[attenzione: spoiler inside]
Voto: 7.1/10
Cominciamo a rispondere alla domanda che questo film porta con se fin da prima della sua uscita. Sarà il film che farà vincere l’oscar a Leonardo Di Caprio?
Sì. Secondo noi sì, non fosse altro per mantenere l’abitudine che i migliori del cinema vincono l’Oscar con il loro film peggiore.
Come non è vero? Con che film hanno vinto l’oscar i fratelli Coen? “Non è un paese per vecchi”, appunto lo vogliamo paragonare a “Fargo” o a “Il grande Lebowski”? Non siete convinti? Allora, con che cosa ha vinto l’oscar Martin Scorsese? “The Departed” non paragonabile con i capolavori come: “Casinò”, “Quei bravi ragazzi” o “Toro Scatenato”. Ancora non vi basta? Quentin Tarantino con che cosa ha vinto l’oscar? Ah già… Tarantino non ha vinto l’oscar, ma la volta che c’è andato più vicino è stato con la sua unica boiata “Bastardi senza gloria”. Quindi tutto torna.
Detto questo “The Revenant” non è un film brutto, tutt’altro. Il problema è che nel confronto con gli ultimi film di Leonardo Di Caprio (“Shutter island”, “Il grande Gatsby”, “The wolf of Wall Street” per i quali avrebbe dovuto ricevere un Oscar ciascuno come migliore attore) questo è senz’altro il classico vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro.
I punti di forza del film sono, ovviamente, la fotografia e la regia. Ma anche le ottime interpretazioni (oltre a Di Caprio vogliamo sottolineare quella di Domhall Gleeson nei panni del capitano Henry) e il fatto di non cadere nella tentazione hollywoodiana di dividere i personaggi in buoni e cattivi.
Il punto debole del film è uno solo, ma a nostro giudizio pesantissimo, ovvero la credibilità.
Alejandro Gonzales Inarritu che è riuscito a rendere credibile anche la trama di “Birdman” stavolta si fa prendere un po’ troppo la mano, il risultato è che è inevitabile pensare a un certo punto del film al ritornello di una mitica canzone di Elio e le storie tese che dice “mio cugino mi ha detto che una volta è morto…”
Insomma, la leggenda di Hugh Glass merita rispetto, l’esploratore fu abbandonato senza armi ne’ viveri dai suoi compagni dopo che aveva avuto un incontro ravvicinato con un grizzly e tutti i suoi commilitoni lo giudicarono senza speranza. Lui per tutta risposta si rimise in piedi e da solo percorse i 320 km che lo separavano dal forte. Ritrovati i compagni della spedizione che lo avevano abbandonato decise di non vendicarsi anche perché uccidere un soldato avrebbe comunque significato passare dei guai.
Questa la storia riportata dalla wiki inglese molto più semplice di quella raccontata da Inarritu che semplicemente è incredibile. Ma non nel senso positivo dello stupore quanto in quello negativo del non credibile.
Va bene romanzare la vicenda aggiungendo il fatto che il soldato Fitzgerald che avrebbe dovuto assistere Glass dopo l’incontro con il grizzly mentre il resto del plotone tornava al forte, oltre ad abbandonarlo e a rubargli le armi uccida anche un suo figlio mezzosangue indiano. Va bene colorire un po’ la vicenda con sciamani che praticano cure miracolose. Ma è onestamente difficile accettare il fatto che Glass (ovviamente interpretato da Leonardo Di Caprio) passi nel giro di poco tempo dallo strisciare per terra a saltare in sella ad un cavallo per rubarlo a dei contrabbandieri francesi. È onestamente impossibile pensare che sopravviva (dopo tutto quello che era successo prima) a un volo da cinquanta metri. Ed è francamente troppo il fatto che dopo essere arrivato allo stremo delle forze al forte il giorno dopo salga in sella per affrontare la caccia al traditore e che uccida questo in una lotta all’ultimo sangue.
Ad ogni modo non si può negare che il film funzioni discretamente nel complesso ed è interessante da vedere, anche se è semplicemente la versione romantica ottocentesca di “Die Hard”.
Secondo il nostro giudizio personale il film non è da premio Oscar in quanto sia “Il ponte delle spie” di Spielberg che “The Martian” di Scott gli sono superiori.
Ritornando alla domanda iniziale, l’interpretazione di Di Caprio può vincere l’oscar? Forse! È sinceramente più impegnativa e artistica di quella di Matt Damon in “The Martian”, ma ha di fronte altri due fuoriclasse come Fassbender in “Steve Jobs” e Redmayne peraltro nel ruolo molto particolare del transgender di “The Danish Girl”. Ma sono film che ancora non abbiamo avuto l’opportunità di vedere.
Ad ogni modo, Oscar o non Oscar, Leonardo Di Caprio rimane a nostro insindacabile giudizio, il miglior attore di Hollywood.
J. Mnemonic