Molto spesso ci domandiamo come far comprendere in modo facile e senza grandi giri di parole il concetto di tolleranza a chi tollerante non è. Certo, possiamo suggerire di leggere i nostri contributi o quelli molto più autorevoli di Locke, Voltaire, D’Holbaq e Popper. Possiamo suggerire di guardare con mente critica e aperta a quello che ha portato l’intolleranza nella storia dell’Homo Sapiens.
Però poi quando ti scontri con delle persone veramente chiuse alla fine ti dicono, “Ok, tu pensala come vuoi con tutti i tuoi bei discorsi, ma io resto dell’opinione che mettere un bel muro fra me e chi la pensa diversamente da me e impedire a chiunque al pensi diversamente di entrare in questa città sia la cosa più sicura e conveniente per me e la mia famiglia.”
A quel punto si possono avere due scelte, stringere le spalle e sperare che la quota di analfabetismo funzionale nel paese non superi mai i livelli endemici, oppure in un ultimo disperato tentativo regalare al tizio in oggetto questo piccolo romanzo, un po’ datato a dire il vero ma attualissimo, da leggere tutto di un fiato (Ed. Ponte alle Grazie 2001, 121 pagine, € 9,30).
La storia è molto semplice, un uomo di origine giamaicana viene assunto da altri uomini di origine giamaicana nel loro staff di pulizia di un bagno pubblico a Londra.
Ora, dando per scontato che a tutti sia noto lo storico razzismo dei neri giamaicani contro i bianchi, immaginate cosa può succedere quando hanno a che fare con bianchi che oltretutto vengono nel loro bagno a fare schifezze gay.
I giamaicani non li chiamano gay e non li chiamano omosex, li chiamano rettili. E questo la dice lunga. Per di più, dato che l’amministrazione di quel municipio di Londra ci tiene a far bella figura gli intima che “certe cose” non possono permetterle altrimenti perderanno la licenza.
Ovviamente loro sono costretti ad obbedire agli ordini e per questo impareranno cosa vuol dire la tolleranza e soprattutto quanto vale.
Non abbiamo molte speranze che l’interlocutore del tipo suddetto usi questo libro per scopi diversi da quelli che rientrano nel tipo “sistemare la gamba del tavolo che balla”, però visto che siamo sotto Natale se riuscite a reperire delle copie da regalare a questi interlocutori… insomma, lasciamoci prendere dall’atmosfera dickensiana che non si sa mai.
J. Mnemonic