Era il febbraio 2002 quando sotto la statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori divenni un attivista per la laicità e per i diritti civili iscrivendomi ad una nota associazione della quale (in questo momento) voglio tacere anche il nome.
Da quel giorno ho dovuto assistere a tutto quello che un attivista per i diriti civili non vorrebbe mai vedere ma per cui ha deciso di combattere: gli schieramenti di convenienza dei politici, i crocifissi nei seggi elettorali, il voltafaccia sulla legge 40 di Rutelli (l’uomo che ha spalancato la porta all’entrismo confessionale all’interno della sinistra italiana provocandone lo sfacelo), il fallito referendum del 2005 (vissuto in prima linea nel comitato promotore) per tentare di abolirla, gli obiettori nelle strutture pubbliche (che poi andavano a praticare serenamente aborti nelle strutture private), le manifestazioni contro il concordato per le quali finimmo al TG1 in prima serata, il tentativo di intitolazione della Stazione Termini, “Family Day” che ha visto la partecipazione di personaggi come Cosimo Mele, le aggressioni ed i pestaggi agli LGBTQ, i casi di pedofilia nel clero che si moltiplicavano con la totale copertura dell’apparato ecclesiastico, i vari comitati anti-abortisti (tra cui spiccava il nome di Giuliano Ferrara), la stessa battaglia sul registro comunale per le unioni civili (nella quale portammo le nostre bandiere fin sotto l’aula Giulio Cesare in Campidoglio), i tentativi di revisionismo dell’unità d’Italia da parte di soggetti neo-sanfedisti, il caso di Eluana Englaro che ci vide tutti in piazza. Ma tutto ciò faceva parte dell’impegno sociale che avevamo accettato e nessuno si perse d’animo anche di fronte a momentanei insuccessi; la ferita più grande si è invece manifestata nel constatare che nel fronte laico iniziavano a generarsi frazionamenti, gelosie, ripicche, lotte di potere tra varie associazioni e/o all’interno delle stesse: è stato triste vedere come da parte di alcuni gli scopi sociali che ci avevano visto uniti fossero passati in secondo piano rispetto all’occupare a una posizione davanti alle telecamere o all’interno di un apparato (e per far ciò sono passati a rullo compressore su tutto e tutti generando alla nostra causa più danni di quanto ci saremmo aspettati) mentre il resto di noi continuava a sostenere in prima linea l’impegno sociale che avevamo abbracciato con ingenua sincerità.
Questa mattina, libero dagli impegni lavorativi, mentre osservo il Passo del Furlo avvolto nella foschia ed il sole che sorge sul Conero in mezzo alle nuvole (lontano da quella città e da quelle strade che hanno visto il mio impegno), mentre guardando il mondo da sopra le nuvole dalla cima del Monte Petrano mi tornano in mente in un attimo i ricordi di questi ultimi 14 anni nei quali ho dato tutto quello che ho potuto affinchè fossimo un paese migliore (cosa che rifarei cento volte se fosse necessario), al solo pensiero che sia stata approvata la legge sulle UNIONI CIVILI tra tutte le difficoltà e le contraddizioni della stessa, una parte di me sta tacitamente esultando con lucida tranquillità.
Francesco Saverio Paoletti