Abbiamo l’opportunità di rivolgere qualche domanda alla Senatrice Monica Cirinnà, prima firmataria della legge sulle Unioni Civili che è stata approvata al Senato e che presto verrà discussa alla Camera dove, si spera, non dovrebbero esserci sorprese.
Senatrice, se si eccettua qualche modifica riguardante i tempi del divorzio la legge che porterà il suo nome sarà la prima legge veramente laica che passa nel parlamento italiano dal 1978 da quando è stato regolamentato l’aborto. Come si sente alla fine di questa estenuante battaglia? È più la soddisfazione o il rammarico per tutto il veleno che il mondo integralista cattolico è riuscito a sputare fuori in quest’anno?
Ho avuto momenti di forte dispiacere per il sacrificio che siamo stati chiamati a fare dal senso di responsabilità. La frustrazione però non deve sottrarre energie al lavoro che ci aspetta per raggiungere la totale uguaglianza. Continueremo a lavorare, partendo dai risultati ottenuti per scardinare poco a poco le discriminazioni che ancora permangono nel nostro ordinamento.
Pensiamo che il rospo più duro da mandar giù sia stato dover rinunciare all’inserimento della Stepchild Adoption. È effettivamente così? E a questo proposito, non c’è stato forse un errore di comunicazione nell’usare la lingua inglese? Vogliamo dire, se si fosse chiamata la cosa per quello che effettivamente è, ovvero “diritto di adozione del figlio del compagno o della compagna” non sarebbe stato più difficile per gli integralisti religiosi farla passare come un’apertura totale alle adozioni gay?
Sì, il riconoscimento del secondo genitore – è così che preferisco chiamarlo – sarebbe stato un passo storico per il riconoscimento dell’omogenitorialità in Italia. Forse il termine inglese ha dato a questo strumento un carattere esotico che ha infittito il dubbio attorno alle opportunità che avrebbe rappresentato per tante famiglie. Si trattava di estendere una norma che già esiste nel nostro paese (la disciplina delle adozioni speciali) e di mettere nero su bianco la giurisprudenza che anche negli ultimissimi giorni è al centro dell’attenzione da parte della stampa.
Veniamo a un nodo della legge che ha suscitato qualche perplessità. Manca l’obbligo di fedeltà. Qualcuno dice che è un bene e che sarebbe da togliere anche nell’istituto del matrimonio, qualcuno la vede come una discriminazione perché si ritengono gli omosessuali incapaci di essere fedeli. Ci vuole spiegare il significato di questa assenza?
I nostri alleati di governo volevano garanzie sulla differenziazione del matrimonio, e hanno puntato sulla questione del vincolo di fedeltà. Noi abbiamo accettato per il bene della legge, per far sì che le coppie si vedessero subito riconosciuti alcuni diritti. Personalmente è un vincolo che reputo inutile e anacronistico. Paradossalmente, per le coppie same-sex sarà in vigore una normativa più avanzata e moderna rispetto alle coppie sposate. Dal canto mio mi sono già attivata con altri colleghi sottoscrivendo un disegno di legge che mira ad abolire l’obbligo di fedeltà anche dal matrimonio.
È l’ora dei giudizi politici, cominciamo dal suo partito. Non pensa che l’ala cattolica del Pd abbia un peso politico troppo elevato rispetto alle posizioni reali degli elettori che vi votano? Insomma il prezzo pagato per l’accordo (la stepchild adoption) ci sembra un po’ troppo elevato, non trova?
E’ scontato dire che un partito a vocazione maggioritaria come il PD debba riflettere tutte le anime del Paese, compresa quella cattolica. Il punto è giungere laicamente a un’intesa attraverso il mutuo ascolto. Il punto d’incontro nel nostro partito era il famoso premissivo Marcucci, il “canguro”… ma il resto della storia lo conoscete bene.
Secondo lei perché il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo ha di nuovo perso l’occasione per usare il suo peso per cambiare in meglio il paese? Insomma il discorso della coerenza sul “canguro” non regge e quando si intascano i complimenti di certe forze politiche bisognerebbe aprire gli occhi. Secondo lei cos’è successo fra di loro?
Mai avrei immaginato un simile dietrofront. Con M5S avevamo fatto un buon lavoro insieme sul testo. Poi quando sono arrivate le missive dai vertici i calcoli per ampliare il consenso tra l’elettorato di destra, tutto è improvvisamente sfumato. L’ho vissuto come un tradimento politico. E anche un po’ personale. Ma il Pd ha saputo reagire immediatamente e grazie all’intervento del governo con la fiducia abbiamo salvato la legge.
C’è una nuova battaglia laica all’orizzonte, non ci riferiamo al passaggio della sua legge alla Camera che speriamo avvenga senza sorprese, ma la discussione dei disegni di legge sui temi del fine vita. Eutanasia e Testamento Biologico. Ci può dire la sua posizione?
Credo in un paese che sia capace di rispettare la sensibilità di ciascuno. Che sia all’altezza delle scelte che ciascuno di noi può essere chiamato a fare nel corso della propria vita, scelte che possono riguardare anche la fine di questa. Il corpo è un tempio che ogni individuo ascolta in maniera diversa. Il modo in cui una persona vuole avvicinarsi alla morte riguarda la sfera personale entro la quale lo stato deve porre il minor numero possibile di paletti ideologici. Io sostengo convintamente l’eutanasia legale e la regolamentazione delle disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari.
Alessandro Chiometti