L’innovazione improbabile

Pubblicato da

Perché, nonostante le esternazioni di Draghi, è impossibile un grande piano di innovazione ecosostenibile?
Risposta breve: le classi dirigenti del nostro paese non sono all’altezza.
Risposta lunga: è vero che la materia prima per l’innovazione è l’immaginazione, che è una dote molto diffusa, ma le condizioni indispensabili per affrontare un percorso innovativo sono tante.

Per prima cosa ci vuole un interesse autentico da parte dei decisori, che non significa solo l’Europa o il governo, ma tutta la catena che va da chi scrive i decreti ed eroga i fondi a chi poi produce, vende, comunica, organizza, assume. L’innovazione ha un costo alto a breve termine e determina una spinta a lungo termine e io non vedo molta gente interessata a questo genere di imprese.

 

Seconda nota dolente: l’innovazione è una rottura dei processi consolidati, quindi bisogna essere poco conservatori, anche se solo nell’ambito specifico di cui si parla volta per volta, per affrontarla. In questi ultimi 25 anni il comprensibile timore del nuovo è diventato nel nostro paese (ma anche in altri) una sorta di fobia fortissima, che influisce in ogni ambito della cultura. Fa paura uno schwa in un testo, figuriamoci l’idea di modificare il sistema di trasporto delle merci o di regolare il consumo di suolo.

 

Terzo punto, la resistenza al cambiamento. Un paese che non riesce a regolare gli stabilimenti balneari può affrontare la necessità di limitare o bandire la caccia oppure parlare di spostare buona parte del trasporto dalle autostrade alle ferrovie? Ho i miei dubbi.

 

Quarto punto, la coerenza. Se parliamo di innovazione sostenibile, parliamo di ridurre all’osso le armi, che sono quanto di più devastante per l’ambiente (oltre che per le persone) si possa immaginare. Siamo pronti a spostare gli investimenti su pace e diplomazia oppure i nostri decisori hanno ancora interessi specifici a seminare guerre e armi per far cassa? E’ vero il nostro paese (sulla Carta, quella con la C maiuscola) ripudia la guerra, ma evidentemente non ripudia i soldi che le girano attorno.

 

Diciamolo chiaro e tondo: una svolta per affrontare le sfide del presente e futuro prossimo europeo (sanità, innovazione, clima, lavoro, natalità, pace, disuguaglianze, migrazioni) prevede uno spostamento di ricchezza, un aumento del reddito e della qualità della vita dei molti e una riduzione di potere e miliardi ai pochi. Per questo non ci sarà mai. Non hai spazio di manovra quando c’è qualcuno che si appropria delle risorse che basterebbero per 50.000 persone e non hai la forza di aggiustare la situazione.
Sono tutte parole al vento.

 

Andrea Marinucci Foa

9 Settembre 2024   |   articoli, attualità, in evidenza   |   Tags: , , , ,