A proposito di una “lezione” di monsignor Vincenzo Paglia

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Dal blog: "Il concilio ternano è finito, andate in pace."

Articolo "La supplenza" di Roberto Segatori

Valter Vecellio su Notizie Radicali del 17/6/2008

All'apparenza se ne sono accorti in pochi, ma la piccola "bomba"
scagliata giorni fa monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di
Terni-Narni-Amelia è destinato comunque a fare rumore oltretevere e a
sollevare polemiche. Un intervento che – si dice – può fare scuola.
Monsignor Paglia, in buona sostanza, ha convocato quelli che possono
esser definiti Stati Generali cittadini, e messo le autorità cittadine
e locali di fronte alle loro responsabilità.


Senza girarci intorno, ha denunciato il declino della città e della provincia; e indicato quella che ritiene essere la strada del futuro: che passa per un nuovo modello di partecipazione; un modello che deve rompere "con il monopolio tradizionale della politica", "spezzi la coesione conservatrice", "apra a tutti i soggetti e ai gruppi sociali a una sana e anche dura competizione"; tutto questo per arrivare a "una nuova Costituzione cittadina, con poteri che si controllano e si bilanciano".

Per monsignor Paglia la chiesa è chiamata a "relativizzare" i poteri: quelli pubblici e quelli economici, perché nessuno deve pretendere di essere "assoluto". Da ciò ne deriva un modello di città (e di società) pervasa – qui si riprende una definizione di don Luigi Sturzo, "da un sano agonismo", e anche da conflitti, ma liberi. In parole più povere, quello che suggerisce monsignor Paglia è di spezzare quella coesione consociativistica che è caratteristica di una regione "rossa" da sempre come l'Umbria, ma che non è certamente prerogativa della sola Umbria. Una pratica consociativa che mortifica la creatività e fa venir meno molte opportunità di crescita e di sviluppo.

A giudicare dalle reazioni dei politici e degli amministratori presenti – reazioni tra lo stupito e lo stizzito – c'è da ritenere che monsignor Paglia abbia colpito, e colpito nel segno; un intervento "laico" e liberale quello di monsignor Paglia seguito dalla relazione – più propriamente una radiografia spietata e che nulla concedeva – del sociologo Luca Diotallevi: che esplicitamente ha chiamato in causa le responsabilità del mondo laico-cattolico troppe volte "latitante" o complice; e ha indicato esplicitamente nella meritocrazia la via maestra da perseguire. Un richiamo assolutamente inusuale e inconsueto, nel mondo ecclesiale, una vera e propria novità. Il segno di un fermento che percorre il mondo cattolico che – la cosa certo non sorprende – è stato ignorato dai mezzi di comunicazione, impegnati evidentemente in altre straordinarie notizie, come: "Il Papa si è affacciato per l'Angelus", oppure "Il Papa è andato in vacanza a Castelgandolfo".

Avremo modo di riparlarne. Fatto è che da quel mondo ogni giorno vengono spunti ed elementi di riflessione, dibattito e confronto che non bisogna lasciar cadere. La filippica di monsignor Paglia va ben al di là del caso specifico ternano e umbro. Segnala e pone l'accento su una esigenza che da tempo i radicali indicano, e che sempre più – e come si vede da "luoghi" insospettabili – viene sollevata: ed è quella di una nuova e diversa partecipazione alla "cosa pubblica". Forse più che alle scempiaggini e alle corbellerie dei paolini di "Famiglia Cristiana" o dell'"Avvenire" bisognerebbe prestare maggiore attenzione a quello che viene suggerito dai tanti monsignor Paglia di cui il mondo cattolico è ricco. Una "ricchezza" – se ne comprende bene la ragione – mortificata, e bisogna al contrario valorizzare ed esaltare.

18 Giugno 2008   |   articoli   |   Tags: