A wonderful saturday…

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Gay Pride Roma 2007Non ero mai stata ad un Gay Pride. Infatti, pur avendo da sempre sostenuto la causa degli omosessuali per ragioni sia di etica personale che di “logica democratica”, fino a sabato 16 giugno non avrei potuto affermare di sentirmi coinvolta, sotto il profilo emotivo, dalle loro istanze politiche sociali.

Ma trascorrere un pomeriggio in mezzo a loro è stata un’altra cosa… Non soltanto perché ciò che traspariva in modo eclatante era il semplice desiderio, puro e sacrosanto, di vivere i propri sentimenti secondo “madre natura”, che da che mondo è mondo è stata sempre versatile; e neppure perché è stata una gran bella festa, allegra, coinvolgente, piena di musica e colore; ma soprattutto in quanto ciò che si respirava nell’aria era un enorme bisogno di comunicare, di aprirsi agli altri, di fare festa insieme. Tutti insieme! Non era un party per pochi eletti, non era un’esibizione di santità, non era un qualcosa di statico che si avvita su se stesso dove le parole sono sempre le solite da anni ed anni, ormai incapaci di trasmettere qualunque genere di emozione.

Non credo che siamo nati per rimanere fermi e tanto meno per chiuderci nei ghetti.

In molti lo hanno capito perché al Gay Pride c’era un’infinità di gente, di ogni sorta e specie, di ogni età ed estrazione ed anche tante, tante famiglie. Famiglie regolarmente sposate e famiglie non sposate che vorrebbero diventare regolari, singoli partecipanti venuti da ogni parte d’Italia, gruppi di colleghi, studenti, turisti.

Perché il 12 maggio scorso in quella stessa piazza c’erano soltanto le gite della Parrocchietta…?

Perché i Cattolici non hanno invitato anche i gay al loro raduno e i gay invece hanno invitato anche i Cattolici…?

Non lasciamo che siano i più incivili a dettare legge… Che poi la legge dovrebbe essere “uguale per tutti”, mi sembra di ricordare…

Raffaela Trequattrini

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