L'acqua è pioggia. L'acqua in bottiglia è marketing.
Ad ogni pubblicità di acqua minerale dovrebbe seguire un invito a bere
l'acqua del rubinetto. Pubblicità del buon senso. Se qualche ministero
è interessato mi offro gratis.
Imbottigliare la pioggia in un contenitore con un'etichetta e venderla
con un lavaggio del cervello. E' quello che fanno le multinazionali, le
concessionarie. Compri in bottiglia quello che esce dal rubinetto di
casa.
Un prete mi avverte che Formigoni vuol privatizzare l'acqua in
Lombardia. Il pio Roberto non potrebbe farlo, l'acqua è un bene di Dio.
Ma lo farà, lo psiconano e la Moratti intercederanno con l'Opus Dei.
Formigoni vuole occuparsi anche delle chiese lombarde. Rilevare i
sacramenti dandoli in concessione a Comunione e Liberazione. Una
confessione 2 euro, abbonamento mensile 10 euro. Sconto del 30% se il
confessore è don Gelmini.
Lacqua: Bene comune e universale!
"Perché spendere parole e parole per provare che lacqua è un bene comune e universale, un diritto fondamentale? È proprio necessario? Se così fosse, poveri noi! Altro che parlare di civiltà! Vorrebbe dire che abbiamo perso ogni concetto di diritto, se è vero che i primi diritti sono quelli che fanno parte costituzionalmente sia dellessere umano che delluniverso. È come se, parlando a un mondo che si ritiene civile, dovessi dimostrare che esistono i diritti alla libertà, alla giustizia, alla pace. Altra cosa è sapere esattamente in che cosa consistano tali diritti, e come saperli applicare nel concreto. Anche qui starei attento a parlare oggi di civiltà, quando assistiamo a tale perversione a danno della libertà, della giustizia e della pace che un dubbio mi viene: non è che le civiltà antiche – ad esempio, quelle babilonesi, assire, egiziane, greche e romane – non siano state di gran lunga superiori alla nostra? A quei tempi, tra le concezioni che si avevano di giustizia, di libertà e di pace non cera quel divario che cè oggi. Oggi, non si parla daltro che di giustizia sociale, di libertà religiosa e politica, di pace universale, e nello stesso tempo mai come oggi si fanno guerre mondiali, mai come oggi assistiamo ad una sperequazione sociale disumana e cosmica, mai come oggi la libertà è fortemente messa a rischio da condizionamenti di mercato che gridano vendetta al cospetto di ogni diritto dellUomo.
Un tempo i beni naturali erano di proprietà delluniverso. Erano visti come beni esclusivi della divinità, che li rimetteva al servizio delluomo. Lacqua era un dono di Dio, e tale rimaneva. Oggi non si fa altro che appropriarsi di ogni dono di Dio, e così, ad esempio lacqua, diventa una merce.
Se lacqua è un bene comune e universale, non solo non posso appropriarmene per farne una fonte di profitto, ma la società – tanto più se si riconosce civile – ha lobbligo di dare a tutti, indistintamente, la possibilità di farne uso. Col minor costo possibile.
Ed ecco che la nostra Regione Lombardia, governata da un cultore del dio mercato, il cattolicissimo Roberto Formigoni, sta imponendo la peggiore e disumana legge sullacqua, cercando di privatizzarla, togliendola perfino dalle mani di Dio: lacqua è diventata di proprietà delle divinità, ovvero delle multinazionali di cui si serve la Destra politica per sfruttare il mondo. Giù le mani dallacqua! Sindaci Lombardi, ribellatevi al cultore del dio denaro e alle sue oscene politiche che stanno rovinando lAmbiente e ogni altro diritto sacrosanto dellUomo. Unitevi e coinvolgete i vostri paesi, almeno quella parte sana che è rimasta, quella che crede ancora nella possibilità di dare un radicale cambiamento a questa povera società, governata da cultori di una religione "atea"! Perché non ridare alle feste di partito quel volto socio-culturale e politico di un tempo, quando si discuteva, tra una salamella e laltra, di cose serie? Il problema dellacqua è una cosa serissima, da affrontare con franchezza e caparbietà. Non cè tempo da perdere! Sgretolate le porcate di leggi che sta facendo la Regione Lombardia, in nome del dio denaro, a danno dellUomo e dellAmbiente!".
don Giorgio De Capitani – S. Ambrogio in Monte di Rovagnate (Lecco)