[attenzione: spoiler inside]
[voto: 4,5 /10]
Le buone premesse c’erano tutte.
Pop corn, thermos di caffè, gelati, bibite e a maratona Alien dall 20 alle 2 del mattino organizzata dal cinema, che propone Covenant dopo Prometheus e a seguire il primo indimenticabile Alien del 1979.
Schiacciato fra i due giganti (Prometheus nonostante alcune forzature nella trama resta uno dei film di fantascienza più belli degli ultimi venti anni) Covenant, proprio non ce la fa. Letteralmente sparisce.
Inconsistente, banale nel suo genere, già visto e assolutamente superfluo all’interno di una serie che prometteva meraviglie. E per di più assolutamente confusionario e contraddittorio.
Allora, riepilogo per i distratti, Prometheus uscito nel 2012, che nei progetti annunciati doveva essere il primo di una tetralogia immediatamente prima di Alien nella linea temporale, finiva con Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e l’androide David (Michael Fassbender), ancora funzionante nonostante fosse stato decapitato dall’ingegnere (così chiamava gli alieni con fiducia Elizabeth, fervente credente partita verso il pianeta indicato da mappe stellari rupestri disegnate 20mila anni prima di Cristo per aver risposte alla domanda fondamentale della vita… no, non “cosa facciamo sabato sera?” ma “perché ci avete creato?”), partivano verso il vero pianeta originario degli ingegneri visto che quello indicato si era rivelato solo una fabbrica di armi di distruzione di massa.
Questi ingegneri infatti manipolavano il codice del Dna come se fosse pongo; del resto erano così evoluti che un astronave intergalattica la guidavano con un flauto dolce. L’arma di distruzione di massa creata era quindi in realtà una sorta di virus mutageno Dna-ricombinante che originava, una volta diffuso, gli spietati xenomorfi. Proprio l’Alien che dalla missione Nostromo in poi (trenta anni dopo nella linea temporale di Alien) colpiranno diverse colonie umane nello spazio. In realtà gli ingegneri avevano deciso di inviarle sulla terra per distruggere il loro progetto “homo” per motivi sconosciuti.
Ad ogni modo questi ingegneri sapevano benissimo cosa sarebbe successo tant’è vero che nella camera contenente i vasi con il virus c’è raffigurata in un bassorilievo gigantesco la “regina madre” degli alieni che abbiamo imparato a riconoscere nel corso dei quattro film della serie classica di Alien.
Veniamo a Covenant: il film inizia con un flashback (del tutto irrilevante) in cui l’androide David viene istruito da un anziano ma non decrepito mister Weyland (Guy Pierce), sulle domande filosofiche con la D maiuscola. David si dimostra fin da subito superiore al suo creatore anche e soprattutto in intelletto dandogli risposte che non fanno troppo piacere a Weyland.
Veniamo catapultati quindi a bordo dell’astronave Covenant che, amministrata dall’androide Walther (una versione aggiornata di David e sempre interpretato da Fassbender) trasporta duemila coloni e duemila embrioni umani che avranno il compito di “terraformare” il pianeta Origae 6. Solito inconveniente spaziale, solita trasmissione radio misteriosa captata, e il capitano in pectore che deve sostituire quello in carica per cui il risveglio dalla criostasi non è andato a buon fine, vede il sentiero della fede di fronte a se e quindi “sterza” l’astronave su un pianeta adatto alla vita da dove arriva il segnale misterioso (per la cronaca il segnale era “Country Roads” di John Denver).
Giunti sul pianeta, ovviamente ostile, dopo poche ore la spedizione già è decimata da xenomorfi albini. Il virus mutageno degli ingegneri è ovunque, ma alcuni vengono salvati da (colpo di scena) David, l’androide del primo prequel.
Questo li porta nella sua “fortezza” circondata da migliaia di cadaveri di ingegneri che sono morti, spiega, a causa del loro atterraggio di fortuna che ha sparso il virus sul pianeta (e qui anche Paperino senza l’aiuto di Qui Quo e Qua capirebbe che c’è qualcosa che non torna, ma non l’equipaggio della Covenant che si affida a lui). Ovviamente dopo poco, ricominciano morti e sparizioni e la verità viene a galla. David è arrivato sul pianeta e volontariamente ha scelto di sterminare tutti gli ingegneri e poi si è messo a perfezionare (?) il virus, però gli serviva l’ingrediente “umano” per produrre lo xenomorfo perfetto.
Ora dopo un po’ di azione aliena la storia finisce con David che elimina il suo successore Walther, si finge lui e approda sulla Covenant ingannando i superstiti, mette questi in criostasi e poi pone fra la riserva embrioni dell’astronave, mentre questa riprende la sua rotta originale verso il pianeta Origeni 6, anche quelli di un paio di xenomorfi.
Al di là dei sublimi effetti speciali Covenant ripete quanto già detto da Prometheus sui conflitti di fede e scienza, delle domande con la D maiuscola senza aggiungerci una virgola, è solo una riproposizione ridondante.
Per di più sembrano del tutto fuori luogo alcune cose che sono davvero al limite dei “bloopers”.
Primo: gli “ingegneri” cosi perfetti, intelligenti e spietati vedano arrivare una loro nave proveniente da un pianeta in cui costruivano armi di distruzione di massa e stanno a guardare col il naso in su in attesa che il primo che passa li stermini per sempre. Abbastanza ridicolo.
Secondo: l’androide David perfeziona il virus mutageno degli ingegneri? Ma la regina aliena è già disegnata nel bassorilievo nel pianeta mostrato su Prometheus… incongruenza.
Terza cosa: se Ridley Scott ha intenzione di inserire fra i due un terzo prequel in cui ci spiega cosa sia successo fra Elizabeth Shaw che aveva tante domande da fare agli ingegnerie Davide che li stermina, beh…grazie ma anche no, caro Ridley, avresti dovuto farlo qui, era l’unica cosa che poteva salvare il film dandogli un senso.
Insomma, una delusione cocente. Amplificata dal fatto che la visione schiacciata fra due colossi come Prometheus e Alien ne amplifica la pochezza e le incongruenze. Peccato. Quasi rimpiangiamo gli Alien Vs. Predator.
J. Mnemonic