La valanga pedofilia sta stravolgendo la Chiesa cattolica in tutto il mondo. La stampa straniera non lesina accuse e, come nel caso del settimanale tedesco Der Spiegel, richieste di dimissioni del Papa.
E in effetti, un capo di Stato travolto da uno scandalo di queste dimensioni, accusato di essere a conoscenza e di aver coperto numerosi casi di pedofilia di preti che, nel segreto pontificio, hanno continuato a perpetrare le loro turpi gesta – l’ultimo caso riguarda un sacerdote tedesco riconosciuto colpevole di abusi su minori e reintegrato nel lavoro pastorale negli anni in cui Ratzinger era arcivescovo di Monaco – non avrebbe altro scampo se non le dimissioni.
Ma qui si tratta del Papa, l’erede al soglio di Pietro, il capo di uno Stato teocratico, la figura tra umano e divino che rappresenta Dio in Terra e da lui eredita l’infallibilità.
Nonostante ciò, se Ratzinger avesse coscienza del cambiamento dei tempi si dimetterebbe. Chiederebbe scusa alla vittime e al mondo intero. Ammetterebbe di aver fallito come servitore di una religione che mette al primo posto la difesa dei più deboli.
Invece il Vaticano sceglie un’altra tattica, quella del nostro presidente del Consiglio quando, travolto dallo scandalo escort-appalti-favori elettorali, attaccato da tutto il mondo, messo alla berlina da tutta la stampa (estera), rimase arroccato alla sua poltrona nel nome di un presunto complotto. Ratzinger, e con lui il Vaticano tutto, si sta comportando esattamente nello stesso modo.
Così come per Berlusconi c’è una guerra tra il bene (lui) e il male (la sinistra), tra l’amore (lui) e l’odio (la sinistra), tra la giustizia (lui) e l’iniquità (i magistrati ‘comunisti’), così per Ratzinger e i suoi fedelissimi è in corso “una guerra tra la Chiesa e il mondo, tra Satana e Dio”. Parola di monsignor Antonio Ribaldi, vescovo emerito di Acerra, condivisa non solo dai seguaci del Papa, ma anche da certa parte politica italiana, che rinsalda un patto molto proficuo proprio alla vigilia delle elezioni regionali.
Il Vaticano è, dunque, nel mirino di tutto il mondo. Quel mondo civile ed evoluto, progressista e libero da una schiavitù secolare che contraddistingue invece il Bel Paese. Il quale tace. Tace la politica e tacciono le istituzioni. Tacciono i giornali (se non per i resoconti di cronaca) e finanche gran parte dei cittadini.
In un paese normale, che non è il nostro, piazza san Pietro sarebbe stata invasa ogni giorno da migliaia di persone per chiedere le dimissioni di Ratzinger; la politica, di destra o di sinistra non importa, avrebbe urlato allo scandalo e immediatamente ritirato ogni forma di collaborazione politica, economica ed istituzionale con uno Stato che lascia che l’infanzia venga violata senza alzare un dito. Ma in un Paese normale anche l’amico di Ratzinger, Berlusconi, sarebbe stato costretto da un pezzo alle dimissioni.
Diventeremo mai un ‘Paese normale’?
Cecilia M. Calamani – Cronache laiche