[voto 7,9/10] – [attenzione spoiler]
Ci abbiamo sempre sperato, l’autore di capolavori come “Il sesto senso”, “The Village” e “Unbreakable” non poteva aver per sempre perso il suo tocco magico.
Certo, la sua crisi è stata pesantissima, dopo “Lady in the water” e “L’ultimo dominatore dell’aria” che già erano polpettoni inguardabili abbiamo veramente temuto di averlo perso per sempre dopo il terribile “After Earth” che molti giudicano il peggior film di sempre. Ben 14 “Razzie Awards” (gli anti-oscar, ovvero i “premi” per i peggiori film della stagione) nella sua bacheca dal 2006 al 2013 che rischiavano di oscurare per sempre l’oscar per “Il sesto senso”.
Poi il timido risveglio dello scorso anno con “The visit”, di certo non memorabile, ma che per lo meno (al di là di terribili leggerezze nella trama) lo riportava un poco in auge.
Ora “Split” lo fa tornare ad altissimi livelli, degni del terzetto di film del suo periodo d’oro.
Il film è inquietante e ottimamente interpretato da James Mc Avoy che per questa sua impresa recitativa meriterebbe un oscar per ognuna delle personalità del protagonista che ha portato sullo schermo.
Si parla infatti di un rapimento di tre ragazze in una città americana da parte di uno psicopatico affetto da disturbi dissociativi dell’identità. In particolare il tizio in questione Kevin Crumb ha ben ventitré identità diverse che la sua psichiatra Karen Fletcher conosce benissimo e grazie ad un sapiente lavoro è riuscita a farle coesistere facendo assumere il comando ad una di loro che corrisponde a quella di uno stilista effeminato di nome Barry.
Le ventitré personalità in questione sono così diverse fra di loro che alcune di loro soffrono di allergie e altre no, una di loro e soltanto quella ha il diabete, una è quella di un razzista (anche quella una brutta malattia), e così via in un patchwork in cui il Kevin Crumb originale è scomparso. A causa degli abusi subiti da piccolo da una madre troppo autoritaria.
Quello che non sa la dottoressa è che da qualche tempo è una personalità forte, autoritaria e fobica di nome Dennis a gestire la situazione imitando la personalità Barry quando va alle sue sedute. Perché questo sia successo lo scopriamo nel corso dei racconti alla stessa dottoressa, un trauma sul lavoro aveva rovinato il fragile equilibrio consentendo a Dennis, Patricia (una personalità femminile molto ambigua) e Hedwig (la personalità di un problematico bambino di nove anni) di aver messo a tacere tutte le altre che riescono a controllare il corpo solo per pochi secondi e mandare mail disperate alla dottoressa.
Ma perché il rapimento delle tre sventurate ragazze? Perché c’è una nuova personalità che la dottoressa non ha mai incontrato, è quella della “Bestia” che, racconta Dennis non è umana ma è l’evoluzione degli umani. Ha la pelle durissima, è fortissima ed è anche in grado di arrampicarsi sui muri grazie alla sua particolare epidermide. A questa bestia dovranno essere sacrificate le ragazze perché lei prenda il controllo del corpo di Kevin e si riveli al mondo.
La dottoressa non crede che questa personalità sia reale ma che sia solo un trucco di Dennis e Patricia per tenere gli altri sotto controllo; pagherà caro questo errore di sottovalutazione. Infatti la ventiquattresima personalità esce allo scoperto e fa una strage prima di scappare per la città.
Nel finale in un affollato bar della città le tv cominciano a riferirsi al fuggitivo con il nome de “L’orda” e qualcuno comincia a ricordare di un altro caso spaventoso per la stessa città di qualche anno prima ma non si ricorda il nome del criminale… quindi appare Bruce Willis (ovvero il David Dunn di Umbreakable) che suggerisce il nome “L’uomo di vetro” mentre pone al banco il suo caffè e capisce che deve ricominciare a fare gli straordinari.
Il film funziona benissimo nonostante un paio di forzature evitabili, di fronte alle quali non possiamo che chiederci “ma sono gli americani a essere scemi o sono i registi americani che hanno così scarsa considerazione dei loro compatrioti?”. L’ardua sentenza a chi li conosce meglio di noi.
J. Mnemonic