed il raziocinio. Tuttavia questa ondata di terrore di radice islamica sta diventando il pretesto, per ora appena mascherato, per una nuova ondata di fanatismo religioso di segno opposto. Sta emergendo, seppure in maniera subdola e contorta, l’idea che contro questo fondamentalismo di matrice islamica esista un unico rimedio: un fondamentalismo di radice cattolica, quale baluardo per mantenere in sicurezza il nostro modo di vita di Paese occidentale libero e democratico.
Alcuni esempi tratti dalla cronaca quotidiana potranno bene illustrare questa nuova tendenza del pensiero cattolicamente espresso. Ricorderete tutti quanto è avvenuto qui a Terni al prof Franco Coppoli, alle prese con l’ennesimo richiamo gerarchico per aver egli tolto il crocifisso nell’aula durante la sua ora di lezione: ebbene un consigliere comunale , esponente del mondo cattolico, in un suo ardito intervento in Consiglio Comunale, non ha esitato a paragonare il gesto di Coppoli ad una azione terroristica degna dei fanatici dell’IS, facendo balenare agli occhi dei presenti la presenza del crocifisso in aula come baluardo contro questa sacrilega violenza. L’ accusa di essere sullo stesso piano degli assassini islamici è piovuta addosso anche al genitore, anch’egli di Terni, che si è permesso, due mesi fa, di impedire che una funzione religiosa avvenisse all’interno della scuola frequentata da suo figlio: apriti cielo! Una mamma cattolicissima non ha esitato a lanciare contro di lui la stessa accusa infamante.
E’ cronaca di oggi, giovedì 19 marzo, quanto è avvenuto a Bologna: la signora Monica Fontanelli, maestra di scuola elementare, unitamente ad altre 15 persone, tra insegnanti e genitori, ha fatto ricorso al TAR per chiedere che venisse annullata la delibera del Consiglio di Istituto che autorizzava la richiesta della parrocchia di celebrare le benedizioni pasquali all’interno del complesso scolastico, durante l’orario didattico. Questa più che legittima , direi doverosa, iniziativa non è piaciuta ad alcuni genitori credenti i quali, presi da sacro furore, hanno scritto una lettera “anonima” nella quale, dopo aver descritto l’insegnante quale “povera mentale”, inconsapevole che in Italia esiste un Concordato tra Stato e Chiesa, continuano l’intemerata con queste parole: “ Di questo passo ci penserà l’Islam ad accontentarla con la sua marea sempre più paurosamente crescente a fronte di una classe italiana ridotta, per la scarsità delle nascite, ad una piccola minoranza e questo, purtroppo, non solo in Italia, ma in Europa tutta per la cecità dei nostri politici e della Chiesa stessa che predica la loro accoglienza. Dopo la vorremmo vedere mentre recita il Corano cinque volte al giorno, vestita da araba”. Il risultato di questa geremiade è italianamente illuminante: il Consiglio di Istituto, per fregare tutti e anticipare la pronuncia del TAR scampando così ad una sicura condanna, ha pensato bene di anticipare a domani e dopodomani le benedette “benedizioni pasquali”. ( Piglia sù e porta a casa ! ).
Insomma, cari amici : alle armi !!.
Non ci resta che affilare le nostre baionette e prepararci a rinnovare le eroiche imprese dei crociati, animati dal sacro furore dei nostri padri. Come non ricordare allora l’appello del Santo Padre Urbano II che al termine del Concilio di Clermont, nel 1095, al grido di “ Deus Vult”, incitò l’Occidente cristiano alla difesa della fede , assicurando la salvezza eterna a quanti avessero perso la vita, il perdono di tutti i peccati, l’annullamento di tutti i debiti e le pendenze giudiziarie, la libertà immediata per tutti i carcerati e il permesso di uccidere “ comunque e dovunque”? Seguiamo dunque l’esempio di chi ci ha preceduto su questo luminoso sentiero di gloria cristiana: cominciamo a fare come l’armata “ brancaleone” di Pietro l’Eremita , detta “ dei pezzenti”, che precedette la crociata ufficiale e finì per immolarsi a Nicea non prima di aver ammazzato tutti gli ebrei incontrati sulla costa dalmata. Cerchiamo di rinnovare
l’impresa così accuratamente descritta dal chierico Raimondo di Aguilers, cappellano del principe crociato Raimondo di Tolosa , che così si esprimeva:
“ Per le strade e le piazze si vedevano mucchi di teste, mani e piedi tagliati; uomini e cavalli correvano tra i cadaveri. Ma abbiamo ancora detto poco, basti dire che nel tempio e nel portico di Salomone si cavalcava col sangue all’altezza delle ginocchia e del morso dei cavalli. E fu per giusto giudizio divino che a ricevere il loro sangue fosse proprio quel luogo stesso che tanto a lungo aveva sopportato le loro bestemmie contro Dio. Ma presa la città valeva davvero la pena di vedere la devozione dei pellegrini dinanzi al Sepolcro del Signore e in che modo gioivano esultando e cantando a Dio un cantico nuovo”.
Eraldo Giulianell