Ogni qualvolta non c’è un referendum da far fallire a causa dell’anacronistico quorum tutti ( e sottolineiamo tutti) si ricordano improvvisamente della storiella per cui il voto è un diritto ma anche un dovere civico e pertanto alle urne bisogna recarcisi per forza.
“Poi semmai fate scheda bianca o nulla se non vi sentite rappresentati” hanno detto in disperati appelli personaggi super partes come la Gabanelli.
Sinceramente io che mi sono tenuto ben alla larga dal seggio e per non rischiare non ho neanche rinnovato la tessera elettorale di questo sorrido. Amaramente, ma sorrido.
Come sempre in Italia è l’ultima ruota del carro (ovvero in questo caso l’elettore) che viene richiamato ai suoi presunti doveri mentre le istituzioni dei loro se ne sono disinteressate in modo strafottente negli anni passati.
Diciamolo, far tornare al voto con una legge che ha gli stessi principi di incostituzionalità della precedente non è stato certo il miglior spot con cui poteva presentarsi il governo uscente.
E anche il sommo garante delle istituzioni e della costituzionalità, leggi Sergio Mattarella, non è che ci ha fatto una bella figura nel promulgarla. Insomma quante volte lo deve dire la Corte Costituzionale che premi di maggioranza così proposti e l’impossibilità di esprimere le preferenze nelle liste dei partiti non sono cose compatibili con la nostra Carta?
Ora tralasciando i maligni che dicono che il Rosatellum sia stato studiato apposta per non far vincere nessuna forza politica, resta evidente che se volevate sollecitare il mio senso civico (come del resto quello del 27,01% di italiani non-votanti) dovevate impegnarvi un po’ di più, cari sinceri democratici delle istituzioni. E magari in tempi non sospetti, non al ridosso delle elezioni.
Innanzitutto, per favore, finiamola una buona volta col ricordarci che i nostri nonni hanno combattuto e sono morti per questo diritto di voto e diciamo la verità una volta tanto. Se i nostri nonni avessero saputo dello scempio costituzionale bipartisan fatto negli ultimi anni non avrebbero certo rischiato la vita per questo paese e piuttosto sarebbero scappati con le loro famiglie.
Ma vi immaginate mio nonno seduto sui monti del Mugello che pulisce il fucile dopo essere scampato a una rappresaglia delle SS e in un flash-forward cinematografico ha la visione di un parlamento italiano che attesta di credere, votando la fiducia a Berlusconi, che Ruby Rubacuori è la nipotina di Mubarak? O della Fornero che piange lacrime di coccodrillo per gli esodati? O della campagna acquisti di deputati e senatori?
Beh ve lo dico chiaramente, avrebbe buttato il fucile e avrebbe rifiutato la responsabilità di aver contribuito a creare questo letamaio.
Ma, senza andare a nominare altri scheletri della storia recente della Repubblica vogliamo restare sulla ultima campagna elettorale che avrebbe far dovuto alzare le nostre ignave chiappe? Allora cominciamo ad esaminare chi e come si è presentato alle elezioni.
Forza Italia ha un simbolo contenente la scritta “Berlusconi Presidente”, ovvero dichiara in anticipo la volontà antidemocratica di proporre un ineleggibile come Presidente del Consiglio. Cos’è la commissione elettorale stava provando il Valium?
Salvini giura nei suoi comizi sul Vangelo e brandisce un rosario, roba da far rabbrividire anche la Democrazia Cristiana, ovviamente mentre invoca con sacro spirito ecumenico i lager per i migranti del nord Africa.
Di Maio che dovrebbe rappresentare le “forze nuove” corre a Napoli a farsi fotografare mentre bacia il sangue di San Gennaro.
Renzi promette di cancellare ogni tassa che gli viene in mente ed elargisce bonus a destra e manca che neanche avessimo scoperto il petrolio in val padana. “E io pago!” verrebbe da dire.
Poveracci che vogliono riproporre una sinistra con la grande idea di resuscitare D’Alema. E se fosse stato disponibile avrebbero imbarcato anche Veltroni per due voti in più.
Giorgia Meloni che si presenta così tanto ritoccata sui manifesti che quando va in giro a fare i comizi gli chiedono “Ma tu chi sei?”.
Forze dichiaratamente fasciste ammesse alla competizione, ma questa ormai è un’abitudine… del resto si sa che a noi il pensiero liberale di Popper piace solo in funzione anticomunista, mica quando insegna a non tollerare gli intolleranti per salvare la democrazia.
La Bonino che propone politiche di thatcheriste con quarant’anni di ritardo e senza uno straccio di welfare, roba che anche nella city londinese gli direbbero che è troppo spregiudicata.
Per non parlare delle varie forze minori, da Adinolfi che va ancora in giro a sbandierare embrioni a Rifondazione Comunista che per l’ennesima volta nasconde falce e martello dietro improbabili alleanze dell’ultimo momento.
Insomma come accade sempre più spesso il partito del non-voto (astenuti, schede bianche e nulle) è di nuovo saldamente in testa in Italia (oltre un milione di persone in più rispetto alla coalizione di centrodestra che è maggioranza relativa) e, lasciatemelo dire con tutte le ragioni.
Questo una volta metteva paura ai sinceri democratici perché, si capisce facilmente, la cosa può aprire la via a soluzioni non democratiche o, come si diceva una volta, “fuori dall’arco costituzionale”.
Se i sinceri democratici che ci governeranno (a prescindere da quali saranno gli accordi di questi giorni) ritengono che questo sia ancora un rischio per la democrazia forse occorrerà ragionarci sopra per tempo, su cosa fare per rendere di nuovo credibile ai nostri occhi il mezzo delle elezioni. Possibilmente senza chiamare in causa mio nonno, che la sua pace se l’è meritata.
Alessandro Chiometti