La recente collana “Quinto tipo” delle edizioni Alegre diretta da Wu Ming 1 ha visto la luce editoriale lo scorso anno e al suo attivo ci sono già diverse pubblicazioni.
Come dichiarato dalla sua stessa presentazione la collana ha l’obiettivo di far conoscere ai lettori narrativa “particolare” quasi come degli incontri alieni per l’appunto.
Il primo libro di questa collana che abbiamo letto è “PCSP (piccola controstoria popolare)” di Alberto Prunetti (Ed. Alegre, 127 pag. , 13 euro) e dobbiamo dire che l’obiettivo, almeno in questo caso, è stato perfettamente centrato.
La storia, anzi le tante storie, degli anarchici e dei sovversivi “rossi” della Maremma dall’inizio del secolo scorso fino alla bonificazione fascista e post-fascista è senz’altro ricca di spunti e di curiosità e di episodi che sfiorano la leggenda popolare. Emblematico in tal senso l’episodio dell’oste sul monte Amiata che ha fermato gli ardori delle camicie nere semplicemente offrendogli del vino… con il particolare che il vino era offerto da una damigiana di 50 litri che lui teneva da solo ferma e immobile senza versare una goccia del prezioso nettare.
La storia ovviamente la scrivono i vincitori, ovvio. Eppure c’è da chiedersi quale storia abbiamo mai scritto se ancora adesso è diffusa l’idea che il fascismo non sia stata una dittatura vera ma forse solo un regime autorevole. Ancora oggi è diffusa l’idea che il fascismo abbia avuto l’unico torto delle leggi razziali e di una scellerata alleanza con Hitler. Come se non ci fossero stati sindacati chiusi, partiti aboliti, intere zone bonificate dai sovversivi (come appunto la maremma), e migliaia di esuli costretti ad emigrare per non prendere la tessera di partito.
In questo senso il lavoro di Prunetti rientra perfettamente nell’idea dei Wu Ming della raccolta permanente di storie della resistenza (e non solo, basta pensare all’ultimo loro lavoro “l’invisibile ovunque”) onde al fine cercare di arrivare ad avere una coscienza (che può derivare solo dalla conoscenza) della nostra storia.
Il libro di Prunetti si legge agilmente ed è scritto con il classico stile del cantastorie che non lascia spazio a fronzoli inutili ma che si rammenta di citare i particolari, perché poi sappiamo bene che sono quelli che rendono credibile la storia.
J. Mnemonic