Spettabile ministro Fontana, dopo le sue uscite pubbliche (degne del miglior Rocco Buttiglione degli anni ruggenti) rese a poche ore dalla sua nomina, sono arrivate all’attenzione dei media non poche reazioni così come ogni personalità politica del suo calibro dovrebbe aspettarsi.
A fronte di ciò è un vero sollievo notare come il suo freddo acume politico abbia immediatamente fiutato la ragione per cui tali critiche siano state sollevate.
Infatti mentre noi tutti miseri mortali passavamo il tempo a scervellarci su quali fossero le cause di tanta reattività da parte di una certa opinione pubblica, ella (forte di nuova visione della realtà infusa dal “governo del cambiamento”) aveva già compreso la causa di tanta veemenza: tutti attaccano la sua persona perché lei è cattolico !
Lo so … purtroppo è un mondo difficile !
Non è facile vivere in un mondo che discrimina arbitrariamente le persone a causa di singole posizioni individuali, un mondo che ha processato a Norimberga Hermann Goering perché era obeso; è opportuno anzi aggiungere che, se non si fossero suicidati prima, anche Hitler e Goebbels molto probabilmente sarebbero stati imputati a quel processo (il primo perché non ha mai dipinto un quadro che ritraesse volti o figure umane, il secondo perché zoppo).
Ma la crudeltà di questo mondo non finisce qui: pensi alla fine che ha fatto Pol Pot con la sola colpa di essere cambogiano, al povero Ante Pavelic che è dovuto fuggire a Santo Domingo perché era laureato in legge (e si sa quanto i giuristi fossero malvisti nella Croazia di Tito), pensi alla fine che ha fatto Ed Gein perseguitato dai suoi stessi concittadini con la sola colpa di essere americano.
E Berija ? … già il povero Berija, fatto fuori dai colleghi del Comintern solo perché era ingegnere !
Dobbiamo riconoscerlo: la discriminazione su basi individuali è un male terribilmente diffuso che non risparmia nessuno, io stesso (faccio mea culpa) riconosco di non esserne immune perché so bene che i miei pregiudizi su Donald Trump e su Kim Jong Un sono legati al fatto che entrambi si ostinano a non cambiare il rispettivo barbiere.
A fronte di ciò ben sapendo che ella (in virtù della sua carica istituzionale) non nutre pregiudizi similari verso cittadini di questo o di altri paesi, mi auguro che non legga la presente nota del sottoscritto come uno scherno nei suoi confronti, altrimenti sarei legittimamente indotto a pensare che mi sta attaccando perché sono nato nel 1964.
Sono pertanto ad inoltrarle i miei meno distinti saluti accompagnati da un augurio di “buon lavoro” (mi scusi le virgolette, ogni tanto mi scappano compulsivamente) nel governo appena nominato.
Francesco Saverio Paoletti