Piccolo dialogo con Emanuele Pallozzi che ha collaborato molto per la realizzazione del Festival Horror di Terni e che indichiamo come nostro Direttore Artistico… ovviamente a costo zero trattandosi di un festival completamente gratuito per gli spettatori! A Civiltà Laica funziona così!!!
Cominciamo dall’inizio Emanuele, la passione per il genere horror (che fra l’altro ci accomuna) da dove nasce per te e che significato ha il suo successo sempre maggiore. Penso che ormai l’horror non possa più essere definito genere ” di nicchia” (lo dico semplicemente pensando alla quantità di serie tv a tematica horror… citando solo le prime che mi vengono in mente: walking dead, sleepy hollow, american horror story, true blood, the strain).
Ciao Alessandro,
la mia passione per l’horror nasce già da piccolo quando obbligavo mia madre, appassionata di cinema ed in particolare di thriller ed horror, a raccontarmi versioni rivedute e corrette film che non voleva farmi vedere. Così ad esempio mi raccontava che Frankenstein fuggendo veniva afferrato per la camicia ed aveva sempre questa camicia strappata, mentre invece in realtà nel film perdeva un arto…
Un altro passo verso la passione per la cultura horror è venuta da “”Zio Tibia colpisce ancora” (Oscar Mondadori) che leggeva mio zio; si trattava di una raccolta di fumetti brevi basati su racconti di autori come E. A. Poe, H. P. Lovecraft ed A. Bierce.
Gli anni ’80 hanno fatto il resto.
L’horror è sempre vissuto di alti e bassi. Negli ultimi 15 anni ha vissuto dei buoni momenti prima con l’arrivo dei film orientali (Ringu, Ju-on, Two sisters, e tanti altri) e relativi remake americani, ed ora con le serie televisive con qualità all’altezza (o superiore) degli stessi lungometraggi.
Qualcuno ha già detto che è strano che un’associazione che si professa razionalista come Civiltà Laica promuova il genere horror…
Il genere horror abbraccia moltissime tematiche differenti, dagli orrori reali al sovrannaturale. Credo che Civiltà Laica faccia bene a promuovere un tipo di cultura letteraria e cinematografica mai banale e scontata. Però io sono di parte
E poi si potrebbe aggiungere che finché certe cose rimangono nella fantasia non c’è niente di male, il problema è quando qualcuno vuole usarle per far fessi gli altri! Ad ogni modo, a parte la fantasia cosa ne pensi dell’eterna polemica sul fatto che i l’horror fomenti la violenza?
la violenza reale purtroppo esiste da ben prima del cinema o della letteratura horror…
Risposta lapidaria, giustamente! Andiamo con una domanda classica: scegli i tuoi cinque film horror preferiti e motiva le tue scelte!
Il giorno degli Zombi: terzo claustrofobico capitolo della saga di Romero, è sempre stato il mio preferito tra gli zombie movie. Se la batterà sempre con l’alba dei morti viventi, ma se proprio devo scegliere tra i due allora scelgo questo.
A tale of two sisters: imprescindibile film dell’ondata asiatica di inizio millennio. Lento, intelligente e delicato, da dieci anni è ormai stabilmente nella mia top-5.
L’esorcista: un classico, un film che ancora oggi emana cattiveria e sofferenza. Ogni tanto lo rivedo e non mi delude mai.
Poltergeist: diretto da Tobe Hopper di Non aprite quella porta, risente comunque moltissimo della mano di Spielberg (qui produttore).
Non aprite quella porta: nulla da dire sul film di Tobe Hopper, diretto come un pugno allo stomaco.
Ho lasciato volutamente fuori due tra i miei TOP-5 extra-genere come Alien e La Cosa perché credo vadano inseriti più nella fantascienza (o comunque fantahorror).
E comunque se mi rifacessi la stessa domanda tra 5 minuti risponderei con altri 5 film diversi
Two sisters e la cosa fra l’altro sono nel programma del terni horror fest, ma la tua risposta mi da uno spunto per una nuova riflessione. Hai detto che Alien (e La cosa) appartengono più al genere della fantascienza che a quello dell’horror. Personalmente invece sono d’accordo con quello che dice Stephen King su Alien. E’ un film dell’orrore perché è strutturato molto più per “spaventare” lo spettatore piuttosto che per presentargli “nuovi mondi”. Altra discussione che spesso avviene è che l’horror deve essere legato per forza al paranormale altrimenti è un “semplice” thriller. Al di là della confusione sui termini (Michael Jackson si attorniava di zombie per cantare “thriller”) io credo che l’argomentazione di King sia risolutiva. Ci sono film studiati per “spaventare” e quindi sono horror a prescindere dal paranormale (Il silenzio degli innocenti, profondo rosso, l’invasione degli ultracorpi) e film in cui la parte decisiva la gioca l’intreccio e possono essere definiti gialli o noir (Sette note in nero, Omicidio a luci rosse). Detto questo un film che trovo difficilissimo catalogare è Shutter Island, tu in che genere lo metteresti? E soprattutto quanti oscar si meritavano Di Caprio e Scorsese per quel capolavoro?
La definizione di Stephen King mi sembra molto azzeccata, l’horror tra l’altro non deve per forza dilagare nel paranormale, abbiamo detto prima di Non aprite quella porta ad esempio.
Però allora secondo King dovremmo anche includere “Troppo belli”, film con protagonisti i tronisti di uomini e donne e girato tra l’altro a Terni. Questo spaventa veramente, quindi è un horror!
Pensare che è stato sceneggiato da Maurizio Costanzo che di horror ne capisce (ha sceneggiato La casa dalle finestre che ridono e Zeder, entrambi di Pupi Avati). Ho divagato…
Sicuramente un capolavoro come Shutter Island meritava molto di più. Non mi capacito di come sia passato non proprio in sordina ma quasi. Non solo gli attori sono stati straordinari e la trama è stupefacente, ma addirittura hanno assunto come consulente il professor James Gilligan della New York University, un luminare nel campo della cura di patologie mentali, per rendere al meglio tutta la parte sugli ospedali psichiatrici degli anni ’50, quando si stava passando dagli elettroshock a cure più umane. Lo definirei comunque un thriller psicologico.
Per concludere questo dialogo, abbiamo parlato di cinema, non possiamo tralasciare la letteratura (che poi è quella che ha inventato il genere horror). Molti indicano come inventore del genere Edgar Allan Poe, il cui contributo è indiscutibile. Però stando alle date il primo romanzo che può rientrare in questo genere è Frankenstein di Mary Shelley. A chi daresti l’onore di essere considerato inventore del genere?
Horace Walpole con il suo The castle of Otranto è considerato l’iniziatore del gotico, subito dopo Mary Shelley ha dato vita al suo capolavoro, quindi credo che il merito vada dato a lui. Certo che poi Frankenstein: or, The Modern Prometheus ha dato un’enorme spinta avanti al genere così come poi Edgar Alla Poe ha dettato le regole dell’horror moderno.
Walpole come pioniere dunque… la Shelley come promotrice e Poe come primo a dargli “regole”, poi di seguito sono arrivati Stoker e Stevenson… e quindi arriviamo a Lovecraft che secondo me ha fatto per l’horror quello che Tolkien ha fatto per il fantasy, ovvero gli ha dato una dignità letteraria e una struttura logica complessa senza uguali prima di lui.
Concludiamo con gli autori contemporanei Emanuele, lascerei Stephen King su un trono a parte perché ritengo che sia un fenomeno troppo complesso (che travalica il genere horror) valutabile con pienezza solo molto tempo dopo la sua scomparsa, Ti faccio quattro nomi Clive Barker, Peter Straub, Richard Matheson e Joe R. Lansdale qual’è il tuo preferito?
Concordo assolutamente con la tua osservazione su Lovecraft, autore fondamentale che tra l’altro ha spostato l’orrore dal nostro pianeta (mostri, fantasmi, vampiri) al cosmo, talmente antico e potente da non poter essere spiegato o nominato. Degli scrittori che mi hai nominato ho un debito verso Barker più che altro per le trasposizioni cinematografiche di Hellraiser, Cabal e Candyman. Matheson è già nella leggenda e non solo per il titolo del suo più noto racconto. Di Lansdale ho letto la saga del drive-in e l’ho trovato veramente coinvolgente, soprattutto il primo capitolo.
Concludo osservando che come hai detto tu all’inizio il genere horror gode di un periodo molto attivo con molte uscite in ogni campo, e anche i remake si sprecano.Spesso però la quantità non si traduce in qualità, quindi quando esce un remake cerchiamo di riscoprire l’originale.
Grazie per l’intervista e arrivederci al festival, anzi, al 30° anniversario di Ritorno al futuro (aiuto, sono OT)!
Alessandro Chiometti (domande)
Emanuele Pallozzi (risposte)
(foto dei martiri di Otranto di A. Chiometti)