(come si dice: sono buoni tutti a farsi belli coi soldi degli altri;
come direbbe uno Stato degno di tale nome: li spendo io, per "welfare, poveri, immigrati" !)
*
"Usiamo gli aiuti per il bene comune l'Italia dovrebbe ringraziare la Chiesa"
di CURZIO MALTESE
L'inchiesta
di Repubblica sui costi della Chiesa per i contribuenti italiani ha
suscitato un numero e una varietà incredibile di reazioni, dal
"finiamola" del segretario di stato vaticano alle campagne d'insulti di
Avvenire e Famiglia Cristiana. Tranne, finora, la più ovvia: la
richiesta di un dialogo per chiarire il proprio punto di vista, come ha
fatto padre Caesar Atuire.
Nato quarant'anni fa in Ghana, ordinato sacerdote soltanto da
dieci, dopo gli studi in ingegneria a Londra e una laurea in filosofia
all'università pontificia, Padre Atuire occupa da sei mesi, per
incarico del cardinale Camillo Ruini, un ruolo chiave: amministratore
delegato dell'Opera Romana Pellegrinaggi, la più importante
organizzazione di pellegrinaggi in Vaticano, una delle attività della
Santa Sede, che gestisce milioni di presenze ogni anno. Potrebbe fare
il ministro in qualsiasi stato europeo, parla una mezza dozzina di
lingue, ha un campo di conoscenze che spazia dalla storia medievale
alle più aggiornate tecniche di marketing. Unico difetto per un
politico di successo, almeno in Italia, lo spiccato sense of humour.
Da dove vogliamo cominciare padre Atuire? Da Luciano Moggi?
"Ok, da Luciano Moggi"
Il
vostro testimonial nel volo a Lourdes d'inaugurazione dell'accordo fra
Opera Romana Pellegrinaggi e Mistral Air, in prima fila accanto al
cardinal Ruini. Nega che ci fosse?
"No, era a Lourdes ma nego che fosse sul volo inaugurale di
Mistral Air e quindi, tanto meno, un testimonial. Non cerchiamo
testimonial".
Che cos'altro contesta all'inchiesta?
"Le
cifre. Cinque milioni di presenze turistiche gestite dal Vaticano ogni
anno, lo prendo come un augurio. Dove ha preso questi dati?"
Dal Wall Street Journal, ripreso dal Sole 24 Ore.
"Beh, il Wall Street Journal sarà serio ma non è la Bibbia"
Sui dati economici è più attendibile della Bibbia.
"A
parte questo, non sono d'accordo con chi sostiene che il turismo
religioso goda di privilegi fiscali, sfrutti il lavoro nero e precario,
non paghi le tasse e danneggi la concorrenza"
Molte case religiose, diventate dopo il Giubileo veri e propri
alberghi con sito Internet, sfruttano il lavoro volontario o precario.
Non trova contraddizione con la denuncia di Benedetto XVI contro il
precariato, piaga sociale?
"Per quanto ci riguarda, il nostro personale è regolarmente
assunto. E' vero che dipendiamo dal Vaticano e non ci sono sindacati,
ma questo non significa negare le tutele ai dipendenti. Da noi la
maternità è tutelata per tre anni, per fare un esempio. In generale la
Chiesa è un datore di lavoro molto comprensivo. Una volta chiesero a
Giovanni XXIII: quanta gente lavora in Vaticano? E lui rispose: la
metà"
E per quanto riguarda le esenzioni fiscali, l'Ici non pagata,
la rivalorizzazione degli immobili grazie anche ai contributi pubblici?
"L'Opera
Romana Pellegrinaggi non gestisce immobili. Noi utilizziamo strutture
turistiche, in Italia ed altrove, per i nostri pellegrini e, in tutti
questi casi, paghiamo le tasse e l'Iva come prescritto dalle leggi dei
diversi Paesi".
Con tutta la buona volontà riesce difficile pensare che non abbiate rapporti con l'Apsa.
"Ma
è la verità. Se occupiamo una struttura di proprietà dell'Apsa, la
paghiamo come un altro cliente e, ribadisco, l'Opera Romana non
gestisce immobili ma servizi".
Vogliamo uscire dalla polemica sui dati e affrontare una
questione più ampia? In cambio di questi privilegi e contributi
pubblici che cosa in concreto voi offrite agli italiani?
"Premetto:
privilegi, non ne abbiamo, ma contribuiamo con un grande lavoro per
rilanciare il turismo in Italia. Si parla molto del turismo come
risorsa economica, garanzia per la tutela dell'ambiente e della qualità
della vita, eccetera. Ma quali sono i dati concreti? L'Italia era la
prima meta al mondo e ora è scesa al quinto posto, con il rischio di
scendere ancora nella classifica mondiale. Non esiste una vera politica
nel settore, come non esiste un ministero del turismo. L'offerta
italiana rimane imperniata sul mare e la montagna, che sono poco
concorrenziali sul mercato. Nel Mediterraneo, penso alla Croazia e
all'Egitto, ed anche per i paesi alpini, esistono alternative con un
buon rapporto fra qualità e prezzo. La vera ricchezza inestimabile,
inimitabile e largamente sottovalutata, è la piccola Italia dei mille
meravigliosi borghi, spesso lasciati andare in rovina. Il recupero dei
cammini dei pellegrini è uno strumento per salvarli e per creare
opportunità, lavoro, conoscenza. Il pellegrinaggio è un turismo lento,
gentile, rispettoso dell'ambiente e della tradizione dei territori.
Pensoso, come dice il sonetto di Dante: "Deh, peregrini che pensosi
andate…" E in più è un movimento in enorme crescita. Il nostro
progetto di recupero delle antiche vie Francigene può attirare milioni
di persone e perfino superare in pochi anni il cammino di Santiago.
Tutto questo le pare un vantaggio da poco per l'Italia? Di più, per
l'Europa? A me non interessa alimentare la polemica sull'inserimento
delle radici cristiane nella costituzione europea; voglio ribadire che
il pellegrinaggio è stato per secoli l'unico modo degli europei di
conoscersi, incontrarsi, parlarsi nei brevi intervalli fra una guerra e
l'altra".
Il
quadro che lei traccia del turismo religioso è vero nella sostanza ma
un po' idealizzato. Con franchezza, sono stato a San Giovanni Rotondo,
al santuario di Padre Pio, e non l'ho trovato un luogo pensoso, semmai
una macchina per far soldi.
"La stupirà ma anche noi, e la Chiesa, dobbiamo guardarci da chi
vuole sfruttare i luoghi santi ed i fedeli solo per motivi economici.
Noi ci sforziamo di ripetere alla nostra gente di non fidarsi, di non
cercare amuleti, simboli. Il senso di un cammino di pellegrini è altro,
è la ricerca di un'esperienza umana e spirituale. Quante volte a
Lourdes abbiamo detto che non è certo l'acqua che fa i miracoli. E
questo vale per ogni altra meta, da Fatima a Guadalupe. In questo senso
i nostri pellegrinaggi al santuario di Padre Pio seguono ben altri
percorsi che l'affannosa ricerca di souvenir e la corsa alla reliquia,
vera o falsa. Sono piuttosto i privati a speculare in maniera a volte
indegna".
Neppure nei luoghi dove avete un maggior controllo, per
esempio la Terra Santa, sono mancate le polemiche, sia pure non di
questa natura. Il governo israeliano vi accusa di pretendere privilegi
fiscali ed esclusivi, come nella scelte delle guide.
"Con il governo israeliano abbiamo buoni rapporti. La verità è che
la presenza dei pellegrini rappresenta la prima fonte di sostentamento
economico per i palestinesi; portare i fedeli a Betlemme, magari a
comprare oggetti nelle botteghe artigiane, vuol dire dare lavoro, in
varie forme, ai palestinesi. A parte questo, è vero che noi utilizziamo
le nostre guide: le abbiamo formate, sono cattolici che spiegano ad
altri cattolici, andati laggiù per conoscere i luoghi della Bibbia e
del Vangelo e non interessate a prendere posizioni unilaterali sui
conflitti arabo-israeliani, anzi, il nostro tentativo è di essere
messaggeri i pace in Terra Santa".
Padre Atuire, lei è nato in Africa, ha vissuto in Inghilterra,
Irlanda e Spagna, conosce bene la Germania e ha viaggiato in tutto il
mondo. Non trova che rispetto agli altri Paesi, anche cattolici, il
rapporto fra lo Stato e la Chiesa in Italia sia pieno di ambiguità,
confusione di ruoli, privilegi scambiati all'insaputa dei cittadini,
magari a fin di bene ma senza alcun controllo democratico e circondati
da un silenzio un po' sospetto?
"Naturalmente,
non la vedo così ma, come straniero, non è facile comprendere la storia
e la natura dei rapporti che si sono generati nel tempo. Quello che
vedo è che, mentre in altre nazioni europee c'è uno stato di welfare
più evoluto, in Italia l'assistenza ai poveri e l'accoglienza degli
immigrati finiscono per essere delegate alla Chiesa, alle diocesi e
alle parrocchie. I rapporti tra la Chiesa e lo Stato in Italia sono
regolati dal Concordato ma questo non è l'unico modello esistente al
mondo. Il modello tedesco funziona. Il modello americano anche. Nutro
grande ammirazione per la storia dell'Italia. Non c'è dubbio che in
molti altri Paesi, inclusi quelli non cristiani, ci sia
un'autotassazione volontaria per il culto. L'Italia ha una storia
unica, ad esempio in altri Paesi non troviamo una nazione nata dalla
cancellazione di uno stato pontificio. Per questo, ed altri motivi, c'è
chi tende a percepire la Chiesa ancora come un'istituzione politica
piuttosto che come una realtà facente parte della vita dei cittadini.
In ogni nazione ci sono delle motivazioni storiche che hanno portato
alla determinazione di questi modelli. Se poi ci sono delle motivazioni
concrete, è onesto intellettualmente valutare le situazioni senza
pregiudizi per il bene di tutti"
Per arrivarci bisognerebbe riscrivere il Concordato
"Non lo so, so che bisogna dialogare e non urlare"
Non so quanto la sua posizione sia condivisa fra le gerarchie cattoliche.
"Non lo so neanch'io, ma poi è proprio sicuro che la sua posizione sia tanto più condivisa nel mondo laico italiano?"
No, ma si potrebbe cominciare un dialogo.
"In Italia si ha
l'impressione che una discussione normale, civile, stia diventando
sempre più difficile. C'è sempre qualcuno da qualche parte con uno
stampino pronto a etichettare tutto. Dici una cosa e immediatamente sei
clericale. Ne dici un'altra, anticlericale, e così via, fascista,
comunista, eccetera. Per secoli laici e cattolici hanno dialogato. Io
sono favorevole al recupero delle vie dei pellegrini, non delle
crociate".