[Marcello Pera – è triste dirlo – non conosce la Storia.
O la conosce
troppo bene, e cerca di cavarne vitto e alloggio.
di Luigi Castaldi su Notizie Radicali]
Pera: "I PACS sono fuori dalla Costituzione"
Intervista a Marcello Pera.
* di Mario Sechi
Senatore Marcello Pera, Papa Benedetto XVI in questi giorni ha
richiamato ancora una volta il mondo politico sulla questione dei
Pacs. Possiamo parlare di pressing del Pontefice?
«E non solo dei Pacs, pensi a tutti i temi della bioetica. Possiamo
perciò parlare di una posizione ferma del Pontefice, che ha una voce
univoca la quale non si presta a interpretazioni di comodo. È un gran
bene per tutti che il Papa ripeta i punti fermi del cristianesimo.
[la sottolineatura è nostra]
Lo è per i non credenti, perché molti laicisti giocano con la nostra
tradizione senza avvedersi del male che fanno disgregando i fondamenti
della nostra società, e alcuni liberali si sono dati alla macchia o
alla villeggiatura temendo di dover lottare contro le loro stesse
pigrizie intellettuali.
C'è gente che pensa ancora che essere liberali significhi avere
posizioni diverse o opposte a quelle cristiane, oppure che essere
liberali dispensi dall'assumere responsabilità nuove di fronte alle
sfide nuove. Ma la voce del Papa è utile anche per i cristiani
credenti, spesso anch'essi stanchi, privi di coraggio, incerti, come
si è visto dalle reazioni di silenzio attonito alle dichiarazioni
sconcertanti e devastanti di quell'alto prelato che pensa che, in tema
di bioetica, non esistano più i princìpi, ma tutto si giochi,
gesuiticamente, caso per caso, provetta per provetta, centimetro per
centimetro, eccezione per eccezione. Come se l'etica, in particolare
quella cristiana, non avesse alcuni valori di base, la dignità della
persona, la vita, la famiglia, il matrimonio, ma dipendesse da un
prontuario da adattare alle circostanze dei pazienti. Grazie ancora al
Papa che ci ricorda che è vero il contrario: che se non hai princìpi,
neppure i singoli casi possono essere affrontati».
Il centrosinistra risponde che è compito dello Stato tutelare tutti i
cittadini, anche quelli che cattolici non sono. Le sembra una risposta
sufficientemente laica?
«Mi sembra una risposta banalmente laica. E così ovvia che non dice
niente. Il nostro Stato tutela anche chi professasse la religione che
consente la bigamia? O della religione che acconsentisse alle
mutilazioni sessuali? O della religione che esaltasse il martirio dei
kamikaze? Il nostro Stato è democratico e liberale perché ammette la
più ampia tolleranza sostenibile con la coesione della società e
l'identità del popolo. Ma questo non significa che è a-religioso.
Basti pensare che il fondamento della democrazia è l'uguaglianza e che
alla base dell'uguaglianza noi mettiamo la pari dignità di ciascuna
persona, una concezione tipicamente cristiana, non greca o romana o
islamica. I laicisti del centrosinistra scappano sempre di fronte a
queste evidenze; fanno finta di non essere mai andati a scuola».
L'onorevole Violante ha detto che quella italiana non sarà una
soluzione di tipo zapaterista. Tuttavia il problema per la Chiesa non
appare affatto risolto. Perché?
«Zapaterista o no, sarebbe onesto non giocare col vocabolario.
"Patti", "unioni", "convivenze" e simili, sono termini che servono per
sfuggire alla sostanza del problema: i Pacs, o come altro si vogliono
chiamare, sono istituti di diritto pubblico o no? I congiunti dai Pacs
hanno gli stessi diritti di quelli legati da un matrimonio o no? E le
coppie omosessuali sono di fatto o di diritto?».
Secondo lei un provvedimento sulle unioni di fatto potrebbe essere
incostituzionale?
«Secondo la nostra Costituzione la famiglia è una società naturale
fondata sul matrimonio. La parola "naturale" è una pietra: sta a
significare che c'è prima e indipendentemente dal riconoscimento dello
Stato, come i diritti fondamentali che sono "riconosciuti" e non
semplicemente garantiti e costruiti dalla legislazione. Sfido chiunque
a dire che questa non sia dottrina cristiana, e mi piacerebbe capire
quali contorcimenti concettuali si devono impiegare per dire che i
Pacs, in particolare omosessuali, sono previsti dalla Costituzione.
Credo che solo un'ermeneutica relativista e nichilista del dettato
costituzionale, del tipo "non ci sono i testi, ma solo le
interpretazioni", potrebbe orientare la Corte per accontentare i
sostenitori dei Pacs».
Non ci sono dubbi però che esistano rapporti patrimoniali e diritti
soggettivi che devono essere regolati. O no?
«Non ho dubbi neppure io. E infatti c'è una gamma di diritti
soggettivi che già sono riconosciuti o che si possono riconoscere. Ma
non è tutto così semplice. Se io mi sposo e ho un figlio e poi cambio
costumi sessuali, mia moglie e i miei figli avranno meno diritti del
mio nuovo partner? Problemi analoghi valgono per le unioni di fatto
eterosessuali».
Nel centrosinistra si confrontano varie anime: da quella cattolica
della Margherita e dell'Udeur a quella laicista della Rosa nel pugno.
Pensa che siano posizioni conciliabili? E chi vincerà questo scontro?
«Penso che farebbe bene il presidente Prodi, quando verrà in
Parlamento a chiedere la fiducia sul suo programma, a glissare su
questi punti. Se toccasse i problemi bioetici, scoprirebbe che la sua
è la coperta del soldato. Lo stesso se si mettesse seriamente a
parlare di politica estera, di missioni internazionali dell'Italia,
del ruolo dell'Europa. Penso che la cosa migliore per lui sarebbe
quella di leggere il programma dell'Unione, quello che dà ragione
proprio al citato Nietzsche del "non ci sono testi ma solo
interpretazioni". Siccome sui Pacs e altri nodi fondamentali quel
programma contiene, deliberatamente, parole senza denotato e
espressioni senza significato, contenterà tutti i suoi. Poi, gli
converrebbe di non fare nulla. Qualcuno strillerà, ma meglio le urla
che una crisi di governo».
Ritiene che queste distanze potranno incidere sulla tenuta del governo Prodi?
«Se il presidente Prodi si mettesse realmente a fare, sì. Ma prevedo
che non farà o rinvierà o insabbierà. L'altra volta cadde
sull'economia, non penso che stavolta voglia inciampare sugli embrioni
o sugli omosessuali. Sa bene che non ha la maggioranza».
Il centrodestra a parole sembra sostenere la posizione del Vaticano,
ma nei fatti?
«Me lo chiedo anch'io. Voglio sperare che abbia capito la lezione
elettorale e sia fermamente convinto che difendere i nostri valori
fondamentali è una richiesta sempre più diffusa. In questa difesa sta
la sua identità, perciò non può farne a meno».
La divisione che esiste nel centrosinistra a questo punto è presente
anche nel centrodestra?
«No. Nel centrosinistra devono convivere la senatrice Binetti, che la
pensa come me, con gli onorevoli Boselli e Capezzone, che la pensano
all'esatto opposto. Nel centrodestra non vedo queste divisioni. Non ci
sono anticlericali, non c'è gente che dice che, se il Papa parla,
allora interferisce e deve essere spedito ad Avignone».
Ma una posizione di questo tipo, non rischia di essere bollata come
tradizionalista e retrograda?
«Come lei sa, difendo da tempo la posizione del conservatorismo
liberale. I diritti di libertà vanno bene finché non toccano i
fondamenti della tradizione, perché, toccata la tradizione, è toccata
anche la base della nostra libertà. Ed è toccata anche la nostra
identità, che invece deve essere difesa, soprattutto in un periodo di
immigrazioni crescenti, denatalità, fanatismo e terrorismo islamico.
Dunque, nel senso che le dico, il tradizionalismo non è da "bollare",
ma da difendere».
E non si corre il rischio di lasciare al centrosinistra il monopolio
dell'area laica?
«No. Al centrosinistra si deve lasciare l'area laicista,
anticlericale, relativista, nichilista. Tutt'altra cosa che l'area
laica».
Lei ha lanciato il Comitato per l'Occidente, che è stato registrato
come una delle poche novità della campagna elettorale dalla stampa
straniera. Continuerete a fare politica o si è esaurita con le
elezioni e la sconfitta di misura quella che nel Pci chiamerebbero la
vostra forza propulsiva? «Nessuno di noi ha mai detto e pensato che il
Manifesto per l'Occidente fosse un espediente elettorale. Continueremo
perciò a tenerlo in vita, a diffonderlo e a difenderlo, sia in Italia
che in Europa, dove ha avuto vasta accoglienza, e lo faremo tanto più
adesso che, con la vittoria del centrosinistra, i contenuti di quel
Manifesto sono a rischio».
da Il Giornale del 15 maggio 2006, pag. 12