[voto: 8.6/10]
[attenzione spoiler]
Chi ci segue sa che non abbiamo mai fatto mistero per la venerazione che abbiamo nei confronti di Blade Runner, sia nella versione originale, che in quella director’s cut e anche per il libro di P.K. Dick da cui è tratto, ovvero “Chissà se gli androidi sognano pecore elettriche” presentato in Italia prima come “Il cacciatori di androidi” e poi anch’esso come “Blade Runner” dopo il successo della pellicola.
Le voci che annunciavano il remake non potevano che far venire i brividi ripensando a quanto è successo con film come Total Recall o Ultimatum alla Terra trasformati da classici della fantascienza in videogame di basso livello.
Quando si è cominciato a parlare di sequel poi, nonostante fosse assicurata la collaborazione di Ridley Scott e Harrison Ford, si poteva solo pensare al peggio. Come può esserci un seguito di una cosa perfetta come Blade Runner? In particolar modo dopo la versione director’s cut sembrava a tutti impossibile.
Ora vuoi perché nel rivedere Harrison Ford anziano (scusaci per la parola Harry!) riprendere in mano i suoi ruoli giovanili (Indiana Jones, Han Solo e adesso Rick Dekard) ci lasciamo travolgere dalla nostalgia dei nostri miti giovanili e gli diamo sempre un mezzo punto in più, vuoi perché non è un caso se Villenueve prima di questo ha diretto Arrival che è uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi dieci anni, vuoi perché comunque Ryan Gosling come attore è indubbiamente bravo, insomma mettetela come volete ma Blade Runner 2049 è veramente bellissimo. Decisamente superiore a qualunque ottimistica previsione che si poteva fare su un sequel di quel capolavoro del 1982 che lasciò sbalordito ed entusiasta lo stesso P.K. Dick.
BR2049 non solo è rispettoso della storia originale, non solo ne recupera tempi, ambientazione, scenografie, atmosfera e classe ma va oltre.
Uno dei focus dell’originale era il rapporto (con tutto quel concerne questa parola) tra uomo e androide? Nel 2049 questo viene quasi superato e al centro dell’attenzione c’è una storia d’amore fra androide e una proiezione olografica di un’intelligenza artificiale.
La domanda cardine dell’originale era “cos’è la vita?” ed inevitabilmente a caduta “che cosa è vivo?”, “che cosa ha diritto di vivere?” “abbiamo il diritto di creare esseri così simili a noi per schiavizzarli se neanche li sappiamo più distinguere da noi stessi?”. In BR2049 la risposta a tutte queste domande è solo una: competizione per la vita e la sua prosecuzione, con tutto ciò che comporta.
E tutti gli elementi “dickiani” presenti nel primo in maniera inferiore al romanzo qui vengono giustamente ripresi e ampliati seguendo lo stile di uno degli autori più geniali della storia. Cos’è falso? Cos’è vero? È tuo il ricordo che hai nella mente? Sei paranoico? E soprattutto, sei abbastanza paranoico per salvarti?
Venendo invece alla cosiddetta “questione aperta” su cui ogni fan di Blade Runner sperava finalmente di avere una risposta, ovvero “Rick Deckard è umano o un androide anch’esso?”, la risposta è di quelle che non lasciano adito a (pochi) dubbi. Androide, forse. Troppo umano, probabilmente.
Blade Runner 2049, vale molto di più del prezzo del biglietto, uno dei pochissimi film di fantascienza recenti all’altezza della golden age.
J. Mnemonic