Come consuetudine del nostro paese non si sa i sedicenti politici nostrani facciano prima a salire sul carro del vincitore o a scendere da quello degli sconfitti.
Acclamato fino a pochi giorni fa da Salvini (scusi ma lei con quelle folkloristiche felpe verdi dov’era mentre il suo partito con Berlusconi firmava tutti gli accordi capestro con l’Europa?) e Grillo (scusi ma se lei continua a dirsi l’analogo di Syryza e Podemos perché in Europa sta con Farage e non con la sinistra?) per essere stato l’unito che ha osato sbattere i pugni sui tavoli internazionali, oggi gli stessi vorrebbero fucilarlo in piazza come traditore del popolo per aver firmato l’accordo con l’Europa. Anche parte della sinistra radicale, ovviamente non è contenta di questa conclusione.
Ora cerchiamo di ragionare con calma e fare dei gran respiri prima di scoprirci tutti alleati del KKE (l’ultimo partito stalinista d’Europa, o per lo meno l’ultimo a non avere percentuali “da prefisso telefonico”, che in Grecia contesta Tsipras da sinistra) e analizziamo con calma cosa ha ottenuto Tsipras e cosa ha poteva fare di diverso.
Che questo accordo non sia una passeggiata per la popolazione greca l’abbiamo capito tutti e solo uno sciocco potrebbe dire che Tsipras “ha vinto” al tavolo delle trattative.
Però bisogna essere altrettanto sciocchi nel dire che il capo del governo ellenico non abbia ottenuto niente. In primo luogo ha ottenuto nuovi aiuti, quando i poteri forti dell’Europa (Merkel & co.) avevano spergiurato che non avrebbero mai acconsentito, in secondo luogo ha permesso alla Grecia di avere un piano triennale e non semestrale. Questo vuol dire liquidità e tranquillità per le banche greche e conseguentemente (con tutte le critiche che si possono muovere a questo sistema economico) al popolo greco.
Certo le condizioni sono durissime e non siamo qui a ricordarle perché le potete leggere su qualunque giornale, ma questo non vuol dire che Tsipras non abbia ottenuto niente.
Ora, cosa avrebbe potuto fare di diverso?
Avrebbe potuto seguire la linea Varoufakis, certo. In pratica il suo dimissionario ministro dell’economia proponeva, in seguito alla vittoria del referendum di “Emettere i cosiddetti IOU (promesse di pagamento, l’equivalente di buoni di credito ndr), tagliare il rimborso dei bond detenuti dalla Bce, riprendere controllo della Banca di Grecia sottraendolo a quello della Bce” come riporta l’intervista concessa all’Huffington Post nei giorni scorsi.
Questo però avrebbe voluto dire Grexit. Scelta legittima ovviamente, ma che avrebbe certamente comportato al popolo greco sacrifici ancora maggiori dell’accordo firmato, almeno nel medio periodo.
Questo perché, ricordiamolo una volta per tutte, fuori dall’Europa la Grecia non ha nessun tipo di paracadute. La Russia infatti si era tirata indietro dopo l’intervento di Obama e non avrebbe fatto da mediatrice con i Brics (Brasile – Russia – India – Cina – Sudafrica) per dare garanzie diverse al piccolo paese del Mediterraneo.
Ricordiamo anche che in questo momento non c’è nessun altro governo di sinistra in Europa (a meno che non consideriate sinistra il liberismo di Renzi e Hollande il che dimostrerebbe la vittoria della neolingua orwelliana) disponibile a dare appoggio a Tsipras contrastando la Germania e i suoi alleati.
Riassumendo: Tsipras è stato il primo che ha battuto i pugni, ha tirato la corda ha costretto le trojke a ritrattare gli accordi, ha anche bluffato e il tutto assolutamente da solo.
Mentre Tsipras faceva questo, tanto per dirne una, il governo Renzi rinnegava i risultati del referendum sui beni pubblici (acqua) deliberando la loro privatizzazione. (E taciamo per carità di patria della buona scuola).
Quindi la sinistra radicale (alla quale chi scrive ritiene di appartenere) prima di criticare Tsipras dovrebbe prima pensare a tornare a percentuali di consenso che offrano a chi vuole un Europa diversa un appoggio.
Insomma tanto per capirci, se Podemos/Izquierda Unida vincerà in Spagna, il fronte delle Sinistre in Portogallo, i socialisti francesi sposteranno i loro voti a sinistra in Francia e in Italia il M5s chiarisse una volta per tutte da che parte sta, forse, e sottolineiamo forse, potremo iniziare a pensare di costruire accordi internazionali non bastati sul capitalismo e le borse econmiche che salvaguardino prima il benessere dei popoli piuttosto che quello delle banche.
Fino ad allora per gli Tsipras di turno le scelte saranno molto limitate.
Alessandro Chiometti