Non c’è da meravigliarsi che ai prelati della CEI “Caos Calmo” non è piaciuto.
È perfettamente comprensibile che chi, per sua scelta di vita, non conosce minimamente le normali problematiche dei rapporti che si istaurano all’interno di una famiglia (moglie-marito, padre-figlia) non capisca lo svisceramento psicologico di questi problemi.
Soprattutto è comprensibile che chi ha scelto (almeno ufficialmente) di evitare i rapporti sessuali per tutta la durata della sua vita, reprimendo quindi i suoi istinti naturali, si trovi poi in difficoltà e imbarazzato nel vedere lo svolgersi di una passione sessuale (fra l’altro ben interpretata).
Meno comprensibile è invece lo spazio riservato dai mass media alle esternazioni di codesti individui che hanno la pretesa di dare giudizi su cose che non conoscono.
Insomma, ci volete dire cosa dovrebbe importarci se “Caos Calmo” a Don Nicolò Anselmi non è piaciuto? Eppure qualcuno è convinto che la notizia sia così importante da parlarne al telegiornale e sulle prime pagine dei quotidiani.
Ma la realtà è che a noi del suo giudizio non ce ne frega assolutamente niente, ognuno ha il diritto di coprirsi di ridicolo come preferisce, ivi compreso lo scandalizzarsi per una scena di sesso nel 2008.
Del resto sappiamo bene come sono le valutazioni pastorali dei film, se questi mettono in dubbio la sacralità del matrimonio o irridono altri dogmi etici e morali della chiesa cattolica, oppure osano mostrare la passione sessuale fra uomo e donna (per tacere di quella omosessuale) allora sono “inaccettabili” o “negativi” o, nel caso migliore “discutibili”. Ne hanno fatto le spese, in tempi recenti, capolavori come “Radiofreccia”, “Harry a pezzi” e “Quattro matrimoni e un funerale”; mentre andando più indietro nel tempo si può ricordare lo scandalo suscitato da “Ultimo tango a Parigi”.
Se invece i film confermano i dogmi religiosi, o per lo meno non ne parlano direttamente, o per lo meno non mettono in discussione la “forza” divina, allora sono film “raccomandabili”… poco importa se sono delle autentiche boiate pseudo-horror come “L’esorcismo di Emily Rose”.
Tornando a “Caos calmo”, per chi come me non aveva letto prima il libro di Sandro Veronesi è stata una piacevole sorpresa scoprire l’originalità della storia e la sua intensità emotiva.
Il film ruota tutto attorno alla scelta inconsueta di Pietro, giovane manager di successo a cui viene improvvisamente a mancare la moglie, di rinunciare al suo lavoro per restare vicino alla sua piccola Claudia restandosene fuori dalla sua scuola durante lo svolgersi delle lezioni. Questo lo porta a riconsiderare tutta la sua vita e a scoprire un mondo diverso, fatto di piccole realtà quotidiane ripetitive nel piccolo parco al di fuori della scuola.
Al tempo stesso, questo suo uscire improvvisamente, da un giorno all’altro, da quello che era il suo mondo lavorativo fino al giorno prima, lo porta a diventare quasi un punto di riferimento fisso per i suoi colleghi, che lo cominciano a considerare come qualcuno che ha capito tutto della vita e vanno da lui nel parco per chiedergli consiglio e sfogarsi.
Il film mostra momenti di rara poesia, inconsueti per il cinema italiano contemporaneo, ed è nel complesso una profonda riflessione sulla vita umana e sui rapporti interpersonali. Alcune scene sono veramente da antologia; da menzionare in tal senso la scelta di Pietro di non leggere la posta elettronica della moglie, il dolceamaro finale e gli sfoghi del collega Samuele (Silvio Orlando).
Un film certamente da vedere, soprattutto per chi apprezza i film “lenti”, un po’ alla francese insomma.
J. Mnemonic