Piergiorgio Odifreddi su La Repubblica del 28 agosto 2008
L'11 gennaio 1864, cinque anni dopo la pubblicazione de L'origine delle
specie, il professore di zoologia Filippo De Filippi tenne a Torino una
famosa conferenza intitolata "L'uomo e le scimmie", che innescò anche
in Italia l'isterismo antidarwinista già esploso in precedenza in
Inghilterra.
Un resoconto del 1884, fatto da Michele Lessona nel libro Naturalisti italiani, ricorda le reazioni dell'epoca: «I giornali seri, come i faceti, s'impadronirono dell'argomento. Quella enorme parte del pubblico che dice perché sente dire, grida perché sente gridare, urla perché sente urlare, fu tutta addosso al De Filippi. Certi colleghi rabbrividirono, altri inorridirono, vi fu chi gridò essere un'infamia che il Governo lasciasse un uomo così fatto stillar dalla cattedra le scellerate massime nell'anima degli studenti, e fu un coro a proclamare il De Filippi campione di materialismo». Addirittura, quando il credente De Filippi morì tre anni dopo a Hong Kong, dopo aver ricevuto i sacramenti, due preti ringraziarono pubblicamente Dio dal pulpito a Torino per «aver toccato il cuore ad un gran peccatore al momento della sua morte». Il secondo atto della commedia andò in scena il 21 marzo 1869, quando il fisiologo russo Alessandro Herzen parlò a Firenze "Sulla parentela fra l'uomo e le scimmie", e il giornale La Nazione commentò sensatamente tre giorni dopo: «non comprendiamo come l'ammettere una legge naturale necessaria implichi la negazione della divinità». Gli rispose il 4 aprile il senatore e abate Raffaello Lambruschini, spiegando dottamente che «se la legge naturale è necessaria, allora Dio è schiavo», e aggiungendo dogmaticamente che «la scienza è libera d'investigare, ma non di dare per verità affermazioni che distruggano verità di un altro ordine». Al che Herzen ribatté che da tempo non si era udito nessuno «esprimere così francamente la brama clericale dell'ignoranza obbligatoria del popolo». Scese in campo quello stesso anno anche Niccolò Tommaseo, ormai vecchio, che nel pamphlet L'uomo e la scimmia credette di poter ovviare alla mancanza di argomenti profondi con spiritosaggini superficiali, quali: «V'annunzio una lieta novella. L'Italia, che da tanti secoli invocava l'aiuto straniero per ricuperare la propria dignità, ha finalmente trovato uno straniero magnanimo che gliela rende. Gliela rende però senza offesa dell'uguaglianza, mettendo gli italiani alla pari non solamente coi Russi e gli Ottentotti, ma con le scimmie. Questo si chiama sedere al banchetto delle nazioni davvero. La nuova libertà vi rivela, o Italiani, che voi non siete liberi, ma che non potete volere; vi rivela la vostra imbecillità durata per secoli, l'imbecillità di quelle scimmie trasformate che voi onoravate col titolo di uomini grandi». A voler essere generosi, si potrebbero scusare queste reazioni invocando l'attenuante che l'evoluzionismo era allora giovane e incompreso. Ma era ormai maturo e ben compreso nel 1939, quando Benedetto Croce se ne lamentò comunque nel saggio La natura come storia senza storia da noi scritta: «Non solo non vivifica l'intelletto, ma mortifica l'animo, il quale alla storia chiede la nobile visione delle lotte umane e nuovo alimento all'entusiasmo morale, e riceve invece l'immagine di fantastiche origini animalesche e meccaniche dell'umanità e con essa un senso di sconforto e di depressione e quasi di vergogna a trovarci noi discendenti da quegli antenati e sostanzialmente loro simili, nonostante le illusioni e le ipocrisie della civiltà, brutali come loro». è difficile invece trovare scuse di sorta per gli scienziati che, nell'Italia di oggi, continuano a prestarsi alla causa delle frange oscurantiste cattoliche e le fiancheggiano nella loro resistenza contro il darwinismo. Il biologo Giuseppe Sermonti, ad esempio, che nella sua battaglia per far Dimenticare Darwin (Rusconi, 1999) ha sostenuto che «il confine fra il naturale e il soprannaturale è pura convenzione accademica», che «la forma biologica ha origine da elementi che prescindono dai geni e dalla selezione», e addirittura che «le scimmie derivano dall'uomo»! Leggere, per credere, l'articolo "Dopo l'uomo la scimmia" pubblicato nel 1988 sulla rivista Abstracta: «La teoria evoluzionista, che fa discendere l'uomo dalla scimmia, ha confinato nel regno delle favole l'antropologica biblica, che vuole l'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Eppure, i dati delle più recenti ricerche della paleontologia e della biologia molecolare sembrano indicare la grande antichità dell'uomo e il carattere secondario e derivato degli scimmioni africani. Riacquistano così significato le antiche mitologie, nelle quali l'animalesco trae le sue origini dall'umano». O il fisico Antonino Zichichi, che nel suo libro Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo (il Saggiatore, 1999) afferma che la teoria dell'evoluzione «non è Scienza galileiana» perché non è espressa da un'equazione matematica, incurante del fatto che la legge di Hardy e Weinberg compia quest'anno cent'anni. E aggiunge: «L'evoluzione biologica della specie umana va distinta da tutte le altre forme di evoluzione biologica. E questo, per un motivo semplice. Tra le innumerevoli forme di materia vivente noi siamo l'unica dotata di un privilegio straordinario: quello di sapere decifrare la Logica di Colui che ha fatto il mondo» O il medico Bruno Dalla Piccola, direttore scientifico dell'Ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, e presidente del Comitato Scienza e Vita che ha condotto il riuscito boicottaggio del referendum per l'abolizione della Legge 40, che ha dichiarato il 23 novembre 2002 a Il Tempo: «Credo nella creazione divina anche se, come genetista, accetto il processo dell'evoluzione che è del tutto fondato. Credo che con il progredire della scienza diventi sempre più possibile migliorare le nostre conoscenze, ma sono convinto che qualche anello mancante rimarrà sempre: detto altrimenti, rimarrà quell'aspetto magico che ci spinge ad amare la vita. Forse sono un po' troppo poeta, ma penso che il caos non può compiere cose tanto mirabili quanto quelle che vediamo ogni giorno. Credo invece in un disegno ordinatore». Non può stupire che, con consulenti ministeriali come Zichichi e Dalla Piccola, il secondo governo Berlusconi abbia emanato il 18 febbraio 2004 un decreto legislativo che aboliva dai programmi ministeriali per le scuole medie le due voci «Struttura, funzione ed evoluzione dei viventi» e «Origine ed evoluzione biologica e culturale della specie umana»: cioè, precisamente, gli argomenti dei due capolavori di Darwin L'origine delle specie e L'origine dell' uomo. In seguito a una reazione popolare guidata dai due premi Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco il governo ha fatto apparentemente marcia indietro, ma non illudiamoci: soprattutto ora che Berlusconi è tornato in carica, i crociati e i crociani torneranno alla carica, fino a quando non riusciranno a crocifiggere la verità che tanto li inquieta.