“A volte ritorno” di John Niven (ed. Einaudi) è una gustosa presa in giro delle religioni organizzate, in particolare dei cristianesimi.
L’idea è semplice, Dio torna in ufficio dopo essersi preso una vacanza di una settimana (qualche secolo dei nostri) e scopre che dopo il risorgimento in cui le cose sembravano ingranare il mondo sta precipitando in un abisso e Satana gongola.
Quello che si capisce da subito è che la responsabilità di questa devastazione sono le religioni organizzate, che fin da quando Mosè scelse di ignorare l’unico vero comandamento (ovvero “fate i bravi”) e inventarsene altri dieci di sana pianta non hanno fatto altro che travisare gli insegnamenti divini.
In particolare sull’omosessualità e il razzismo; infatti mentre in paradiso gli omosessuali sono ovunque (“Dio ama i froci” ripetono più volte i protagonisti del romanzo) Satana ha una predilezione per la sodomia hard nelle pene da infliggere in particolare ai razzisti del Ku Klux Klan.
Insomma Dio si rende conto che il primo avvento di Gesù non è bastato perciò interrompe la jam session che suo figlio si stava facendo con Jimi Hendrix a suon di riff e marjuana e lo rimanda sulla terra per ri-salvare l’umanità
Si chiamerà di nuovo Gesù Cristo, ma opererà in America fra New York e Los Angeles e questa volta i suoi sermoni saranno in diretta televisiva nazionale in una sorta di x-factor in cui Gesù fa conoscere al grande pubblico abituato a Mariah Carey e Whitney Houston il rock di Jimi, Kurt e Bruce (e se non avete capito chi sono, preparatevi per la dannazione) per poi fondare una comunità neo-nippie in Texas.
Finirà più o meno come 2000 anni prima, con processi farsa e condanne a morte e questa volta il simbolo della nuova religione sarà una siringa.
Se tutto può risultare gradevole da leggere sotto l’ombrellone, è palesemente ovvio che il libro manca completamente di una critica teologica che pure non sarebbe stata fuori luogo, anzi avrebbe dato al libro maggiore spessore.
Insomma a parte questo Dio benevolo che parla al telefono con Maometto per dirgli che cavolo stanno combinando i suoi seguaci, che va a cena con Satana per capire dove ha sbagliato, che ignora praticamente tutte le religioni orientali come se non riguardassero due miliardi di persone, qualche riflessione un poco più approfondita non ci starebbe male, altrimenti sembra un romanzo scritto da un adolescente e non da uno scrittore maturo.
Ad esempio, tanto per buttare là un paio di tematiche: se Dio dice “fate i bravi” cosa succede se il concetto di “fare il bravo” di uno è diverso da quello dell’altro? E tanto per gradire, quando ci metterà la nuova religione a combattere le eresie non sufficientemente rock con crociate e inquisizioni?
Concludendo una lettura gradevole sotto l’ombrellone, senza aspettarsi niente di filosoficamente solido.
J. Mnemonic