Quando mi sono trasferita a Terni, sei anni fa, ho avuto l'opportunità di imbattermi quasi subito in quelli che sarebbero diventati, poi, miei compagni di strada in Civiltà laica, ed amici.
Grazie a questa associazione, alla cui nascita ho partecipato, ho incontrato molte altre persone; con alcune di loro, sento una comunanza di “visione della vita”.
I fratelli Maurizio e Giorgio li ho conosciuti qualche anno fa, alle iniziative di presentazione di libri che, quasi regolarmente, organizziamo a Terni; l'uno lavorava in un ufficio comunale, l'altro aveva un'edicola, in città, dove passava quasi tutta la giornata (aveva una radio, da cui ascoltava anche la trasmissione di Civiltà laica “La befana non esiste”, su Radio Galileo).
Non si erano mai sposati e condividevano l'abitazione ereditata dai genitori.
Mi sono sempre sembrate persone schive, educate, delicate nei rapporti interpersonali.
Erano “abbonati” al calendario anticlericale, e, quando incrociavo Maurizio in centro o facevo un salto all'edicola di Giorgio, facevamo volentieri una chiacchierata.
Condividevamo l'idea fondamentale che le persone debbano essere libere di potersi autodeterminare, facendo le scelte della vita senza interferenze clericali nella propria coscienza.
L'ultima volta li ho incontrati alla conferenza con Telmo Pievani, a Gennaio di quest'anno.
Da quando lavoro in un'altra città, purtroppo, le occasioni per coltivare la reciproca conoscenza si erano rarefatte; me n'è dispiaciuto molto, perché li considero come miei “fratelli di idee”, nella famiglia umana (*).
Maurizio è morto all'inizio di Aprile, inaspettatamente, nella notte; Giorgio mi aveva detto di essere rimasto molto “spiazzato”, da questa scomparsa (sulla piccola lapide di suo fratello, ha fatto scrivere: “Sono andato via ma non vi ho abbandonato”).
Ora anche Giorgio non c'è più, dal 17 Maggio; quel giorno l'edicola è rimasta chiusa.
Si è suicidato.
Entrambi si sono fatti cremare: hanno dovuto essere trasportati a Viterbo, perché a Terni non c'è il forno crematorio (l'alternativa meno lontana è a Perugia).
Ho saputo troppo tardi dei loro funerali, non religiosi; so, comunque, che non hanno potuto avere il diritto civile di un commiato laico, come avrebbero voluto, perché la città non è attrezzata.
Ho visto che in altri Comuni d'Italia si sta dando ai cittadini la possibilità di essere salutati secondo i loro desideri, quindi anche senza riti religiosi, ma con una cerimonia civile.
A Maurizio e Giorgio, che ricorderò sempre con affetto, dedico la speranza di un Paese rispettoso di tutti, che facciano parte della maggioranza o di una delle minoranze.
Nicoletta Bernardi
(*) espressione che ho recentemente ritrovato nelle Memorie di Giuseppe Garibaldi.