Sembra che il nostro comunicato stampa sulla decisione del tribunale sul “caso Coppoli” non sia proprio piaciuto.
Alcuni soci hanno criticato il tono irriverente e sarcastico del comunicato, che suonava troppo irridente nei confronti del giudice.
Non parliamo poi delle reazioni esterne, con il Ces.Vol che si è affrettato a cassare il comunicato stampa senza diffonderlo prima perché non riguardava il volontariato, poi una volta appurato che il Ces.Vol non fa solo comunicati stampa sul volontariato questo però non corrispondeva alle finalità statutarie della NOSTRA associazione, poi una volta appurato che nel nostro statuto c’è la difesa dei diritti civili si è stabilito che il Ces.Vol non fa comunicati stampa “sarcastici” ma solo seri.
Sembra davvero che questa società ha perso la capacità di apprezzare l’ironia e soprattutto la satira, che continua a causare problemi seri a chi ha l’ardire di schernire i potenti (vedi Sabina Guzzanti tanto per citare il caso più recente).
Ma insomma ci volete spiegare cosa si dovrebbe dire di una sentenza che sancisce che è giusto che un ateo sia costretto ad insegnare sotto l’esposizione di un crocifisso perché cosi ha stabilito la maggioranza della classe a cui sta insegnando?
Ci sarebbe da piangere, è vero, ma è cosi grave cercare di riderne e nel contempo indicare le grottesche (quanto magari improbabili, ma non impossibili) conseguenze?
Dobbiamo davvero tirarvi giù l’ennesimo messale con cui rimpiangiamo il fatto che gli insegnamenti di Tocqueville siano cosi poco conosciuti da chi amministra il potere giuridico e non?
Bah… personalmente preferisco continuare a credere che una risata vi seppelirà... prima o poi.
Alessandro Chiometti