L’ultimo libro di Michela Murgia è stato oggetto di critiche da destra e sinistra. In realtà non proprio il libro ma “il fascistometro” che è solo l’ultima parte di esso ed è stato messo on line sul sito dell’Espresso.
I suoi risultati hanno sconvolto sinceri democratici, indignato i non democratici nero o rossobruni che siano e non sono mancate invettive dalla sinistra radicale (o pseudo tale) che ha catalogato tutto come un esercizio radical-chic totalmente inutile.
Aver riunificato tutto l’arco (in)costituzionale è già un primo risultato di ragguardevole successo per Michela Murgia. Ma cominciamo dal principio.
Per chi come noi ha fatto la fatica, sempre più rara al giorno d’oggi, di leggere il libro prima di parlarne (“Istruzioni per diventare fascisti” di Michela Murgia, Einaudi, 112 pag., € 12,00) risulta evidente che il fascistometro (ovvero quelle 65 affermazioni, che l’autrice ritiene fasciste o per meglio dire ur-fasciste, e delle quali più ne condividete e più si alza il vostro grado di fascismo) è solo la parte finale di un’operazione intelligente e, per quel che ne sappiamo, inedita.
Michela Murgia infatti sceglie non di fare un’analisi sociologica sulle forze fasciste di oggi ma di far parlare loro. O meglio la Murgia fa parlare il suo “fascista interiore” se possiamo chiamarlo così. La cosa risulta sorprendente e a tratti sconvolgente perché il fascista interiore della Murgia non ha lo schermo di sicurezza di apparenza democratica che i vari esponenti delle forze fasciste e neo fasciste italiane debbono usare quando parlano con un interlocutore.
No, il fascista interiore della Murgia parla ad altri fascisti e spiega loro come fare per prendere il potere e sovvertire l’ordine democratico.
Il fatto che il libro non sia ironico (oltre ad essere ribadito dalla Murgia all’ultima pagina) è chiaro ed evidente a chiunque non sia stato ottenebrato dal buonismo veltroniano degli ultimi quindici anni con il suo imbarazzante ecumenismo e la pretesa assurda di voler piacere a tutti con tutti (una di quelle grandi piaghe della politica italiana che ha reso possibile la situazione attuale).
La lama della Murgia affonda sempre pietà sezionando il populismo Berlusconiano, Renzista o Grillino senza pietà e raccontandolo per quel che è. Populismo per l’appunto.
E se è pur vero che non tutti i populismi diventano fascismi è altrettanto vero che ogni fascismo nasce dal populismo, ricorda l’autrice, anzi lo ricorda il suo fascista interiore spiegando che è la fase iniziale necessaria.
I passaggi sulla politica verso le donne, gli omosessuali gli immigrati e in particolare sulla distribuzione in piazza delle buste della spesa sono semplicemente da applausi, e bisogna semplicemente ringraziare l’autrice per l’operazione coraggiosa e che già le è costata tanti attacchi ridicoli. Ricordiamo qui ad esempio ed imperitura memoria quello di Gramellini che si è indignato per essere risultato proto-fascista quando lui assolutamente mai e poi mai ha il germe del fascismo nella sua mente, poi pochi giorni dopo con un atteggiamento paternalista disgustoso ha detto che la volontaria italiana rapita in Kenia avrebbe fatto bene a starsene a casa! Quale miglior prova quindi che il fascistometro della Murgia funziona?
Ora si capisce che un libro del genere possa dar fastidio ai fascisti sotto le varie maschere con cui si nascondono perché svela con precisione chirurgica i loro mezzucci per intrufolarsi nella democrazia. Si capisce anche che dia fastidio ai populisti che vorrebbero far passare la “sana indignazione popolare” come mandato divino (vox populi vox dei, non dimentichiamolo). Taciamo, per pietà dei nostri attributi maschili, sui rossobruni alla Fusaro di cui non ci meraviglia più niente.
Ma la domanda è, perché questo libro da tanto fastidio anche ai democratici sinceri e a parte della sinistra? Spiegatecelo per favore, che altrimenti ci vengono brutti pensieri.
Alessandro Chiometti