[attenzione spoiler]
voto 5,6/10
Da Gore Verbinski ci aspettavamo di più. Del regista che abbiamo molto apprezzato per “The ring” e la trilogia de “I pirati dei caraibi” ma anche per il significativo “The weather man” con Nicolas Cage, ci aspettavamo un ritorno all’horror che fosse molto più convincente.
Invece al di la’ della solita maestria con la macchina da presa (molto bravo a mostrare situazioni “ansiogene” anche in luoghi inconsueti per il gotico, tipo la piscina di una spa nelle Alpi svizzere) questo film sembra mancare del primo requisito fondamentale per ogni storia horror o thriller che si rispetti, ovvero la “credibilità”.
A parte il fatto che vecchi ricchi miliardari che scompaiono dai luoghi del loro potere per lasciare in mano tutte le loro fortune ai consigli di amministrazione sono già poco credibili di per se, ma è l’intero impianto costruito a risultare goffo.
La Trama mostra uno spregiudicato broker di Wall Street, Lockheart (Dane De Haan) che viene “incastrato” dal consiglio direttivo della sua azienda per aver fatto transazioni illegali. Per evitare la denuncia deve andare a recuperare il boss supremo, Pembroke, che sarà offerto al suo posto alla commissione tributaria. Questo per la gioia di tutti i componenti del direttivo che si spartiranno il bottino di una imminente fusione. Il problema è che Pembroke non vuole lasciare la spa sulle alpi svizzere in cui si è rifugiato e quindi non potrà firmare i fogli della fusione.
Quando Lockheart arriva alla spa, si rende conto subito che c’è qualcosa che non va. I clienti sembrano tutti prosciugati della loro forza di vita e passano le giornate seduti quasi ad aspettare che arrivi l’inevitabile. In seguito ad un incidente d’auto anche Lockheart si ritrova ospite della struttura e fra ispezioni, misteriose ragazze affette da malattie ancora più misteriose, medici pseudo-nazisti e traffici di cadaveri notturni. E’ più che chiaro che c’è qualcosa che non va e qualche inenarrabile segreto rinchiuso fra quelle mura, che di roba strana ne han vista dai tempi del linciaggio degli ex nobili da parte dei popolani.
Ma la storia non decolla mai, il ritmo è carente e le allucinazioni del protagonista contribuiscono a rendere il tutto poco credibile. In particolare il finale è davvero stereotipato al limite della visibilità.
In buona sostanza uno Shutter Island riuscito male e di cui non si sentiva la mancanza.
Un’occasione davvero sprecata per il ritorno di Verbinski all’horror.
J. Mnemonic