Lettera aperta sull’eutanasia

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8/04/08 – Dal Presidente di LiberaUscita

Ci può dire come la pensa veramente sull'eutanasia, cara Maria Antonietta Coscioni?
Lettera aperta a una candidata radicale

Giancarlo Fornari, Presidente di Libera Uscita, ha indirizzato a M.
Antonietta Coscioni, candidata alle elezioni politiche nelle liste del
Pd del Friuli Venezia Giulia, la seguente lettera aperta.


Cara Coscioni, come Presidente di un'associazione che si batte – e lo
ha fatto spesso insieme ai radicali – per la causa dell'eutanasia, mi
spiace dirle che sono rimasto francamente sconcertato dalla risposta da
lei data domenica 6 aprile alla domanda di un'ascoltatrice, in una 
trasmissione di Radio radicale dedicata alla sua candidatura nelle
liste del Pd.


La domanda era stata posta da una signora di Roma, la quale, dopo aver ricordato che su Radio radicale c'è una rubrica settimanale dal titolo "Vivere e morire" incentrata sulla difesa dell'eutanasia, ha citato una frase di Ignazio Marino, presidente della Commissione Sanità del Senato, secondo cui l'eutanasia consiste nel somministrare un veleno come si fa nelle camere della morte texane. Come parlamentare – le ha quindi chiesto l'ascoltatrice – Lei pensa di agire attivamente in favore di questa pratica?
Ora dovrebbe essere per tutti evidente che questo paragone con l'esecuzione capitale, che effettivamente il senatore Marino ha fatto più volte per giustificare la sua contrarietà all'eutanasia, e che non a caso come associazione noi gli abbiamo contestato ufficialmente mesi fa,  è assolutamente infondato. Tanto che il prof. Marino, da quella persona di grande correttezza che è, ci ha risposto assicurandoci che non l'avrebbe più utilizzato.
E in effetti l'esecuzione capitale è un atto violento con il quale si uccide una persona che vorrebbe vivere, l'eutanasia è un atto di pietà con il quale si mette fine alla vita di  una persona che vuole morire. A prescindere dal mezzo usato, sia lo stesso nei due casi oppure no, è evidente che tra loro c'è una differenza enorme, e ci vuole una buona dose di ipocrisia – cosa che non si può dire certo del senatore Marino, per il quale abbiamo grandissima stima – per sostenere il contrario.
Niente di tutto ciò nella sua risposta, nella quale lei ha sorvolato tranquillamente sulle espressioni usate dall'ascoltatrice e lungi dal confermare l'impegno degli eletti del partito radicale in direzione della depenalizzazione dell'eutanasia si è anzi preoccupata di escluderlo, in modo tortuoso. Non ha detto che è a favore e neppure che è contro, ha fatto solo dei discorsi generici sulla vita e sulla dignità della vita che lasciano il tempo che trovano e che non hanno fatto capire minimamente quale fosse il suo pensiero al riguardo.
Infatti Lei ha tenuto a precisare – cito testualmente – che "quella trasmissione di Radio radicale non è una trasmissione pro eutanasia tout court, spiega semplicemente cosa succede in Italia, in Europa e nel mondo per quanto riguarda la legislazione sulle scelte di fine vita".
Quindi nulla più che una asettica trasmissione culturale, come potrebbe farla Rai Education.
Ed ha aggiunto – riporto sempre testualmente: "Posso dire che l'attività dei radicali, l'attività in particolare dell'associazione Luca Coscioni riguarda la difesa e la dignità  della vita in tutti i momenti fino all'ultimo momento utile che una persona ritiene di poter sostenere e di poter vivere. Il nostro impegno è anche quello di far conoscere, di portare in  Parlamento la conoscenza di come si muore in Italia, di quanta sofferenza c'è, di quanta sofferenza è soffocata, di quanto… riaprendo tutta quella questione che si è fermata in questa legislatura – l'indagine conoscitiva sul fenomeno dell'eutanasia clandestina. E soprattutto accogliere le istanze della parte degli italiani, che sono davvero molti, per un'assistenza domiciliare, per un'assistenza alla vita, alla dignità delle persona fino al momento della morte".
Queste le sue  parole. Quindi dovremo vedere la pattuglia dei deputati radicali, nella descrizione che lei ne ha dato, come una specie di  comunicatori della sofferenza, il cui compito è far sapere agli altri deputati come si muore. Impegnati tutt'al più a proporre indagini conoscitive sull'eutanasia  ma non certo a chiederne la legalizzazione, ci mancherebbe. E parallelamente impegnati – come lei ha detto testualmente, perché non ci siano equivoci – nell'assistenza alla vita fino all'ultimo istante; una specie di volontari domiciliari della buona morte. Una confraternita.
Mentre lei parlava – purtroppo non sono potuto intervenire in diretta perché ero alla guida e non avevo con me il telefonino – si poteva percepire chiaramente il suo imbarazzo  nel toccare questi temi. Lei non ha avuto il coraggio di dire che è a favore dell'eutanasia e neppure di dire che è contro. Non ha avuto il coraggio di dire che l'atto di chi raccoglie le  drammatiche invocazioni di persone come Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli o Vincent Humbert o Ramon Sampedro o come, proprio in queste ultime settimane, l'infelice Chantal Subire non ha niente a che vedere con l'atto feroce di chi spegne la vita di un condannato.  Non ne è stata capace e ha girato in modo tortuoso e se mi permette, anche un po' viscido attorno al problema, rispondendo alla maniera dei democristiani di una volta. Ma almeno loro lo facevano in modo meno goffo.
E a questo punto mi domando: questa sua reticenza è una posizione personale o è una linea imposta ai radicali (o da loro stessi autoimposta) come tassa di ammissione nel grande calderone delle liste democratiche? Il mascherarsi da democristiani, il silenzio, l'evitare di assumere posizione sui temi eticamente più delicati dipendono da una sua scelta o sono il prezzo pagato dai radicali per entrare alla Camera accanto ai teocon? La candidatura nel Pd è  il piatto di lenticchie per il quale si è accettato di vendere l'anima? Il logo con cui adesso vi presentate nella lista di Veltroni, dismessa la Rosa nel Pugno che tante speranze aveva suscitato in molti tra noi, è diventato il Bavaglio?
Queste che le sto rivolgendo, gentile signora Coscioni, non sono domande retoriche.
Come Presidente dell'associazione Libera uscita mi stavo infatti preparando a indirizzare ai nostri iscritti l'invito a votare, in caso di incertezza, per il partito che sia pure con molti limiti ha al suo interno una pattuglia radicale, capace di  rappresentare un contraltare alle troppe presenze fondamentaliste che annovera. Queste sue dichiarazioni sono state per me un brutto colpo. Dopo averla ascoltata mi guarderò bene dal rivolgere un appello in favore suo e del Partito democratico.
Se Lei deve parlare più o meno come la Binetti preferisco quest'ultima, che quanto meno ha l'orgoglio delle sue idee ha e non ha paura di difenderle. Mentre lei, ammesso che ne abbia, se le tiene ben nascoste. Se dovesse essere eletta – cosa che a questo punto non mi auguro – non credo proprio che i laici potrebbero contare su lei per le loro battaglie.
Ha ancora pochissimi giorni per farmi avere una smentita, che sarei felicissimo di leggere e  pubblicare. Ma possibilmente non nello stile dei dorotei. Di quelli ne abbiamo avuti fin troppi nella nostra storia politica, non abbiamo bisogno di loro nipotini in veste pseudo-radicale..
Nell'attesa di questo chiarimento, pronto a ritrattarmi quando arriverà ufficialmente, le invio i miei cordiali saluti

Giancarlo Fornari

Presidente di Libera Uscita – Associazione per le depenalizzazione dell'eutanasia e per la legalizzazione del testamento biologico

8 Aprile 2008   |   articoli   |   Tags: