Il titolo del romanzo, Il mastino di Darwin, esprime la riconoscenza dell’autore verso Thomas Henry Huxley, il maggior difensore di Darwin, colui che lo difese contro tutte le chiese , soprattutto contro il vescovo di Oxford.
Il romanzo presenta un primo aspetto di romanzo giallo-poliziesco con protagonista Yuri Doubbos, uno studioso, traduttore di libri, ricco, attraente, un po’ misterioso e con antagonista Abramo Cantainferno , ispettore di polizia, amante del cinema, in giro per l’Italia a caccia di un serial killer di prostitute. Il secondo aspetto è quello del genere vampiresco, con Yuri che si rivela vampiro, con le caratteristiche tipiche, nascita nei paesi balcanici, denti affilati, amore del sangue e della notte. Tutte le caratteristiche dei due generi letterari si mescolano, provocando divertimento nel lettore, soprattutto quello più giovane. Il lettore avverte la ricchezza del mondo dell’autore, il suo vivere nella contemporaneità: il cinema, soprattutto quello considerato di serie B, con Cristopher Lee, il Dracula per eccellenza, il mondo anticlericale umbro, intelligente e scettico, i circoli atei, la città di Perugia, la cultura dell’ambiente. Ma il vero protagonista del romanzo è l’evoluzionismo e in Yuri si condensano gli elementi base dell’evoluzionismo: la sopravvivenza della specie che, come insegna Darwin , è un meccanismo crudele di adattamento e selezione naturale. Non sopravvive il più forte, e neanche il più adatto , sopravvive chi ha il migliore successo riproduttivo e non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti. Yuri non è un buono, ha dei lati crudeli, è però una figura di uomo coerente e integra, è un diverso che è amato e chiude felicemente e darwinamente la sua storia. Fa capire al lettore che l’evoluzionismo non è un atto di fede, come dicono gli irriducibili del creazionismo, ma semplicemente una questione di studio e di conoscenza delle innumerevoli prove a suo sostegno. Non è infatti necessario essere atei per essere convinti evoluzionisti: lo dimostrano i recenti direttori della Pontificia Accademia delle Scienze e lo dimostra Vito Mancuso, teologo che sarebbe finito al rogo nel Medioevo, ma che oggi afferma l’ovvietà che tutti conoscono, almeno dopo Auschwitz e Hiroshima. Dio forse ha creato il mondo ma non lo governa: lo governano le leggi di Darwin. L’originalità del romanzo consiste nell’essere riuscito a dare concretezza e realtà a un concetto, l’evoluzionismo.
Ancora altri aspetti possono affascinare i lettori più smaliziati: un dotto studio dell’onomastica per cui varrebbe la pena di dedicare un po’ di tempo alla ricerca dell’origine e del perché dei vari nomi e cognomi, un’analisi minuziosa delle dinamiche interne ai piccoli gruppi di confine caratterizzati ideologicamente come i circoli degli atei, e altro ancora, come l’aspetto erotico-sessuale, che appena traluce e rimane nel profondo dello scritto.
Lina Sturmann