Dire “noi ve l’avevamo detto” è sempre brutto e autoreferenziale, lo sappiamo. Ma è così; noi (i cattivi laicisti, quelli che non sapevano vedere quanto bene faceva la Chiesa, quelli che non si rendono conto che essere atei è stupido, quelli che vogliono negare la libertà di religione) ve l’avevamo detto almeno dall’inizio degli anni 2000.
Quando la reazione di Karol Woytjla giungeva al suo compimento azzerando quasi del tutto i progressi del Concilio Vaticano II, quando le folli acclamanti osannavano il papa rock la cui linea dottrinale era dettata da Ratzinger e quando i sedicenti intellettuali stabilivano che la laicità era un concetto superato per la democrazia, noi ve l’avevamo detto che sareste dovuti tornare alla realtà sulla Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Negli anni scorsi i conflitti sui diritti civili (arrivati finalmente al dunque) hanno cancellato come d’incanto i mondi immaginari dei “progressisti vaticani”. Quelli come Livia Turco “dalla Chiesa la sinistra ha solo da imparare” (più o meno testualmente in varie occasioni); o Walter Veltroni che ebbe modo di promulgare la grande rivoluzione nell’aver sostituito il concetto di solidarietà con quello di carità cristiana; o Rosy Bindi convinta che la grande maturità dei cattolici li avrebbe portati a votare quattro schede bianche al referendum consentendo al paese di non passare anni nel medioevo della legge 40.
Adesso i recenti conflitti, non ancora risolti, sembrano venir cancellati dalla figura di Papa Francesco I “il rivoluzionario” come vogliono chiamarlo a tutti i costi. Anche quando è ormai chiaro che di rivoluzionario ha fatto ben poco.
È evidente che molti cattolici si trovano in difficoltà con questo papa, ma sono solo giochi di potere interni alle gerarchie e nella gestione dell’enorme flusso di denaro che continua ad esistere (ed anzi aumenta) attorno alla CCAR. Per il resto siamo in attesa, da ormai più di cinque anni, che Papa Francesco I cambi una sola virgola della dottrina cattolica.
Anche la recente intervista su “Il sole 24 ore” che tanto ha fatto battere i cuori della sinistra (il Papa ha fatto suo il proverbio africano “se vuoi andare veloce va da solo, se vuoi andare lontano va insieme agli altri” e per questo gli elogi sul papa marxista-leninista si sono sprecati fra compagni) evidenzia solo un grande affabulatore che parla tanto sulla necessità di “equità” e “giustizia sociale” ma evita bene di addentrarsi nell’annosa questione del “che fare?” .
Perché vedete anche Berlusconi e Salvini dicono di perseguire “giustizia sociale” con la flat tax.
È inutile dire “ci vuole giustizia” se non spieghi la tua idea di giustizia ed è inutile dire “Cattolici rispettate l’ambiente” se non espliciti: “Cattolici, togliete i soldi dagli investimenti nelle multinazionali del petrolio, non comprate più macchine che non siano quanto meno ibride e smettetela di tirar fuori il petrolio con il fracking”.
Insomma chi vuole mettere Papa Francesco I alla guida della nuova coalizione progressista farebbe bene a trovare leader che guidino multinazionali meno compromesse del Vaticano.
Ma il brutto risveglio arriva anche per alcune gerarchie cattoliche. Quando sentiamo leghisti e fascisti che vogliono il crocifisso in classe ma organizzano sit in contro il vescovo che accoglie i migranti, o quando sentiamo Socci che vuol spiegare al papa come essere cattolici, o quando vediamo politici far campagna con il crocifisso il vangelo e il rosario senza nessuno che gli dica niente, queste sono tutte sconfitte del mondo cattolico propriamente detto. Perché sono prove inconfutabili che la CCAR può essere anche all’apice del suo potere economico e politico (in Italia) ma è al minimo storico della sua autorevolezza.
Pensateci un poco, sinceramente pensate che avreste mai sentito dire da un cattolico a Giovanni XXIII quando ha aperto il concilio “ma che vuol fare questo sciocco?” .
Allora perché oggi il sedicente cattolico dice al Papa “prendili a casa tua!” quando parla di migranti?
Per il resto, sull’attuale processo di dissolvimento della CCAR, basta vedere il crollo del numero di cattolici in Brasile (l’ex paese più cattolico del mondo), gli spalti perennemente vuoti nei viaggi del papa a meno che non siano in Polonia o in Africa, le contestazioni sfociate anche in attentati alle chiese durante il viaggio del Papa in Cile a causa dei casi della pedofilia.
E noi sì, ve l’avevamo detto.
L’unico modo per garantire convivenza pacifica in qualunque paese è smettere di parlare di inesistenti “maggioranze religiose” e applicare i principi laici. Laici senza aggettivo. Non “sanamente laici” come Ratzinger aveva insegnato a dire ai suoi fedeli stormi di giornalisti e intellettuali prezzolati.
La laicità è una e non prevede aggettivi, è quella che pretende di separare governo e chiese e di governare come se dio non esistesse. E’ stato questo a far finire le guerre di religione nei secoli passati.
È la nostra dimenticanza che permette il rinvigorirsi di razzismo e pregiudizi su base etnica e religiosa nei nostri giorni e se domani Papa Francesco I perdesse la sua battaglia politica in favore dell’umanità verso i migranti (battaglia che un laico non può che appoggiare a prescindere perché le basi della laicità non possono che essere i Diritti umani) preparatevi al peggio.
La miscela di fanatismo territoriale, razziale e religioso è ciò che ha scritto le pagine più terribili della storia umana.
Alessandro Chiometti