LETTERA APERTA AD ANTONIO SOCCI

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Gentile Sig. Antonio Socci

Ho notato che negli ultimi tempi il sito di google è solito pubblicare alcuni suoi articoli d’opinione.

Non so se ciò accada perché qualche ente ecclesiastico nostrano è diventato azionista di google, o se lei vanta conoscenze nella redazione che seleziona le notizie che compaiono sugli schermi dei nostri tablet o se nella stessa redazione esiste una tale garanzia di pluralismo estremo per cui a breve potremmo trovare anche un articolo di qualche opinionista dell’Isis.

Sta di fatto che per ben due volte nello spazio di quindici giorni mi sono comparsi sugli schermi ben due suoi articoli con i quali (con mio estremo stupore) mi sono trovato d’accordo solo ed esclusivamente nelle conclusioni: quest’ultimo particolare debbo sottolinearglielo affinché ella non si faccia idee sbagliate sulle sue personali capacita di persuasione.

Il primo articolo infatti riguardava la sua intenzione a non versare più l’8xMILLE alla CCAR: intenzione che io personalmente applaudo anche se per ragioni diverse dalle sue, dato che (come avrei ben immaginato fin dal 2013) le posizioni dell’attuale pontefice non rientrano nelle sue visioni socio-politiche che ricordano un po’ troppo il Concilio di Trento.

Al contrario di lei invece io sono convinto che l’8xMILLE non vada affatto versato per il semplice motivo che (oltre alla sua dubbia destinazione) uno stato laico non può entrare nella ripartizione delle sottoscrizioni che ciascun affiliato ad un dato culto religioso decide di versare alla casse dello stesso e meno che mai con una dinamica perversa come quella della legge 222/85 redatta da un tal Tremonti prima che diventasse “federalista”.

A tal proposito infatti mi sento in dovere di darle un consiglio: se è davvero sua intenzione non versare l’8xMILLE nei fatti oltre che ad averlo dichiarato pubblicamente, come se al resto dell’Italia interessasse qualcosa (le confesso che io la notte avrei dormito benissimo anche senza averlo saputo), faccia attenzione ad esprimere comunque una preferenza sul 740 perché altrimenti il suo 8xMILLE sarà ripartito nella stessa misura delle scelte espresse, il che praticamente coincide con averlo versato in massima parte alla CCAR (non so se i confessionalisti siano informati di questo, ma mi sembrava doveroso aiutarla in tale sua scelta decisamente in controtendenza).

Passando al suo secondo articolo d’opinione con il quale mi trovo d’accordo (sempre e solo nelle conclusioni) veniamo al suo personale rimpianto per il pontificato di B16, in particolare al fatto che sia l’unico ad avere il coraggio di affrontare la bomba islamica.

Nessun uomo che abbia mai seduto sul trono di Pietro ha mai portato così tante adesioni alle associazioni laiciste: anche noi attivisti delle associazioni per la laicità dello stato o per i diritti dei non credenti lo rimpiangiamo perché il sostegno che il Sig. Ratzinger ha “involontariamente” dato alle nostre istanze è stato inimmaginabile al punto che, all’epoca dei fatti di Eluana Englaro, alcuni cattolici ferventi che avevano una visione un po’ più evoluta di Nicholas Eymerich chiesero a me personalmente la procedura per sbattezzarsi sdegnati com’erano dalla politica della Santa Sede in tema di fine vita.

Anche qui però le premesse sono diverse, noto infatti che ella ne glorifica l’operato andando a rispolverare quella che fu la peggiore caduta di stile del suddetto pontefice quando nel 2006 affermò che “L’islam usa la spada e non la ragione” provocando una tale tensione al livello internazionale che per poco non ci portò al limite della guerra mondiale.

Premesso che un non credente si chiederebbe dove invece la chiesa cattolica vada usando la ragione, è curioso notare come oggi la stampa confessionale e/o “di corrente” (tra cui il destinatario della presente) vada rispolverando tali affermazioni sostenendo che B16 ci avesse messo in guardia contro l’islamismo.

Leggo poi nel suo articolo che “islamismo” non vuol dire comunque “islam” ma, nel trasporre tale posizione al nostro panorama (nel quale confessionalismo non vuol dire cattolicesimo), sembra giusto sottolineare che, non solo sarebbe legittimo temere una confessionalizzazione dell’Europa oltre che una sua islamizzazione, ma anche che il Sig. Ratzinger parlò esplicitamente di “Islam” e non di “Islamismo”.

E’ inutile negarlo: con le sue parole testuali egli sparò a zero sull’islam e non sulla “velleità di alcuni tra i suoi esponenti di voler applicare alla vita pubblica i principi di quella religione”, pertanto resta difficile trovare un ipotetico appiglio per individuare un suo “achtung baby” contro il solo islamismo all’Europa e all’Occidente intero.

In ogni caso se con estrema fantasia intendete assolutamente trovarlo, sono dolente di doverle comunicare che Ratzinger non fu assolutamente il primo ad evidenziare (in modo altrettanto sbagliato di quanto già fece prima di lui Oriana Fallaci) questioni che da anni le associazioni laiciste andavano sottolineando.

Ma, mentre tanto i suddetti personaggi (così come anche lei) sembravano preoccupati solo ed esclusivamente dell’impatto sociale dell’islam, da questa parte della società l’attenzione nei rapporti tra stato laico e confessioni religiose era (ed è tutt’ora) a 360 gradi.

A titolo di esempio lei si preoccupa del fatto che l’islam sia “ … una concezione globale dell’uomo, della società, della giurisprudenza e dello stato … ed è difficilmente compatibile con la liberaldemocrazia e con la modernità occidentale” come se il cattolicesimo di cui lei è fervente affiliato (che tra l’altro ha la stessa radice abramitica dell’islam) fosse tanto diverso.

Fino a questo momento nessuna organizzazione islamica ha mai parlato di “valori non negoziabili” all’interno di un parlamento al momento dell’emanazione delle leggi da parte di quest’ultimo come se esistesse un diritto inalienabile da parte di chi è affiliato ad un culto religioso a condizionare la vita politica e sociale di chi invece non lo è; non c’è da escludere che prima o poi non lo facciano ma il problema è già noto da tempo perché siete stati voi confessionalisti a costruirlo con paziente sagacia dall’epoca del “Patto Gentiloni”.

Se lei si preoccupa di cosa accadrebbe qualora un domani in Europa si costituissero formazioni politiche di tipo islamista, le posso rispondere “Ben arrivato, non t’aspettavo !” perché guarda caso si troverebbe di fronte allo stesso identico problema che da oltre un secolo abbiamo avuto noi laici con le vostre formazioni confessionaliste.

Se lei appare rassicurato dal fatto che per fortuna il terrorismo islamico che arriva da uno stato come Daesh più di tanto non attecchisca in Europa, io potrei risponderle che uno stato terrorista di stampo totalmente cattolico ed apertamente sostenuto dal Vaticano è invece esistito sul nostro continente perché i vostri cattolicissimi ustascia tra il 41 ed il 44 in Croazia si sono comportati in modo identico se non peggiore di quanto non facciano gli incappucciati dell’Isis.

Infine sempre all’interno del suo articolo arriva la preoccupazione per il futuro concernente il confronto tra le varie confessioni religiose ed un ipotetico “stato ateo e comunista” (epiteto molto in voga tra i militanti del Ku Klux Klan … il che mi lascia molto da pensare) come se dalle vostre parti vi foste svegliati oggi e vi siate accorti del problema dei rapporti tra credenti e non credenti; la cosa che poi lascia sempre più perplessi è la visione da scuola media secondo cui “ateo=comunista” (come se Mussolini, Croce, Gentile ed Evola non fossero mai esistiti) ed il fatto che se qualcuno sia ateo o agnostico debba per forza avere automaticamente una connotazione politica.

In teoria la soluzione al problema dei rapporti “stato verso confessioni religiose e non credenti” esisterebbe già da un pezzo, si chiama Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: quel documento che il suo totem Ratzinger considerava “superato” per ragioni che forse un giorno riuscirà a spiegarci (speriamo) senza altre cadute di stile.

Su quel documento sono riportati alcuni articoli che troppo spesso sfuggono all’attenzione pubblica: il 18 che sancisce il diritto di chiunque a credere a ciò che vuole e a professare in pubblico o in privato la propria religione (per sua informazione professare in pubblico non significa “espressione pubblica” e spesso “istituzionale” come qualcuno tenta di interpretare arbitrariamente), il 19 dove è sancito il diritto di ciascuno ad esprimere la propria opinione e soprattutto il 30 dove è esplicitamente affermato: “Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di qualsiasi Stato gruppo o persona di esercitare un’attività o di compiere un atto mirante alla distruzione dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

Una corretta applicazione di tali principi all’interno di una costituzione europea, che non siamo ancora riusciti ad avere, garantirebbe tutti gli elementi per mantenere la tranquillità istituzionale del vecchio continente in uno stato laico (non ateo), così come Bauberot insegna.

Il primo problema è che la costituzione europea non è decollata e vai a sapere quando ne riprenderemo in mano il progetto.

Il secondo più grande problema è: saranno disposti i confessionalisti ed i loro colleghi islamisti ad accettare il rispetto dei principi enunciati nella Dichiarazione Universale “senza se e senza ma” e soprattutto senza riadattarli arbitrariamente ed impunemente alle loro dottrine religiose ?

Sicuramente i “cattolici laici” ed i “musulmani laici” (ossia praticanti della propria religione senza imporla agli altri) non avrebbero problemi, ma la domanda è rivolta ai confessionalisti e agli islamisti che non godono di tale prerogativa e che sono il terreno per la fioritura di intolleranza verso chi non la pensa come loro, verso le comunità GLBTQIA e (nei casi peggiori) di movimenti estremisti come gli Ustascia o l’Isis.

Ho fatto una domanda equipollente per iscritto all’attuale pontefice e lui mi ha fatto rispondere dalla sua segreteria con una “benedizione celeste” di cui sinceramente non so cosa farmene; non so come si sarebbe sentito lui se, dopo avermi rivolto una proposta di dialogo per una convivenza civile tra persone aventi diversa concezione del mondo io gli avessi risposto inviandogli una pianta di ginestra o un certificato di sbattezzo.

Come già dissi al Sig. Bergoglio non è necessario che lei mi risponda perché la sua potenziale risposta già la conosco.

Infatti sono convinto che il continuare a sbandierare il suddetto problema e a non volerlo affrontare dal punto di vista egualitario (ossia “tutte le religioni più i non credenti” sullo stesso piano nei rapporti con lo stato laico senza reciproca prevaricazione al livello pubblico e privato) sia finalizzato ad un unico scopo: ossia quello di voler mantenere un primato socio-politico di un’unica religione che (demolita alle sue basi da una società sempre meno confessionalizzata) ora si vede minacciata in Europa dai suoi “cugini di origine abramitica” venuti dal Medio Oriente.

In altre parole: lo stato confessionalista del quale sia lei che Ratzinger siete accaniti sostenitori si sente minacciato da un’altra confessionalizzazione (quella dell’islamismo) ed improvvisamente inizia a fare discorsi sulla falsariga di quelli che da oltre cinquant’anni arrivano dalle formazioni laiche.

Non è un caso che alla fine del suo articolo lei se ne esca con un maldestro gioco delle tre carte indicando la “terza via” proposta da Ratzinger che sarebbe quella di dire: “No stato islamico, no stato laico, ma bensì stato confessionale !”.

Non so quanti lettori di LIBERO possano farsi infinocchiare da tali posizioni: io personalmente sono stufo di giochetti pseudo-epistemologici più che altro perché conosco i metodi della classe clericale e della categoria “intellettuale” che la sostiene.

Resta inteso che il giorno in cui ella potrà dar garanzia di saper contenere le sue convinzioni religiose ad un contesto personale (pur avendo pieno inalienabile diritto di manifestarle pubblicamente) potremmo riprendere l’esame del problema su un piano laico e democratico.

Ma faccia attenzione: se davvero desiderate un’Europa in cui esista una garanzia di democrazia e pluralità tale da contenere derive estremiste non sarà certo il supporto ad una supremazia identitaria (cattolica o islamica che sia) quello che potreste aspettarvi dai vostri concittadini laici, ma solo parità di diritti in uno stato laico.

Francesco Saverio Paoletti

25 Aprile 2017   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , ,