Può capitare, come a Paolo Vinti, a 50 anni, prematuramente rispetto alla media dei Paesi occidentali.
Dei "funerali civili" avevo letto in internet, su siti di non credenti, e ne avevo visto una rappresentazione nel film "Le invasioni barbariche".
Quello di Paolo, il "Compagno Paolino" per le persone con cui condivide(va) ideali di giustizia ed uguaglianza sociali fra le donne e gli uomini che nascono e vivono su questo pianeta, è stato il primo cui ho partecipato; si è svolto nell'edificio della ex chiesa di San Bevignate, di proprietà del Comune di Perugia.
Scrivo del suo funerale ripensando a Maurizio e Giorgio, due fratelli di Terni, morti in questo 2010 a breve distanza l'uno dall'altro: sono stati cremati, come avevano voluto, ma non hanno potuto avere delle esequie non religiose, perché non avevano (più) parenti che si prendessero la briga di scoprire se, come e dove poterle celebrare.
Ai funerali di Paolo, hanno parlato parecchie persone che lo avevano conosciuto; ciascuna ha ricordato episodi avvenuti a manifestazioni, ad iniziative politiche e/o culturali o, semplicemente, per le strade del centro di Perugia, dove era molto probabile incontrarlo.
Prima dell'inizio degli interventi al microfono, e dopo la fine degli stessi, veniva diffusa della musica classica.
Nei funerali religiosi, cui mi sono trovata a partecipare finora, l'atmosfera è spersonalizzata, a mio sentire, (e qui faccio un' "ipotizzazione", in ricordo del personalissimo lessico di Paolo), dalla vaghezza di formule rituali generiche, valide per tutti.
I funerali civili, invece, danno la possibilità a parenti ed amici di esprimere pubblicamente un saluto personale.
Sono riti impregnati di umanità, nel rispetto della volontà di chi è morto da non credente in nessun dio.
E' possibile "essere vicini", condividere il dolore per una dipartita, con la naturalezza di un rito laico, più o meno elaborato a seconda delle preferenze espresse dalla persona quando era in vita.
Nessuno chiede che venga tolto ai credenti il diritto al funerale in chiesa; quello che associazioni come l'Uaar e Civiltà laica chiedono, invece, è il diritto, per chi lo vuole, di scegliere un funerale laico.
Un'ultima, irrinunciabile possibilità di autodeterminazione nel corso della vita umana.
Nicoletta Bernardi