Un pamphlet non è una ricerca storica e chi intendesse valutarlo con i criteri di un saggio storiografico commetterebbe un’ingiustizia, oltre che un errore. Semplicemente, userebbe un’unità di misura che non gli si adatta, come pesare la frutta con il centimetro.
Il pamphlet é uno strumento polemico e satirico, quello che gli si deve chiedere – e su cui va valutato – é, piuttosto, l’acutezza e la vivacità, la capacità di colpire il segno.
Insomma, appartiene al campo dell’azione, non della contemplazione: quel che conta è che sia una lama affilata, agitata con la debita scaltrezza, non che sia vero.
È questo metro che si deve applicare per giudicare “Donna, dicono di te …”, la raccolta curata da Eraldo Giulianelli, coordinatore del Circolo UAAR di Terni, attualmente in distribuzione.
L’agile testo ha le caratteristiche per poter essere annoverato a pieno titolo nel genere pamphlettistico, di cui mantiene tono e ritmo, pur all’interno di una struttura da silloge. I vari brani, estratti dai documenti più vari di provenienza ecclesiastica, prestano la propria voce all’autore per manifestare un viscerale e genuino sdegno contro una tradizione misogina persistente nei secoli, altrettanti colpi che in una gragnola crescente, man mano che ci avviciniamo al nostro tempo, Eraldo sferra contro il suo obiettivo polemico.
Trattandosi di pamphlet qualunque critica che intendesse rimarcare la parzialità della ricerca, è da respingere alla radice.
Certo, si può ricordare che la misoginia dei Padri della Chiesa non è altro che l’ennesima manifestazione di un atteggiamento diffuso nel mondo e nella letteratura antica (ricordiamo almeno l’Euripide di “Zeus, perché hai dunque messo fra gli uomini un ambiguo malanno, portando le donne alla luce del sole?”), che la Chiesa ereditò insieme a tutto il patrimonio classico.
Che il pensiero dei teologi non è altro, anche in materia, che lo scimmiottamento di una lunga tradizione filosofica pagana e che già Aristotele considerava la donna inferiore per natura all’uomo in termini non molto diversi da quelli del suo più tardo “allievo” Tommaso d’Aquino.
Che a fronte delle pronunce sinodali che trattano la donna alla stregua di un animale, è il diritto canonico medievale che, per la prima volta nella storia, stabilisce che per la validità del matrimonio sia necessario il consenso della sposa.
Tutto questo è vero, ma non è rilevante: la lama del nostro autore colpisce e taglia al punto giusto.
Il cristianesimo ha ereditato e si é mosso all’interno di un tradizione misogina preesistente, che ha in parte assecondato e traghettato verso la modernità, in parte contribuito a mutare, in un groviglio di posizioni contraddittorie ed ambiguità.
I pensatori cristiani e le chiese hanno scritto ed agito nella sfera del relativo, dello storicamente determinato, non dell’assoluto, insomma nel mondo della storia.
È proprio in questo che il pamphlet di Eraldo Giulianelli dimostra il proprio valore polemico, di una polemica che, nell’affondare la lama, porta in superficie il bubbone e si fa mezzo di verità, anche e soprattutto per chi se ne sente in prima battuta colpito.
Una silloge come questa arriva diretta, meglio di ogni sofisticata analisi, a mostrare quanto siano storicamente relative e condizionate le pronunce della gerarchia o della dottrina teologica, anche le più autorevoli e su temi non secondari.
Il fedele accorto dovrebbe considerarlo "perenne acquisto" per ascoltare anche oggi i propri pastori con lo stesso avveduto senso critico e di prospettiva storica con cui li valuta per il passato.
Massimiliano Bardani