[voto: 6.0]
[attenzione: spoiler inside]
Lo diciamo subito, la sufficienza a questo film la diamo solo per l’affetto incondizionato nei confronti di Scwharzenegger nei panni del cyborg più famoso della storia cinematografica.
L’ex governatore della California riesce in questo film ad essere allo stesso tempo autoironico e credibile e conferma a oltre trent’anni di distanza che il ruolo del Terminator sembra scritto solo ed appositamente per lui e che gli altri interpreti susseguitesi nel corso degli anni possono tutt’al più fare da comprimari.
Detto questo il resto del film, in realtà un reboot della serie dopo il modesto successo di pubblico ottenuto da “Terminator: Salvation”, oscilla fra la curiosità per l’intricato (troppo in realtà) intreccio della trama e l’amara realizzazione finale che le trame temporali non verranno svelate.
Proviamo a fissare alcuni punti e alcuni lampanti errori temporali del film (peccato perché la trama temporale di Cameron reggeva).
2029: Gli umani guidati da John Connor sconfiggono le macchine, l’Intelligenza Artificiale (Skynet) vistosi perduta manda indietro un Terminator T-800 (quello che conosciamo fin dal primo capitolo della serie) nel 1984 per uccidere Sarah Connor, madre del leader degli umani in modo che non metta mai a mondo il figlio. John Connor sa tutto questo ma non riesce ad impedire che il T-800 venga mandato indietro nel tempo, quindi sfrutta la stessa macchina per mandare nel 1984 Kyle Reese a proteggere Sarah Connor. Come sanno tutti coloro che hanno visto l’indimenticabile film del 1984 Reese poi si rivelerà essere il padre dello stesso John Connnor. Mentre Reese è nel “vortice quantico” che lo manderà indietro nel tempo, John Connor viene preso alle spalle da una macchina che gli dice “credevi che fosse così semplice?”. Reese vede la scena ma non può uscire dal vortice, e in questo durante il suo viaggio indietro nel tempo acquisisce ricordi di un passato non suo. Un passato in cui non c’è stato l’olocausto atomico e in cui un giovane Reese ripete a se stesso “Genisys è Skynet, tu puoi fermarla nel 2017!” (Ndr da dove esce fuori ‘sta cosa? Perché mai uno viaggiando nel tempo dovrebbe acquisire ricordi di diverse linee temporali?).
1984: Il T-800 “cattivo” arriva a Los Angeles ma mentre si sta preparando a prendere dei vestiti da un gruppo di punk come succedeva nel film originale arriva un T-800 “buono” (ndr inviato da chi e quando?) che lo ferma e lo distrugge con l’aiuto di un cecchino. Il cecchino si rivela essere Sarah Connor addestratissima perché ormai è dal 1973 che vive a fianco del suo terminator T-800 buono che chiama “papà” e che già allora l’aveva salvata da un T-1000 (il Terminator a metallo liquido visti nel secondo capitolo). Sarah e il suo “papà” fanno in tempo a salvare Reese che arrivato anche lui nel 1984 è alle prese non con la semplice polizia come nel film originale ma con un altro T-1000 (ndr inviato da chi e quando?).
Sarah e Papà portano Reeese al loro covo e gli mostrano che hanno una macchina del tempo da loro costruita (ndr… vabbè lasciamo perdere che ci viene da ridere) con cui Sarah vuole andare nel 1997 a fermare la costruzione di Skynet. Reese però la convince, gli dice che la linea temporale è cambiata perché ha i ricordi di un suo passato senza olocausto atomico fino al 2017 e quindi si catapultano tutti e due nel 2017 dove “Papà” li aspetterà.
2017: catapultati nel mezzo dello svincolo autostradale (ndr complimenti per la scelta delle coordinate) un giorno prima che Genisys vada in rete (ndr complimenti per la scelta della tempistica) Sarah e Kyle vengono arrestati dalla polizia (Papà è in ritardo, capita anche ai Terminator). Nell’ospedale arriva di tutto: l’FBI, un vecchio poliziotto che era rimasto coinvolto nel rocambolesco salvataggio di Reese dal T-1000 nel 1984 e che da trent’anni viene preso in giro dai colleghi, Il T-800 “Papà” con un colossale peluche come copertura delle sua armi pesanti e John Connor che si è rimandato indietro nel tempo per aiutarli (ndr come faceva a sapere che doveva andare nel 2017 e non nel 1984?). In realtà John Connor si rivela essere un T-3000 ovvero Skynet stessa che dopo aver assorbito la coscienza di Connor si è catapultata indietro nel tempo per autocrearsi. Smascherato e affrontato da “papà” subentrano varie peripezie che portano all’inevitabile scontro finale dentro alla sede della Genisys, in cui Connor-Skynet viene distrutto prima di caricare le sue “app” in rete, Papà viene upgradato a T-1000 e Sarah e Kyle “liberi” da qualunque futuro scritto si innamorano (ndr inevitabilmente?), vanno a trovare il Kyle Reese undicenne a cui il Reese adulto consegna il messaggio da tenere a mente. Il film finisce con il ribadire (per l’ennesima volta durante la saga di Terminator) che nulla è scritto e il futuro è nelle nostre mani.
Sembrerebbe un lieto fine, ma se il messaggio che Reese adulto lascia al Reese undicenne è servito è evidente che l’olocausto ci sarà, difatti a metà dei titoli di coda arriva la scena in cui si vede che Genesys si è salvata sotto le macerie. È l’unica cosa temporalmente congruente di tutto il film.
Non è possibile fare un film del genere e lasciare aperte tutte le questioni sul chi e quando sta mandando in continuazione Terminator indietro nel tempo.
Non parliamo poi del fatto che una volta avvenuto un viaggio nel tempo (lasciando cadere i discorsi sul fatto che questi siano possibili o meno) si crea una linea temporale diversa, quindi non è possibile ne’ sovrapporre le linee ne’ intervenire per correggere precedenti missioni temporali.
Le cose sono due, una volta modificato il passato o il futuro smette di esistere così come lo conoscevamo (vedi “X-men: giorni di un futuro passato”) o si creano linee temporali diverse e non sovrapponibili (vedi: “Ritorno al futuro” la trilogia) di certo non si può pensare ad un continuo mutare della stessa linea temporale. Questo se si vuole mantenere un minimo di credibilità logica, se vogliamo giocare al surrealismo va bene ma allora non chiamiamola più fantascienza.
Sinceramente preferivamo di molto il lavoro fatto in Salvation, in cui si proseguiva il lavoro dei primi due film di James Cameron con l’aggiunta del lavoro di Jonathan Mostow (Terminator 3 – le macchine ribelli). Ci sembra che la confusione fata da questo reboot sia tale da non poter più essere aggiustata; ma se verremo smentiti, tanto meglio.
J. Mnemonic