Il “dissenso strategico”

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Quando determinate situazioni cominciano a diventare pesanti e
rischiose, c'è sempre qualcuno che, invischiato fino al collo in queste
stesse situazioni, finge ipocritamente di prendere le distanze da chi
le manovra.

Faccio subito un esempio. Ultimamente l'autorità della Chiesa,
prevalentemente a causa degli atteggiamenti invasivi ed intransigenti
di Papa Ratzinger, ma anche per via dei tanti sacerdoti cattolici
accusati in tutto il mondo di pedofilia, ha cominciato a vacillare come
mai fino ad oggi.


Molte persone, tra le quali non mancano i credenti, esprimono perplessità sempre maggiori rispetto alla buona fede di "Mamma Chiesa" e si chiedono in virtù di quale principio un'Istituzione che dovrebbe fondarsi esclusivamente sul messaggio cristiano della solidarietà, della fratellanza e dell'umiltà, sia configuri invece a tutti gli effetti come un consolidato centro di potere economico, talmente influente sul piano politico e finanziario da "mettere in ginocchio" il Governo italiano.

Queste stesse persone si chiedono altresì da quale fonte cristiana derivi il diritto, che la Chiesa si arroga, di detenere una serie di privilegi giuridici in netto contrasto con l'affermazione secondo la quale "la fede non si impone" (vedi lo scandalo del prelevare dalle casse dello Stato, quindi dalle tasche di noi tutti, "fedeli" o meno, i fondi per pagare gli stipendi agli insegnanti di religione).

Di fronte all'inconfutabile "calo di immagine" subìto dal Vaticano, in seguito, per l'appunto, alle sue pretese sempre più sfacciate, anacronistiche e perciò inaccettabili da qualunque altro Governo occidentale, a parte quello italiano, nonché in seguito al marciume che emerge quotidianamente da ambienti e noti personaggi vicini alla Chiesa, alcune Personalità del mondo cattolico da qualche tempo si dichiarano sommessamente contrariate relativamente a determinate posizioni assunte dai loro "Grandi Capi"; sommessamente perché la regola dell'obbedienza, imposta al Clero nei confronti delle sue massime autorità, non consente ai religiosi "di professione" di denunciare a chiari toni gli errori e le degenerazioni della Chiesa, per cui i suddetti Vescovi e Cardinali, per così dire, "dissidenti", si limitano a ribadire con particolare veemenza quei valori cristiani talmente scontati, che sarebbe scontato la Chiesa rispecchiasse.

Mi spiego in parole povere: un conto è dire che la missione della Chiesa non è quella di tergiversare in elucubrazioni dottrinali e teologiche, spesso talmente artificiose da risultare assolutamente ridicole, ma consiste nel lottare concretamente a favore dei bisognosi; un altro conto è dichiarare apertamente che la Chiesa, a favore dei bisognosi, si prodiga in realtà soltanto a chiacchiere, perché poi, di fatto, l'unica opera buona che compie è quella di ridistribuire ai poveri una minima parte di ciò che ha succhiato allo Stato italiano, trattenendo per se stessa la "gran parte".

E' ovvio che sottolineare la missione autentica ed originaria della Chiesa, fa sì che l'incongruenza rispetto alla prassi venga alla luce con maggiore evidenza. Ma criticare in questi termini non è la stessa cosa che criticare esplicitamente, entrando nel merito…

Porre l'accento sulla purezza del messaggio cristiano senza pronunciare contemporaneamente accuse palesi nei confronti di chi lo trasfigura, a mio giudizio, è soltanto un furbo stratagemma per dissociarsi dall'operato di Ratzinger, di Ruini, di Bagnasco o di Bettori, per guadagnare consensi presso l'opinione pubblica, salvaguardando però, nello stesso tempo, la propria posizione personale. E viene da sé che un simile atteggiamento non può che essere dettato dall'interesse…

Chi lotta davvero in nome di alcuni princìpi si rifiuta di appartenere ad un'Istituzione che, obiettivamente, è in tutt'altre faccende affaccendata…

Un uomo che agisse sinceramente in nome di Cristo e dei suoi insegnamenti, non si farebbe scrupoli ad attaccare ad alta voce (come fece Gesù con i mercanti del Tempio), coloro che stanno  squalificando il messaggio cristiano; perché un vero cristiano, in nome di Cristo, è disposto a perdere tutto ciò che ha, incluso il suo "trono", anzi, soprattutto il suo trono, piccolo o grande che sia!!! Un vero cristiano  non scenderebbe mai a compromessi per continuare a mantenere un posto sul palco delle "Autorità"…

Chi condanna la smania di potere, se non è un ipocrita, al potere ci rinuncia…

Chi pensa che la Chiesa non debba confondersi con la politica, non siede in quanto religioso ai tavoli dei politici…

In caso contrario, siamo in presenza di una di quelle classiche battaglie interne, condotte unicamente con l'obiettivo di avanzare nella scala gerarchica; siamo in presenza di un "dissenso strategico" finalizzato a sfruttare l'onda negativa, dalla quale è attualmente travolto il Vaticano, per acquistare posizioni di maggiore rilievo all'interno della medesima struttura, senza compromettere, ovviamente, la sua "tenuta" generale…

Ora io chiederei a questi signori: in cosa si differenziano i vostri comportamenti da quelli dei nostri politici? Sono molti gli uomini politici che restano all'interno del loro Partito, pur non condividendone più le linee programmatiche, soltanto per mantenere la poltrona sotto il sedere.

Quali elementi potete esibire, voi, a supporto della vostra presunta buona fede rispetto a quella che dovrebbe essere una vera e propria "missione", che è ben diversa da un "incarico" di tipo  professionale?

Che fine ha fatto quella testimonianza che, secondo il Vangelo, doveva necessariamente accompagnare (se non sostituire del tutto) le varie prediche? Credete che le prediche siano ancora efficaci da parte di chi con il suo stile di vita  non ne incarna minimamente i contenuti?

E passando ai contenuti…

Avete rinunciato ai vostri agi personali…?

Siete soliti affrontate quotidianamente dei sacrifici reali, come faceva ad esempio Madre Teresa di Calcutta, oppure vi comportate esattamente come i managers di una qualunque azienda…? Anche i managers dicono di sacrificarsi per il successo dell'azienda, ma non credo che nel Vangelo si intendesse propriamente questo…

I vostri atteggiamenti sono modestii? Vi accontentate del minimo indispensabile, della frugalità…?

Rifuggite da fama, gloria e prestigio personale, oppure nelle cerimonie pubbliche vi mettete sempre in primo piano, alla stregua di un Sindaco o del Presidente di un Ente Pubblico?

Vi ricordate di ribadire con voi stessi o con i vostri amichetti benestanti quant'è stretto il foro riservato ai ricchi per entrare in Paradiso…?

Il punto è questo! Contestare le alte gerarchie ecclesiastiche perché stanno perdendo la cognizione dei veri valori cristiani, se è detto da chi traduce questo messaggio in una sorta di attività dai connotati pressoché imprenditoriali, scusate, ma non mi convince…

Ci sono troppe analogie tra le lotte interne ai partiti politici ed i contrasti interni alla Chiesa, troppe similitudini nelle strategie di comunicazione e negli espedienti utilizzati per fare "scatti di carriera"…

Ho udito alcuni di voi giustificarsi facendo appello alle proprie qualità intellettuali che, messe al servizio della Chiesa, dovrebbero condurre a chissà quali risultati.

Beh… certo, un  esimio ideologo, per il bene non solo della Chiesa, ma di tutta la collettività, non può affrontare uno stile di vita parco e modesto, perché dall'alto della sua sapienza ha il dovere di porre se stesso nelle condizioni ottimali acciocché cotanta preziosa materia grigia  proliferi al meglio…

Scusate, però… forse al momento mi sfugge… Dov'era quel passo del Vangelo che esonera gli "intellettuali cattolici" dal rendere un certo tipo di testimonianza? Mi sembra che non si dica da nessuna parte…

Chissà… magari Cristo aveva capito che senza questa testimonianza la Chiesa in futuro avrebbe perso la sua credibilità…

Non so se Gesù era o no il figlio di Dio, comunque sicuramente non era uno sciocco, e soprattutto nessuno può dubitare della sua buona fede, visti i "privilegi" di cui ha goduto in nome della missione che ha svolto…
Raffaela Trequattrini

30 Gennaio 2008   |   articoli   |   Tags: