Lo ripetiamo ancora una volta per sgombrare il campo da ogni possibile dubbio. In Democrazia i Diritti Civili non sono un tema su cui si decide a maggioranza, ma una volta che sono riconosciuti come tali vanno semplicemente concessi. Altrimenti non si parla di Democrazia ma di Dittatura della Maggioranza che è cosa diversa.
Questo vuol dire che anche se il family day di oggi non fosse stato il flop che è stato ma ci fossero state effettivamente milioni di persone in piazza, il discorso non cambiava di una virgola. Il ddl Cirinnà per regolamentare le coppie di fatto etero e omosessuali che siano serve a sanare una discriminazione sancita in sede nazionale e internazionale. In quanto tale, un democratico (di sinistra, di centro o di destra che sia) non può non votarla.
Detto questo è interessante vedere come dai propri errori certe persone non imparino mai.
Fermo restando che: le persone in piazza oggi non potevano essere, per la legge di impenetrabilità dei corpi, più di trecentomila persone (vedi articolo di Gabriele Martini sul sito della Stampa, per fortuna c’è chi ancora sa usare i suoi neuroni nel mondo del giornalismo) e che portare in piazza trecentomila persone quando ne sono state annunciate un milione è, di fatto, un flop; fermo restando tutto questo gli organizzatori della manifestazione anti-democratica e omofoba hanno ben pensato che invece di recitare il mea culpa come pure qualche prete deve avergli insegnato, era più opportuno rilanciare con balle stratosferiche che sfidano non solo il buon senso ma anche la fisica quantistica.
Macchè un milione, siamo due milioni! Tuonano i leader del movimento.
Perfetto, questo dimostra tutto.
Dimostra che il movimento “pro-vita” (chiamiamolo così per riassumere tutta la sua galassia) racconta balle in modo abitudinario.
Dimostra il fatto che il movimento “pro-vita” se ne frega altamente delle regole democratiche spostando il tutto su una mera questione del “chi strilla più forte ha ragione”.
Dimostra che la ragione e il buon senso non hanno cittadinanza dentro quel movimento e che quindi è inutile con esso ogni tentativo di dialogo.
Dopo il clamoroso flop del 4 Dicembre 2015 quando la chiamata allo “sciopero”, ovvero l’invito a non mandare a scuola i propri figli per dimostrare la propria contrarietà all’inserimento della fantomatica “teoria gender” nella scuola, raccolse la ridicola adesione dello 0,37% delle famiglie interessate (dati Miur che comprendono anche le assenze per malattia e altri motivi) adesso un nuovo flop, che speriamo convinca i politici a fare il loro dovere democratico. Ovvero sanare parte delle discriminazioni presenti in questo paese approvando il ddl Cirinnà.
Con buona pace di Bagnasco, ovviamente.
Alessandro Chiometti